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Amélie Nothomb, “Per avere successo ci vuole un po’ di follia”

La scrittrice belga Amélie Nothomb ha presentato il suo ultimo libro, "Il delitto del conte Neville"

MILANO – Ieri alla Feltrinelli di Piazza Duomo la scrittrice belga Amélie Nothomb ha presentato il suo ultimo libro “Il delitto del conte Neville“. Una storia d’adolescenza e nobiltà. Diversi sono gli spunti autobiografici nel libro in cui emergono l’ironia e la “follia” dell’autrice.

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LA TRAMA DEL LIBRO – Il conte Neville, aristocratico belga decaduto, è costretto a vendere il suo magnifico castello nelle Ardenne. Prima di uscire di scena, per celebrare l’onore della famiglia, decide di organizzare una lussuosissima festa di addio. Ma nei giorni che precedono l’evento Sérieuse, la sua figlia più giovane, fugge di casa e si nasconde nella foresta. A trovarla è una misteriosa chiaroveggente e sarà costei, dopo aver avvertito il conte del ritrovamento della ragazza, a fargli una spaventosa profezia: “Durante il ricevimento, lei ucciderà un invitato.” Il conte Neville, ossessionato da queste parole, dovrà trovare un modo per sfuggire al suo tragico destino. Riprendendo Oscar Wilde e la tragedia greca Amélie Nothomb gioca con la letteratura e con l’intelligenza dei lettori, fornendo come al solito una sua personale versione dei miti.

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IL RACCONTO DELLA NOBILTA’ BELGA – “Mi sono i spirata ad Oscar Wilde”. Questo l’esordio della scrittrice belga alla presentazione del libro “Il delitto del Conte Neville”. “Sono stata in difficoltà quando si è trattato di uccidere uno degli invitati a uno dei tanti ricevimenti tipici organizzati dalla nobiltà”. La Nothomb ha subito rallegrato il folto pubblico presente all’incontro con una serie di battute sulla nobiltà belga, di cui lei stessa è entrata a far parte. Non si dice entusiasta di essere stata nominata Baronessa dalla regina belga, ma dice “essere nobile comporta più doveri” rispetto a prima. Non risparmia poi, tra le risate generali, una rappresentazione ironica dei suoi compatrioti definiti “goffi e patetici”. Il libro, infatti, mostra il lato “ridicolo” della nobiltà belga.

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SULL’ADOLESCENZA – Lo spirito dell’autrice emerge anche quando si parla di uno dei temi del libro e del giorno d’oggi in generale, l’adolescenza. “Avrei voluto avere 2 anni e mezzo per sempre. Non esistevano problemi, stavo benissimo.” Poi dopo essersi rivolta ai presenti chiedendo esplicitamente come avessero fatto a sopravvivere alla loro adolescenza, ha parlato dei suoi sogni. “Quando ero piccola volevo essere Dio, ma ovviamente ho fallito”.

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IL PROCESSO DELLA SCRITTURA – Uno dei momenti più significativi dell’incontro è stato quello in cui l’autrice ha parlato del processo della scrittura e dei suoi lettori. “Quando scrivo non penso ai lettori, ma alla musicalità della scrittura”. Ma quando scrive? L’autrice dice anche questo, “mi alzo alle 4 di mattina e scrivo per 4 ore, il tutto nel mio comodo pigiama arancione. Poi o vado in casa editrice o mi bevo un bicchiere di champagne.” L’autrice, infine, si esprime sul concetto di successo. “Non è facile da raggiungere e bisogna essere anche un po’ folli”.

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L’AFFETTO DEI PRESENTI – “Non scrivo con il desiderio di sedurre, ma con quello di offrire un servizio al lettore”. Ma i lettori Amélie li seduce eccome. Tramite le storie che scrive, il modo in cui le scrive, ma soprattutto per la vicinanza che dimostra a chi la legge. La scrittrice belga ha ammesso di passare diverse ore al giorno a rispondere a tutte le lettere che gli arrivano dai fan. Impossibile non crederle, alla fine dell’incontro si è fermata per oltre un’ora a parlare, firmare e fare fotografie con i fan.

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