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Alberto Angela, “L’uomo passa, l’arte rimane”

Scopriamo il valore della basilica di San Pietro oltre il suo aspetto religioso attraverso le parole del giornalista e scrittore

TORINO – “Ci sono cose che non devono rimanere chiuse, occorre raccontarle”. Inizia così l’incontro con Alberto Angela al Salone del Libro di Torino. Il celebre giornalista e scrittore italiano ha parlato del suo ultimo libro “San Pietro. Segreti e meraviglie in un racconto lungo duemila anni“. L’incontro è stato l’occasione per spiegare al pubblico perché parlare della celebre basilica significa raccontare la storia dell’Occidente e dell’arte.

 

OLTRE LA RELIGIONE – Alberto Angela definisce la basilica di San Pietro come “un grande museo, visitato da 20mila persone al giorno, 6 milioni all’anno”. Un luogo politico, dove si sono avvicendati i diversi Papi, ma anche un luogo ricco di cultura ed arte. “La basilica percorre diverse fasi: nasce come circo, si trasforma in area sacra, diventa una basilica medievale, per poi essere come la vediamo oggi. Punto di riferimento in queste diverse fasi è stato sempre l’obelisco.” La prima fase riguarda l’epoca di Nerone. “Si tratta di un parco appartenente alla madre dove viene costruito un autodromo. Il Capo comunità cristiana Pietro viene crocifisso a testa in giù dentro quel circo. Li è stato sepolto a poche decine d metri”.

 

LE ORIGINI – La basilica si sviluppa in 3 livelli: la prima, la necropoli dei “liberti”, gli ex schiavi, area caratterizzata da sepolcri e sarcofagi che raccontano le storie e le tradizioni delle antiche famiglie romane. Il secondo livello è quello delle grotte vaticane, dove vengono seppelliti i vari Papi. Il terzo, è il livello superficiale, dove camminano oggi i fedeli. “Tutto questo museo nascosto – afferma Angela – è venuto fuori nel 1939 perché all’epoca il Papa Pio XI si volle far seppellire il più vicino possibile a Pietro. Durante i lavori emersero quelli che con tutta probabilità sono le ossa di San Pietro, avvolte in un tessuto di porpora e d’oro appartenenti all’epoca di Costantino. L’imperatore fece costruire la basilica per i cristiani, diventati sempre più numerosi: pianta a croce latina e facciata molto anonima per non disturbare i non cristiani. Al centro una scultura a forma di pigna. Gregorio Magro creò altare sopra la tomba di Pietro”.

 

LA BASILICA OGGI – La basilica voluta da Costantino resta in piedi così per 1300 anni, a cui fa seguito un lungo periodo in cui i diversi papi commissionano agli artisti dell’epoca i lavori per la nuova basilica. Ecco le varie fasi storiche riassunte da Alberto Angela. “Nicolò V chiamò l’architetto Rossellino, poi Giulio II si rivolse al Bramante per il progetto del nuovo San Pietro. Quindi è la volta di Raffaello che ne progetta la struttura, al quale subentra Antonio da Sangallo che costruisse modello di legno. Michelangelo a 71 anni, età molto avanzata per l’epoca, presentò il suo modello a croce greca che sfruttava i pilastri lasciati dal Bramante. A lui va il merito di aver creato la cupola che, ispirata a quella fiorentina, comprende due cupole una dentro l’arta. La purezza dell’architettura si sposava con la purezza della fede dei credenti. A Giacomo Dalla Porta va il merito di finire l’opera in due anni, mentre al Bernini, l’uomo delle missioni impossibili, la costruzione di ciò che si trova dentro la basilica, sempre cercando di conciliare le esigenze strutturali con quelle simboliche: ha ideato due altari, uno il baldacchino in fondo rialzati e quindi ben visibile all’ingresso, l’altro al centro in corrispondenza di dove sono conservate le spoglie di San Pietro; ha unito le vari parti con il colore, scegliendo per il pavimento lo stesso colore del soffitto”. Ecco perché la Basilica di San Pietro va oltre il suo significato religioso, rappresentando un luogo che custodisce un patrimonio artistico eterno e la storia di tutti gli uomini passati per la sua realizzazione.

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