Lo scrittore Ala al-Aswani a Pordenonelegge, “L’Egitto merita la democrazia”

19 Settembre 2025

Lo scrittore egiziano esiliato negli Stati Uniti Ala al-Aswani presenta il suo nuovo romanzo "Ad Alessandria gli alberi camminano". ambientato nei primi anni Sessanta dopo il colpo di Stato dei militari che pose fine alla monarchia del re Faruk

Lo scrittore Ala al-Aswani a Pordenonelegge, L'Egitto merita la democrazia

In anteprima a Pordenonelegge, Ala al-Aswani presenta il suo nuovo romanzo “Ad Alessandria gli alberi camminano” (edizione Feltrinelli) ambientato nei primi anni Sessanta dopo il colpo di Stato dei militari che pose fine alla monarchia del re Faruk. Il titolo si riferisce ad un’antica storia araba preislamica che raccontava di un’anziana donna yemenita con il dono della preveggenza, in particolare prevedeva l’arrivo dei nemici e questo consentiva alla sua tribù un notevole vantaggio.

Un giorno però cominciò a dire che vedeva gli alberi camminare e nessuno le dava retta, in realtà si riferiva ai soldati nemici che di lì a poco assaltarono il suo villaggio, mimetizzandosi nel bosco: nel romanzo uno dei personaggi si serve di questa storia per anticipare, non creduto, l’arrivo del socialismo panarabo di Nasser, una vera e propria dittatura nella visione di Al-Aswani.

Ad Alessandria gli alberi camminano: la nostalgia di una società perduta

Come nel romanzo con il quale è diventato famoso “Palazzo Yacoubian”, anche qui lo scrittore egiziano riprende il modello della descrizione di esistenze individuali per tratteggiare un racconto corale. Un gruppo di amici si incontra ogni sera nel bar di un famoso ristorante, l’Artinos. Sono la proprietaria, un pittore, un avvocato, la figlia di un pascià destituito, una libraia, un barman e un industriale del cioccolato.

Hanno origini diverse – sono egiziani, italiani d’Egitto, greci e francesi – ma sono soprattutto alessandrini, figli di una città in cui hanno regnato “la tolleranza, l’affetto e l’umanità” e che va cambiando, giorno dopo giorno, man mano che il presidente Nasser abbandona la primitiva vocazione socialista per instaurare un regime dittatoriale con l’intento di minare gli equilibri sociali e ridurre progressivamente le libertà individuali, fine comune a tutti i regimi dittatoriali.

Al-Aswani, con lo sguardo affettuoso ma anche ironico e divertito da sempre caratteristico della sua scrittura, segue le vicende personali dei suoi personaggi: la profonda amicizia che li lega, gli amori, le ossessioni, le virtù e i vizi, le intemperanze, le gioie e i dolori. E focalizzandosi sulle loro esistenze, ci mostra la storia umana che sempre esiste sotto la storia politica, in Egitto come ovunque , con la nostalgia di una società perduta, laica unica ed affascinante.

“Lo sfondo è la città di Alessandria dove al tempo convivevano armeni, italiani, greci e molti altri e – spiega lo scrittore- tutti si sentivano parte di una stessa comunità, quella egiziana, in cui tutti si riconoscevano. Era un modello di tolleranza realmente esistito in cui tutti erano accolti ed abbracciati. ”

Ala al-Aswani: “L’Egitto merita la democrazia”

“Ora la città levantina è molto cambiata e quell’atmosfera non c’è più, ma – dice l’autore – esiste un germe di qualcosa che io ancora percepisco in grado di unire tutti.” Vent’anni dopo “Palazzo Yacoubian”, lo scrittore egiziano si dimostra ancora ottimista: “il romanziere – spiega – crea vita attraverso i personaggi con i quali il lettore sente e vive le vicende, poi arriva il momento dell’analisi.” In questo romanzo spiazzante e cruda perché il ruolo della letteratura è di parlare in maniera indiretta e di provocare una visione positiva: “Il mio non è un ottimismo romantico – chiarisce – ma oggettivo perché sento che i giovani percepiscono un clima politico increscioso e lo vogliono cambiare.”

Questo accade negli Stati Uniti, il paese dove lo scrittore vive da molti anni in esilio dall’Egitto della dittatura di Al Sisi . “Il mio paese – dice – merita la democrazia. Molto è stato fatto durante la Primavera Araba e poi siamo caduti nelle mani della controrivoluzione, ma i rivoluzionari sono ancora attivi e il sogno è ancora lì.”

Siamo in Friuli Venezia Giulia, la terra di Giulio Regeni: “Ho incontrato Giulio – dice lo scrittore – e mi sento a disagio per la sua vicenda che è una gravissima violazione dei diritti umani. Nessuna ONG é riuscita a registrare le torture alle migliaia dei prigionieri politici, ma i governi occidentali sono ambigui e restii, quando si tratta di interessi commerciali ed economici a riconoscere il lato oscuro del regime di Al Sisi.”

Ed infine lo scrittore egiziano guarda all’immediato presente e ai rapporti tra Egitto ed Israele. “ Tra al Sisi e Netanhayu – conclude -le relazioni sono ottime: lo dimostra il contratto di importazione di gas da Israele da poco firmato e valido fino al 2040 e il fatto che chi sventola bandiere palestinesi in Egitto finisce in prigione. Ma il futuro è dalla nostra parte e vinceremo.”

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