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8 libri da leggere per le vacanze secondo Roberto Saviano

Come ogni anno, torna l'appuntamento con i fantomatici libri da leggere per le vacanze estive. Ecco, i consigli dello scrittore Roberto Saviano

Come ogni anno, torna l’appuntamento con i fantomatici libri da leggere per le vacanze estive. Così lo scrittore Roberto Saviano rivolge agli studenti alcuni consigli di lettura, ricordando il momento in cui, da giovanissimo studente, arrivava la fatidica lista di letture estive. 

“Oddio i libri da leggere per le vacanze no! E invece io non aspettavo altro. Mi sembrava – scrive Saviano in un post su Facebook – il momento in cui la scuola diventava alleata, non mi azzannava con i soliti compiti e mi donava giornate nuove. Volevo chiudere il cerchio delle lezioni da quarantena – continua Saviano – con la mia lista di libri che vi consiglio di leggere quest’estate. Sia per le scuole medie che per le superiori”. 

Nascita e morte della massaia di Paola Masino

La  protagonista è una bambina che vive dentro un baule, in polemica contro le norme sociali della borghesia dell’epoca, e in particolare contro la madre che gliele vuole imporre. Dopo molte preghiere, cede al volere dei genitori ed esce dal baule, accettando di comportarsi da ragazza “normale”. Con un gran ballo che ne celebra l’ingresso in società inizia la sua nuova vita, mirata al matrimonio e agli obblighi domestici che esso impone: “La casa è la famiglia: un’istituzione sacra che va rispettata e difesa: più si accresce, più si accresce il bene del Paese. È dovere della sposa farla prosperare”. Attraverso le vicende della massaia, attraverso quella che nella sua introduzione la scrittrice e studiosa Nadia Fusini definisce “una ribellione radicale”.

Le città perdute di Tiziana Triana

Italia, campagna laziale, Diciassettesimo secolo. La giovane Adelaide, sedici anni, corre e tiene per mano suo fratello Valente, che è ancora un bambino. Deve fuggire da Torre Rossa e dalla casa in cui è cresciuta, perché l’accusa che le pende sulla testa porta dritta al rogo: stregoneria. Nel folto del bosco si nasconde un gruppo di donne che si sussurra pratichino la magia nera. Nessuno sa chi siano né da dove vengano; reclutano e proteggono ragazze come Ade, che la comunità ha messo al bando. E qui, in un mondo di sole donne, che Ade e il suo fratellino trovano rifugio: saranno iniziati alle arti del gruppo e ai loro segreti rituali. A questa comunità femminile in odore di stregoneria danno una caccia spietata i Benandanti, una congrega di uomini forti con un solo nemico, le streghe, e un potente sostenitore, la Chiesa cattolica.

Memorie d’una ragazza perbene di Simone de Beauvoir

Il primo “tempo” dell’autobiografia di una donna che voleva prima di tutto essere libera. Le tappe obbligate di un’educazione sentimentale, l’inevitabile scontro con la famiglia e l’ambiente sociale dell’alta borghesia francese conservatrice e bigotta, i meschini pregiudizi d’un mondo in declino insieme con i primi dubbi, i contrasti sentimentali, le tensioni, accompagnano il lungo viaggio verso la conquista di sé, fino agli anni dell’università e l’incontro con alcune tra le più note figure della cultura francese, da Simone Weil a Raymond Aron, da Merleau-Ponty a Roger Vailland e Jean-Paul Sartre.

La ragazza di Bube di Carlo Cassola

Mara è una giovane di Monteguidi, piccolo paese della Val d’Elsa, che all’indomani della Liberazione conosce il partigiano Bube, eroe della Resistenza, e se ne innamora. Questi, tornato alla vita civile imbottito di precetti di violenza e vendetta, ha commesso un delitto e, dopo un periodo alla macchia, viene catturato e condannato a quattordici anni di carcere. Mara, maturata proprio grazie alla forza del sentimento per Bube e divenuta ormai donna, decide di aspettare l’amato con animo fedele e ostinato. Con questo romanzo, Cassola si aggiudica il premio Strega e raggiunge il successo anche internazionale.

Bâtard di Jack London

“Poiché Leclère odiava Bâtard di un odio esageratamente duro, lo acquistò e gli affibbiò il suo nome infame. E per cinque anni la coppia si avventurò attraverso le Terre del Nord. Fu così che si fecero la reputazione di cattivi irriducibili come mai prima si era detto di uomo e di cane. Tratto da “Il richiamo della foresta”, ecco un altro dei libri da leggere per le vacanze.

Il resto di niente di Enzo Striano

Portoghese di origine ma napoletana d’adozione, Eleonora de Fonseca Pimentel fu poetessa, scrittrice e una delle prime donne giornaliste in Europa. Amica di intellettuali e rivoluzionari, da Vincenzo Cuoco a Guglielmo Pepe, ebbe un ruolo di primo piano negli sfortunati moti partenopei del 1799. “Il resto di niente” indaga con straordinaria forza evocativa e con rigore da storico la sua parabola di donna e di rivoluzionaria. A far da sfondo all’incredibile avventura intellettuale di Eleonora c’è un’intera città, la Napoli di fine Settecento.

Settantacinque poesie di Constantino Kavafis

Nato in esilio da una grecità decadente, cresciuto nel cuore dell’Europa, Costantino Kavafis, come l’argentino Borges e il portoghese Pessoa, è un poeta di periferia. Meglio: un poeta di periferie. Non religiose, sociali o culturali, ma umane e individuali. Quest’antologia raccoglie le più belle poesie di Kavafis in itinerari tematici, facendone i capitoli di un romanzo esistenziale.

Non rivedrò più il mondo di Ahmet Altan

Ahmet Altan è stato travolto dall’ondata di arresti che ha seguito, nel 2016, il fallito colpo di stato del 15 luglio contro Erdogan. Da allora è recluso in un carcere nei pressi di Istanbul. L’accusa a suo carico è di aver favoreggiato il golpe tramite «messaggi subliminali». Nel febbraio 2018 il suo processo-farsa si è concluso con un’atroce sentenza: ergastolo senza condizionale. “Non rivedrò più il mondo” è il messaggio che Altan lancia dalla sua cella: è un testo breve, che contiene molti universi. È uno scioccante diario di prigionia, dall’irruzione della polizia in casa di Ahmet e del fratello Mehmet fino alla notizia della condanna a vita in regime duro. È una galleria di personaggi e incontri miserabili in cui l’ingiustizia prende corpo e volto. È un inno all’immaginazione e al suo potere di evadere dalle quattro mura. È un elogio della scrittura come forma irrinunciabile di dignità dell’individuo. 

 

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