Sei qui: Home » Libri » 5 libri da leggere per scoprire la poesia contemporanea

5 libri da leggere per scoprire la poesia contemporanea

Cinque libri per scoprire i poeti contemporanei... perché viviamo in un mondo che di poesia ha tanto bisogno.

Quando ci dedichiamo alla scelta di nuovi libri da leggere non diamo quasi mai una chance alle raccolte poetiche. Siamo abituati a pensare la poesia un genere poco accessibile, che non si presta a una lettura sistematica e che poco ha da spartire con i romanzi, con i saggi o con i racconti.

E invece, se solo dessimo una possibilità alle raccolte poetiche, ci accorgeremmo di quanto questi libri siano speciali, e di quanto, in realtà, spesso parlino più di alcuni romanzi, o di alcuni saggi.

5 libri utili per scoprire la poesia contemporanea

Con questo articolo scopriamo 5 libri scritti da poeti contemporanei che davvero hanno tanto da dire e tanto da insegnare a chi vive oggi, in un mondo in cui troppo di frequente mancano la poesia, l’amore, la sincerità e la capacità di lasciarsi e “lasciare andare”.

Dove non siamo stati” di Giovanna Cristina Vivinetto

Questo è uno di quei libri che ti restano dentro. L’energia di “Dove non siamo stati” si irrora nelle vene di chi ha la fortuna di leggerlo. Arriva al cuore pulsando forte, rivelando tutto ciò che non siamo capaci di ammettere da soli.

Giovanna Cristina Vivinetto dedica gran parte dei suoi emozionanti versi alla tematica del cambiamento. In “Dove non siamo stati”, lo fa raccontando ciò che lo precede: la perdita, l’abbandono, la mancanza, in senso concreto e astratto.

Dove non siamo stati, sembra dirci l’autrice in questo nuovo libro di poesie, in realtà c’eravamo già: eravamo nei corpi e nelle storie degli altri.

La transizione, che nei versi di “Dolore minimo” è sessuale, diventa qui un dato esistenziale irrinunciabile per poter andare avanti. Una poesia di fantasmi e di addii, di case abbandonate, di realtà custodite solo nel ricordo di chi resta, nei giochi lasciati dai bambini nei cortili dell’infanzia.

Un senso di conclusione pervade i suoi versi serrati, quello definitivo che sempre precede il cambiamento. Una fine che va indagata nei momenti più dolenti, prima di lasciare il passo alla realtà nuova che bussa alle porte. Un portato poetico universale e autentico, in cui l’esperienza personale si trasfigura per accogliere il vissuto di ciascuno, interrogando un vuoto in cui, a ben vedere, siamo sempre stati.

Il silenzio è cosa viva” di Chandra Livia Candiani

L’arte della poesia ha tanto in comune con la pratica della meditazione. Lo racconta Chandra Livia Candiani, nota, oltre che per i suoi versi, per aver tradotto diversi libri buddhisti. In questa raccolta, ci insegna a chiudere gli occhi, respirare e scoprire il suono che proviene dalle nostre viscere, spesso coperto dal trambusto quotidiano di cui ci serviamo per difenderci.

Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare.

Meditare è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi.

Anzi: è non separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da quel che riteniamo ordinario. E i gesti quotidiani di cucinare, lavare i piatti, telefonare, pulire, leggere possono diventare forme di preghiera.

È insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò che siamo in quel momento, consapevolmente.

Spesso si pensa che la soluzione al dolore e all’ansia sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore (e nell’ansia la soluzione dell’ansia).

Sentendolo, abitandolo, assaporandolo, non è più un estraneo, ma a poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un pezzo di noi.

Resteranno i canti” di Franco Arminio

Se finora ti abbiamo raccontato libri in cui le poesie riflettono più il mondo interiore, con Franco Arminio ci spostiamo verso l’esterno.

L’ideatore del concetto di paesologia compone versi semplici, non facili, in cui racconta i luoghi e i loro cambiamenti, ma anche gli esseri umani e le loro contraddizioni. I libri di Arminio, insomma, ci restituiscono appieno il ruolo sociale della poesia.

Per Franco Arminio l’organo della vista sono le parole, molto prima degli occhi. Le parole sanno posarsi su dettagli che fino a un minuto prima erano invisibili, illuminandoli. Nascono nel silenzio, ma ridanno voce ai paesi spopolati. Sanno di essere fragili, ma non temono il “lupo nascosto dietro lo sterno”.

In una perenne oscillazione tra uno scrivere che cerca la vertigine e uno scrivere che dà gloria all’ordinario, Arminio si muove senza tregua tra i due poli della sua poesia: l’amore e la Terra, il corpo e l’Italia, la morte e lo stupore. Si tratta di festeggiare quello che c’è e di cercare quello che non c’è.

Fedeli ai paesaggi, seguendo la strada di una poesia semplice, diretta, non levigata, questi versi sono una serena obiezione al disincanto e alla noia. La politica, l’economia, le cosiddette scienze umane, sono gomme lisce nella neve.

Senza polvere, senza peso” di Mariangela Gualtieri

Fra i libri di poesie che ti raccontiamo non poteva mancare una raccolta poetica di Mariangela Gualtieri, la meravigliosa autrice che attraverso i suoi componimenti racconta la complessa e multiforme tela dell’animo umano e il suo legame con la terra che abita. La raccolta che ti proponiamo è stata pubblicata nel 2006, ed è una delle più intime scritte dalla poetessa.

“Senza polvere senza peso” nasce lontano dalla scena: è infatti meno declamato, più calmo, interiore. Sono confermate le qualità del suo canto, che attraverso una scrittura di viva tensione, come pronunciata in trance e che sembra affiorare da livelli preconsci, compone versi di suggestione lirico-visionaria, in cui le inquietudini dolenti della prima raccolta aspirano a distendersi in immagini di gioia.

Haiku per una stagione” di Andrea Zanzotto

Fra i poeti contemporanei più interessanti in Italia figura indubbiamente Andrea Zanzotto, voce autentica, acuta, inqueta, sensibile e appassionata. I suoi libri racchiudono poesie in cui sono protagonisti il paesaggio esteriore e quello interiore. “Haiku per una stagione” è uno dei suoi esperimenti più interessanti, legato alla sperimentazione linguistica e formale al tempo stesso.

Negli anni Ottanta la necessità di Zanzotto di aprirsi al molteplice del reale lo portò alla composizione di una serie di frammenti lirici in inglese, una lingua per lui tutt’altro che abituale.

Ma quei versi non furono abbandonati alla spontaneità della loro crescita, bensì composti secondo le forme di un genere quanto mai affascinante e insieme, per noi, in parte misterioso, e cioè l’haiku giapponese.

Successivamente Zanzotto decise di autotradursi in italiano, realizzando testi, come testimonia Marzio Breda, «inaspettatamente “cantabili”, rispetto a quella che fino ad allora era la sua cifra letteraria», e trovando nella forma-haiku incanto fonico e limpidezza di pensiero racchiusi in movimenti di nitida essenzialità e di sintesi lirica dall’efficacia memorabile.

Il messaggio che Zanzotto ci trasmette con questa raccolta, pubblicata nel 2012 negli Stati Uniti, ci appare oggi di una sorprendente attualità, per il coraggio e l’estro, per la capacità di andare al cuore delle cose con lo strumento vivo di una parola che si fa immagine e pensiero nella fulminea concisione della più alta poesia.

 
© Riproduzione Riservata