5 libri gialli da leggere assolutamente a novembre 2025

6 Novembre 2025

I libri gialli più attesi: scopri i thriller e i noir in prossima uscita; misteri imperdibili della nuova stagione letteraria.

5 libri gialli da leggere assolutamente a novembre 2025

Dalle nebbie del Giappone del dopoguerra ai salotti ipocriti di un Natale inglese, fino alle strade infuocate della Roma degli anni Settanta: il mistero non conosce confini, e la prossima ondata di libri lo dimostra.

Novembre sforna altri gialli e, se volete sapere quali, siete nel posto giusto. Quelli che vi presentiamo oggi sono dei libri thriller, noir e mystery che abbiamo selezionato con cura: una piccola lista di titoli in arrivo che promettono di andare oltre il semplice enigma, trasformando il delitto in un pretesto per interrogare la fede, il potere e la memoria

Gialli che fanno tremare la stagione

Torna un maestro del noir giapponese come Matsumoto Seichō con l’attesissimo “Vangelo nero” (Adelphi), un thriller morale e sociale che usa un delitto a Tokyo per svelare l’ipocrisia e gli intrighi di potere ai vertici della Chiesa cattolica nel dopoguerra. Un’indagine chirurgica che mette in discussione la fede stessa.

A fare da contraltare, l’ironia britannica del reverendo-investigatore Daniel Clement in “Assassinio sotto il vischio” di Rev. Richard Coles (Einaudi). Un omaggio delizioso e malinconico al mystery rurale di stampo classico, dove i segreti di famiglia e i rancori di paese sono avvolti, ma non coperti, dalla neve di Natale.

Ma non mancano i grandi ritorni italiani e americani: Maurizio de Giovanni porta il suo amato commissario Ricciardi nel buio dell’estate 1940 con “Volver” (Einaudi). Più che un’indagine, è un viaggio nel dolore e nella memoria: Ricciardi torna nella sua terra d’origine per affrontare i fantasmi del passato in un’Italia soffocata dalla guerra. Il titolo è una promessa di un confronto definitivo con se stessi.

Per gli amanti delle scienze forensi, Patricia Cornwell scatena “Taglio letale” (Mondadori), dove l’anatomopatologa Kay Scarpetta si trova faccia a faccia con lo Squartatore Fantasma, un killer che fonde precisione chirurgica e terrore digitale. Un thriller all’avanguardia in cui il confine tra sangue e silicio è terrificante e indistinguibile.

Infine, Giancarlo De Cataldo torna al cuore politico e criminale degli anni Settanta con “Una storia sbagliata” (Einaudi). Un noir civile e potente che vede il vicecommissario Paco Durante lottare contro la Banda della Magliana e contro un sistema che riscrive la Storia per coprire la corruzione. Un affresco lucido di un’epoca di speranze tradite.

Vediamoli insieme.

“Vangelo nero” di Matsumoto Seichō (Adelphi, 11 novembre)

Nel sobborgo silenzioso di Musashino, alle porte di Tokyo, la chiesa cristiana domina come un’oasi di purezza. I sacerdoti che la abitano — tutti stranieri — vivono appartati, lontani dalle tentazioni della grande città. Fino al giorno in cui, in una calma mattina d’aprile, le acque del fiume Genpakuji restituiscono il corpo di una hostess. Il suo volto, “di un bianco così puro”, diventa l’innesco di una spirale oscura che travolge il clero e la comunità intera.

Nel Giappone del dopoguerra, ancora attraversato da ferite morali e politiche, il detective Fujisawa Rokuro e il cronista Sano tentano di far luce su un delitto che sembra lambire i vertici della Chiesa cattolica. Intorno alla vittima ruotano figure ambigue: il giovane prete Charles Tolbecque, diviso tra il voto di castità e la smania di libertà, la seducente Ebara Yasuko, e il parroco René Villiers, straniero carismatico e tormentato, che visita la donna quasi ogni notte. Più l’indagine si allarga, più affiorano intrighi di potere, traffici di casse misteriose e segreti di confessione che sanno di eresia.

Come un ciottolo lanciato in uno stagno, il delitto produce cerchi sempre più ampi: il sospetto contamina la fede, il giornalismo sfida l’ipocrisia ecclesiastica, e la verità — se mai esiste — rischia di costare più della menzogna. Matsumoto costruisce un noir di precisione chirurgica, dove il metodo dell’inchiesta si intreccia all’indagine morale. Ogni pista conduce a un dubbio nuovo, ogni confessione apre un’altra ferita.

Specchio di un Giappone ferito ma ancora orgoglioso, “Vangelo nero” è un thriller sociale e teologico insieme: un’indagine sulla colpa e sulla redenzione, dove la giustizia si confonde con la fede e il mistero criminale diventa una parabola laica sulla fragilità dell’uomo di fronte al potere e al desiderio.

“Assassinio sotto il vischio” di Rev. Richard Coles (Einaudi Stile Libero, 18 novembre)

Natale a St Mary Champton è, come sempre, un evento curato nei minimi dettagli: una tavola imbandita, la neve che cade lenta e il reverendo Daniel Clement, parroco anglicano di animo riflessivo, che apre la sua casa per un pranzo in compagnia di amici e parenti. Tutto sembra scorrere secondo la rassicurante routine del villaggio inglese, fino a quando, tra una portata e una sciarda mimata, l’atmosfera festosa si incrina: Victor Cabot, un uomo schivo e di poche parole, cade a terra stringendosi la gola. È morto — e il giorno più dolce dell’anno si trasforma in un incubo.

L’indagine, condotta da Daniel insieme al sergente Neil Vanloo, si insinua tra le mura del paesino come il gelo d’inverno. Dietro la facciata di candele e corone d’agrifoglio, emergono antichi rancori, segreti familiari e tensioni di classe che attraversano la comunità come crepe sottili. Tra i sospettati, spiccano la sofisticata e capricciosa Jane Cabot, moglie della vittima, e gli altri convitati al pranzo, ciascuno con una verità taciuta e una buona ragione per mentire.

Coles, reverendo e scrittore britannico, costruisce un giallo dal ritmo classico e dal tono deliziosamente ironico, dove la neve non copre ma rivela: l’ipocrisia dei salotti, la solitudine del clero, la fragilità di chi cerca salvezza nella rispettabilità. “Assassinio sotto il vischio” è un omaggio al grande mystery d’ambientazione rurale – da Agatha Christie a M.C. Beaton – ma con una voce propria, più moderna e malinconica.

Tra brividi, humour e umanità, il romanzo alterna indizi e introspezione, facendo del reverendo Clement un investigatore sui generis: un uomo di fede alle prese con il peccato e con la verità, che scopre, come il lettore, che sotto il vischio non sempre si cela un bacio.

“Volver” di Maurizio de Giovanni (Einaudi Stile Libero, 25 novembre)

“Tutti quei morti ammazzati, e io ancora senza giustizia.”

Con “Volver”, Maurizio de Giovanni riporta in scena il commissario Ricciardi, uno dei personaggi più amati del noir italiano, e lo fa nel momento più buio della sua vita. È l’estate del 1940, l’Italia è in guerra, e il peso della Storia incombe sulle coscienze come una condanna collettiva. Ricciardi, tormentato dalla paura per la figlia Marta e per i suoceri di origini ebraiche, decide di allontanarsi da Napoli e tornare a Fortino, il piccolo paese del Cilento dove è nato. Crede di rifugiarsi nella quiete dell’infanzia, ma il passato non conosce tregua.

Tra i vicoli assolati e le montagne del Sud, il commissario si ritrova faccia a faccia con i fantasmi che aveva tentato di seppellire: amori perduti, rimorsi, peccati che chiedono conto. Mentre in città il fedele brigadiere Maione rischia tutto per salvare un amico da morte certa, a Fortino il tempo sembra essersi fermato — eppure ogni cosa parla di colpa, di memoria e di ritorno.

De Giovanni intreccia la dimensione intima e quella storica con la consueta grazia narrativa: “Volver” non è solo un giallo, ma un viaggio nell’anima di un uomo che porta addosso il peso di troppe vite spezzate. Il titolo, che in spagnolo significa “ritornare”, diventa la chiave simbolica del romanzo: tornare ai luoghi dell’origine, ma anche ai dolori che definiscono chi siamo.

In un’Italia sospesa tra la paura e la propaganda, tra i campi arsi e il fragore della guerra, il commissario Ricciardi capisce che non si può fuggire dal proprio destino: ogni passo verso la salvezza è anche un passo verso la verità. “Volver” è la resa dei conti definitiva — con la storia, con la morte, e con se stessi.

“Taglio letale” di Patricia Cornwell (Mondadori, 25 novembre)

Kay Scarpetta è tornata, e questa volta la posta in gioco è più alta che mai. Nelle prime ore di un gelido Natale, l’anatomopatologa più celebre del thriller riceve una chiamata che la getta in un nuovo incubo: lo Squartatore Fantasma, un killer spietato e inafferrabile che da mesi terrorizza la Virginia del Nord, ha colpito di nuovo. Le sue vittime vengono scelte con precisione chirurgica, osservate nelle loro case attraverso tecnologie avanzatissime e uccise con un metodo tanto crudele quanto scientifico.

Ma dietro la perfezione del delitto si nasconde qualcosa di ancora più inquietante: un’ombra digitale, un ologramma che si manifesta poco prima di ogni omicidio, come un presagio di morte. Quando Kay viene convocata a Mercy Island, un ex ospedale psichiatrico trasformato in struttura di ricerca, scopre che la nuova vittima ha legami oscuri con il suo passato. E capisce che il confine tra indagine forense e minaccia personale sta per dissolversi.

In “Taglio letale”, Patricia Cornwell fonde scienza, tensione psicologica e tecnologia di ultima generazione in un intreccio serrato che tiene sospesi tra realtà e fantasma. Le autopsie diventano decodifiche del potere invisibile delle macchine, i corpi parlano il linguaggio criptico della tecnologia, e Kay Scarpetta deve affrontare non solo un assassino inafferrabile, ma anche la paura di essere osservata, tracciata, manipolata.

Cornwell, pioniera del thriller forense, costruisce una trama in cui il sangue e il silicio si intrecciano fino a diventare indistinguibili. “Taglio letale” è un romanzo che mette a nudo l’ossessione contemporanea per il controllo e la sorveglianza, trascinando Kay — e con lei il lettore — sull’orlo di un baratro dove il male non ha più volto umano, ma un codice in continua evoluzione.

“Una storia sbagliata” di Giancarlo De Cataldo (Einaudi Stile Libero, 11 novembre)

Roma, anni Settanta. L’eroina dilaga come un morbo tra i giovani, mentre il boom economico si spegne e il Paese precipita in una crisi che intreccia politica, criminalità e potere occulto. Le strade sono colorate di rock e speranze di cambiamento, ma dietro la musica e gli slogan si muovono forze oscure: la Banda della Magliana sta prendendo il controllo del traffico di droga, e la verità è una moneta che pochi possono permettersi.

In questo scenario si muove Paco Durante, vicecommissario testardo e idealista, troppo intelligente per accontentarsi delle versioni ufficiali. Quando gli affidano — in modo informale e pieno di reticenze — il caso della morte per overdose di una ventenne, Durante intuisce che dietro quella tragedia si nasconde molto di più. L’inchiesta lo porta a scoperchiare una rete di complicità che unisce ambienti politici, criminali e istituzionali. Ma ogni volta che si avvicina alla verità, qualcuno spazza via le prove, mette a tacere le voci scomode e riscrive la Storia.

Giancarlo De Cataldo, autore di “Romanzo criminale”, torna al cuore nero dell’Italia degli anni di piombo con un noir civile e potente. “Una storia sbagliata” è il ritratto di un’epoca sospesa tra idealismo e corruzione, dove il confine tra giustizia e potere è labile e pericoloso. Durante è un eroe tragico, un uomo che cerca la verità in un Paese che la teme, braccato dalle stesse istituzioni per cui lavora.

Tra inseguimenti, false piste e serate mondane in cui si incrociano spie, intellettuali e criminali, la sua indagine attraversa più di un decennio, fino a un epilogo tanto drammatico quanto inevitabile. De Cataldo costruisce un affresco lucido e dolente di una stagione in cui tutto sembrava possibile — e tutto, alla fine, si è rivelato sbagliato.

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