4 libri di narrativa italiana in uscita a novembre 2025

7 Novembre 2025

Scoperte di narrativa italiana che affondano le radici nell'ultimo '900, dal '45 in poi, e affrontano temi sull'io e sul sociale. Novembre non smette di stupire

4 libri di narrativa italiana in uscita a novembre 2025

Quattro voci potenti della narrativa italiana – Cristina Comencini, Matteo Bussola, Gianni Biondillo e Licia Martella – hanno messo a fuoco l’urgenza di fare i conti con i nostri buchi neri personali e collettivi. Sono libri che sbattono in faccia una verità scomoda: l’identità è un puzzle che non smette mai di essere composto.

Quando ci si ritrova adulti, con un vuoto nella memoria, una storia lasciata a metà o la semplice incapacità di dormire da soli, leggere queste pagine diventa un atto necessario.

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Questi romanzi ci interrogano sul bisogno essenziale di connettersi. Che si tratti di Achille, l’uomo che può dormire solo se affiancato da un’altra persona (“Dormire”), o di Rosa, che deve ritrovare la quindicenne ribelle che i suoi genitori avevano messo a tacere (“L’epoca felice”), il motore è sempre lo stesso: la ricerca di un posto nel mondo che sia autentico.

In questo viaggio, l’incontro con l’altro – come i due sconosciuti che si specchiano in un vagone affollato in “La luce degli incendi a dicembre” – diventa un atto di salvezza.

È come se il destino ci mettesse davanti a un bivio, a volte in modo casuale, per costringerci a guardarci dentro.

Sotto la patina della Storia

Ma la ricerca non è solo privata. Biondillo, con “La tempesta perfetta e altre storie”, ci ricorda che le nostre vite sono intrecciate a una Storia più grande, una trama dove cronaca e finzione si fondono, lasciandoci il sospetto che il “reale” sia molto più complesso e ingannevole di quanto crediamo.

In fondo, la lezione di questi quattro libri è universale: non importa quanto si cerchi di scappare, il passato, la Storia e il bisogno di un legame vero bussano sempre alla porta; e se non apriamo, rischiamo di ripetere gli stessi errori. Leggere queste storie è come darsi una seconda possibilità: la possibilità di capire, finalmente, cosa ci ha resi quelli che siamo.

“La luce degli incendi a dicembre” di Matteo Bussola (Einaudi, 18 novembre)

Matteo Bussola torna con un romanzo maturo e struggente, una storia d’amore che parla soprattutto del tempo e delle seconde possibilità. Non è un innamoramento facile, ma l’incontro fra due vite che sembrano aver perso la direzione, ma che in un momento di sospensione – un vagone di un treno – trovano il coraggio di riaccendersi.

Margherita e Marcello si conoscono su un treno. Lei sta fuggendo dalla propria famiglia, da una vita che non la rispecchia più; lui, invece, sta tornando verso casa, portando con sé i frammenti di un passato ingombrante. Seduti uno di fronte all’altra, tra il brusio dei bambini e la tranquillità degli anziani, cominciano a parlarsi con una sincerità che solo l’anonimato sa concedere. Tra una fermata e l’altra si confidano sogni, fallimenti e paure. Parlano di figli, di amori finiti, di promesse mancate e di quelle che forse un giorno potrebbero mantenere.

Bussola costruisce un dialogo intimo, sospeso, che si snoda come un film d’autore: due persone accanto al finestrino, la luce che cambia, la consapevolezza che quel breve incontro possa mutare tutto. Margherita, con il suo sguardo diretto e vulnerabile, e Marcello, uomo disilluso ma ancora capace di credere, diventano il riflesso di un’umanità che resiste, che cerca un senso anche dopo le macerie. Il titolo evoca proprio questa contraddizione: la fiamma che scalda nel momento più freddo, il bagliore che nasce dalle rovine. È una storia sull’amore possibile, scritta con la delicatezza e la profondità tipiche dell’autore.

“Dormire” di Licia Martella (Lindau)

In “Dormire”, Licia Martella affronta con eleganza e intensità il tema del bisogno di contatto umano, della perdita e del risveglio emotivo. Protagonista è Achille, un giovane uomo che, nella Milano del 1981, riesce a dormire solo accanto a qualcuno. Non importa se uomo o donna: ciò che conta è la presenza fisica, la condivisione dello spazio e del respiro. I suoi “compagni di sonno” devono rispondere a certe precise caratteristiche, e Achille è disposto a tutto, anche a confondere il desiderio con la necessità e l’intimità con la dipendenza, pur di ottenere quel conforto.

La trama prende il via da un risveglio drammatico: Achille trova senza vita la persona con cui aveva condiviso gli ultimi mesi. Questa morte improvvisa spalanca un abisso di interrogativi e di memorie: chi era davvero l’altro? E chi è Achille, ora che il suo fragile equilibrio è spezzato? Da quel momento comincia un viaggio a ritroso, tra ricordi, incontri e verità nascoste, in cui il sonno diventa metafora di tutto ciò che anestetizza e protegge, ma anche di ciò che separa dalla vita.

Licia Martella costruisce un romanzo intimo e psicologico, che fonde l’indagine esistenziale con la tensione del mistero. Il tono è sottile, quasi onirico, ma attraversato da un’urgenza reale: quella di comprendere come il bisogno di vicinanza possa diventare una gabbia. La Milano degli anni Ottanta, notturna e malinconica, fa da sfondo a una parabola di perdita e rinascita. Dormire è un romanzo sul desiderio di essere visti e toccati, sulla paura di restare soli e sulla possibilità – fragile, ma luminosa – di ricominciare. Un viaggio dentro la vulnerabilità umana, dove il sonno è solo un’altra forma di veglia.

“La tempesta perfetta e altre storie” di Gianni Biondillo (Guanda)

Con “La tempesta” perfetta e altre storie, Gianni Biondillo conferma la sua natura di narratore poliedrico e imprevedibile. Architetto e scrittore, l’autore attraversa i generi con disinvoltura – dal giallo al memoir, dalla fantascienza al racconto storico – componendo un mosaico di storie che parlano del nostro Paese, delle sue metamorfosi e delle sue illusioni. Il tema centrale è il rapporto tra la Storia e la narrazione.

Il volume si apre nella Milano del 1968, quando un gruppo di artisti – tra cui Simonetti, Mari, Pomodoro, Pistoletto – occupa la Triennale, trasformando un tempio della cultura borghese in un laboratorio politico e creativo. È da quell’atto di ribellione, sospeso tra utopia e disincanto, che prende vita l’intera raccolta: un attraversamento del tempo e dello spazio, dalle città incandescenti degli anni Sessanta alla Milano spettrale dei giorni del lockdown.

Biondillo costruisce un viaggio narrativo che intreccia la Storia con la fantasia, la memoria con l’invenzione. Dalla Roma degli anni Venti, dove si prepara un attentato contro Mussolini, si passa alla Toscana di Larderello, tra vapori industriali e leggende popolari; poi si sale ancora più in alto, fino a una baita di montagna dove un bambino di oggi, con lo sguardo fisso su un tablet, gioca inconsapevolmente con i fantasmi del passato.

Le sue storie rivelano un’Italia attraversata da energie contraddittorie, dove la realtà si confonde con la finzione e chi crede di capire finisce per essere ingannato. Ogni racconto è una piccola esplosione di immaginazione, un frammento che riflette un diverso volto del nostro Paese — inquieto, comico, tragico, sempre umano. Con la sua scrittura ironica e coltissima, Biondillo orchestra una “tempesta perfetta” di voci e tempi, restituendo un affresco letterario in cui il passato e il presente si rispecchiano.

“L’epoca felice” di Cristina Comencini (Feltrinelli)

Cristina Comencini torna con un romanzo intimo e sospeso, che esplora la memoria come luogo fragile e necessario per comprendere se stessi. “L’epoca felice” racconta la storia di Rosa, una donna che ha perso un tratto fondamentale della propria adolescenza, cancellato come una riga bianca. Quel periodo, segnato dall’esuberanza e dall’irrequietezza, si è interrotto bruscamente negli anni Settanta quando i genitori, spaventati dai suoi comportamenti, la ricoverarono in una clinica del sonno.

Oggi Rosa è un’adulta responsabile, con alle spalle anni di missioni umanitarie, ma un senso di incompletezza la accompagna come un’eco lontana. Il suo ritorno in Italia diventa l’occasione per affrontare il tempo perduto, innescato dal ritrovamento di una vecchia fotografia che la ritrae adolescente durante una gita in montagna. In quello scatto, la spensieratezza di quindici anni e la presenza di un ragazzo misterioso risvegliano domande rimaste sospese: dov’è finita quella parte viva e ribelle di sé? E quale segreto si cela dietro la sua improvvisa “scomparsa”?

Per ricomporre la propria storia, Rosa deve riavvicinarsi alle sorelle: Margherita, la maggiore, che ricorda quella gita, e Viola, la più giovane, pronta a smuovere i silenzi di famiglia. Insieme, le tre donne scavano nella memoria collettiva e privata, affrontando omissioni, paure e colpe mai dette, tipiche di una certa borghesia.

Con la sua scrittura limpida e introspettiva, Comencini firma un romanzo di formazione “a ritroso”, dove l’adolescenza non è solo il tempo dell’iniziazione ma l’ultima occasione per capire chi siamo stati. L’epoca felice diventa così una riflessione sul rapporto tra memoria e identità, sulla difficoltà di conciliare la parte luminosa e quella ferita di sé — perché solo chi sa ricordare davvero può tornare a vivere.

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