4 capolavori del teatro che si leggono come romanzi

27 Marzo 2025

Oggi ricorre la Giornata mondiale del teatro, meravigliosa e sensibile arte che spesso ci mette in difficoltà. Ecco 4 capolavori del teatro che si leggono come romanzi.

4 capolavori del teatro che si leggono come romanzi

Siamo abituati a pensare ai testi teatrali come a opere di difficile fruizione, poco attrattive. Non andiamo spesso a teatro per paura di non comprendere, e non leggiamo i testi teatrali perché li immaginiamo letture complesse e meno intuitive dei romanzi a cui ci approcciamo di solito. In occasione della Giornata mondiale del Teatro, che si celebra ogni anno il 27 marzo sin dal lontano 1961, vogliamo abbattere questo mito e scoprire insieme quattro capolavori teatrali meravigliosi, che si leggono come fossero romanzi.

Quattro capolavori del teatro che si leggono come romanzi

La commedia degli errori” di William Shakespeare

E pensare che il teatro è stata una delle prime forme in cui l’arte si è rivelata al grande pubblico… Già a partire dall’antichità greco-romana e da figure come Plauto, che si serviva della comicità degli imprevisti e degli stravolgimenti per creare opere divertenti di intrattenimento puro. Proprio a questa idea si ispirò Shakespeare con “La commedia degli errori”.

La commedia di Shakespeare indaga sulla differenza – cos’è reale? cos’è irreale? – con profonde intuizioni, che svilupperanno nel suo teatro a venire.

E tratta con freschezza e maestria umori e sentimenti, emozioni e sconcerti dell’anima e della mente, su cui più avanti Shakespeare costruirà i suoi grandi personaggi.

Ma già qui e ora, grazie alla straordinaria capacità di amalgamare influenze classiche, medievali, rinascimentali e folk, il giovane, eclettico drammaturgo arriva a un risultato notevolissimo. E geniale. Tutto suo. Particolarissimo. Singolare.

Sì, è vero, Shakespeare si rifà a Plauto, ma se in Plauto l’artificio è ostentato, in Shakespeare invece esso si dissolve nella naturalezza e il tono della risata è cambiato, non più aspro, satirico, ma addirittura pudico, gentile.

Teatro” di Anton Cechov

Fra gli autori moderni più emozionanti da leggere per ripensare il nostro tempo e la nostra interiorità figura Anton Cechov, che ci ha regalato capolavori ricchi di spunti di riflessione.

“Il gabbiano”, “Zio Vanja”, “Tre sorelle”, “Il giardino dei ciliegi”: i quattro drammi di Cechov raccolti in questo volume, scritti tra il 1895 e il 1904, stupiscono per la loro modernità.

Più che l’intreccio, in questi testi contano infatti le passioni e le emozioni vissute nell’interiorità di personaggi che sembrano preda di un sortilegio di estraniazione, totalmente incapaci di comunicare.

Il teatro cechoviano anticipa insomma i motivi fondamentali dell’intera drammaturgia novecentesca: la crisi esistenziale dell’uomo, la perdita dei valori tradizionali, il rimpianto per un passato inattingibile, l’attesa di qualcosa di indefinito, l’allusione a ciò che è ineluttabilmente accaduto, il vuoto, il silenzio.

Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello

Torniamo in Italia con uno dei capolavori assoluti del teatro contemporaneo. Luigi Pirandello scrive “Sei personaggi in cerca d’autore” nel 1921, traendo spunto da una novella pubblicata in precedenza. L’opera, entrata a pieno diritto nel canone dei classici, ha ispirato numerosi adattamenti e lavori nuovi, che ad essa hanno attinto per raccontare la frammentarietà dell’essere umano. L’opera racconta la storia di sei personaggi, protagonisti di un dramma così terribile che l’autore dopo averlo immaginato non ebbe il coraggio di scrivere, i quali si presentano a una compagnia teatrale per vedere rappresentata la loro storia.

Il dramma fa parte di una trilogia di teatro nel teatro che include anche Ciascuno a suo modo e Questa sera si recita a soggetto. Alla sua prima rappresentazione, avvenuta lo stesso anno al Teatro Valle di Roma, fu clamorosamente fischiato.

In seguito, però decretò il successo di Pirandello a livello internazionale. Se, da una parte, l’opera rappresenta una polemica contro il teatro borghese, incapace di calarsi nel dramma umano che si cela dietro le sue abusate trame, dall’altra, esprime il dramma dell’uomo di acquisire una forma che lo affranchi dalla frammentarietà e dalla relatività della vita, la tragedia esistenziale della condizione umana che aspira a rappresentarsi direttamente.

Ti ho sposato per allegria” di Natalia Ginzuburg

Infine, una commedia felice nata dalla penna di una Natalia Ginzburg che celebra la vitalità della giovinezza e dell’amore.

Pietro e Giuliana sono sposati da una settimana, dopo solo un mese che si conoscono. Pietro, avvocato, è di solida estrazione sociale, abituato a una vita borghese, pacata e regolare; mentre Giuliana è una spiantata, indolente e pasticciona, scappata di casa a diciassette anni, un po’ svitata ma simpatica.

Pietro ha invitato a pranzo per l’indomani sua madre, affinché metta da parte tutte le riserve sul conto di Giuliana e accetti lo stato di fatto, smettendola di crucciarsi. Un pranzo famigliare che sarà una prova del fuoco per la loro vita coniugale.

Se i primi due atti sono dei responsori, il terzo è una sarabanda, uno scioglilingua, un gioco dei quattro cantoni eseguito su trapezi da circo, una sciarada incatenata dove brillano tutti i tormentoni innescati fino a quel punto, come nella migliore tradizione della farsa, della pochade.

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