Ciò che rende i romanzi epistolari davvero unici è il modo in cui il narratore sembra rivolgersi direttamente al lettore, che diventa pagina stessa del diario o suo amico intimo. E se è vero che il primo esempio di narrativa epistolare che salta subito in mente è “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, seguito da “I dolori del giovane Werther”, o ancora “Pamela” di Samuel Richardson, noi di Libreriamo non possiamo spingersi così indietro negli anni per cercare dei titoli da consigliarvi — che sicuramente già conoscerete.
3 romanzi epistolari non convenzionali
Oggi vi proponiamo tre libri diversi per epoca, stile e intensità, ma uniti dallo stesso sguardo intimo e segreto sul cuore umano: tre romanzi dimostrano, ognuno a modo suo, quanto possa essere incisiva e sincera la scrittura intima.
Dal conflitto interiore generato dalla guerra all’eros che nasce nelle parole, fino all’incomunicabilità tra madre e figlio, questi tre titoli sono viaggi nel privato più profondo e inconfessabile. E, come accade spesso nei diari, nelle lettere e nelle confessioni, ciò che colpisce non è tanto ciò che viene detto, quanto ciò che si intuisce tra le righe…
“In Memoriam” di Alice Winn
Il primo romanzo che consigliamo è una storia intensa, storica e profondamente commovente: s’intitola “In Memoriam” ed è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale.
Alice Winn racconta le vicende di due giovani studenti inglesi, Gaunt e Sidney, le cui vite cambiano per sempre nel passaggio dalla scuola al fronte.
Un dark academia borderline, dove l’amore per la poesia, i classici e le lettere si affianca presto ai biglietti proibiti, scambiati sottobanco in un’epoca in cui ogni parola scritta poteva essere l’ultima.
L’amore tra i due nasce così, tra i banchi del collegio, e si sposta poi nel fango della trincea.
La voce narrante alterna la durezza del presente alla memoria luminosa del passato, ai versi letti ad alta voce, alle lettere che diventano ossigeno. In un mondo che crolla, la letteratura, e l’amore, rimangono le uniche cose capaci di tenere in vita. Come scrive The Guardian , In Memoriam è una storia “epica e intima”, ma soprattutto è una testimonianza su come la scrittura – anche in forma di lettera – possa salvare.
“Che tu sia per me il coltello” di David Grossman
In questo libro, Grossman racconta di una curiosa relazione di penna. La domanda iniziale, la miccia che dà il via al romanzo, è “e se due persone si scegliessero non per la vita quotidiana, ma per lo spazio sospeso dell’immaginazione?” Una sorta di relazione virtuale. È quello che accade tra Yair e Myriam in “Che tu sia per me il coltello”.
Yair, un uomo sensibile e tormentato, scrive a una donna sconosciuta, Myriam, dopo averla vista da lontano e aver intuito in lei una ferita nascosta. Inizia così un rapporto interamente costruito sullo scambio epistolare, che diventa non solo veicolo di comunicazione, ma luogo di trasformazione.
Grossman costruisce una tensione erotica e psicologica altissima, dove le lettere diventano corpo, confessione, desiderio, e soprattutto specchio. Nella scrittura, i protagonisti mettono a nudo ciò che non direbbero mai ad alta voce, e il lettore si trova a leggere lettere non sue, che però scavano anche dentro di lui.
È un libro impudico e raffinatissimo, che sfida le convenzioni del romanzo e dell’amore. E che ci ricorda che ogni lettera, anche quando è inventata, è una piccola forma di verità.
“Caro Michele” di Natalia Ginzburg
L’ultimo romanzo della nostra lista è un classico della narrativa italiana, pubblicato nel 1973, che mostra tutta la potenza e la crudezza della scrittura epistolare. In “Caro Michele”, Natalia Ginzburg racconta il legame imperfetto tra una madre e un figlio, tenuto in vita da lettere spesso unilaterali, frammentarie, ambigue.
La madre scrive a Michele, che si è trasferito a Londra, e attraverso le sue lettere si delinea una rete di personaggi scombinati, assenti, ironici, malinconici. Ginzburg, con la sua solita asciuttezza, tratteggia un’Italia spaesata e frammentata, dove il dialogo è spesso impossibile, e l’unico modo per non perdersi del tutto è scriversi.
La lettera, in questo caso, non unisce, ma testimonia una distanza. È la traccia scritta di un amore sbagliato, di una famiglia che non si capisce, di un tempo che scorre lasciando indietro tutti. Ed è proprio questo che rende “ Caro Michele” un libro potente: la sua capacità di parlare del non detto, del non fatto, del troppo tardi.