Jonas Jonasson, giornalista svedese poi convertito alla narrativa, è l’autore di una delle duologie più assurde e allo stesso tempo strabilianti che ci sono in circolazione.
Il suo protagonista è un’improbabile vecchietto che, invece di adagiarsi sui suoi anni, decide si scavalcare la finestra della casa di riposo in pantofole, con una valigia misteriosa, e fuggire. Dove? Semplicemente lontano dalla sua “carceriera”. Ma uno scambio di valigie alla stazione degli autobus lo metterà in pericolo…
Milioni di copie per un centenario
Con “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” (2011), Jonasson ha venduto milioni di copie ed è stato tradotto in oltre 40 lingue, prima d’ispirare un film nel 2013 — Felix Herngren e candidato all’Oscar per il miglior trucco e acconciatura —, conquistando definitivamente il pubblico con la sua ironia.
Ma Jonasson non si è fermato e nel 2018 ha poi scritto “Il centenario che voleva salvare il mondo”: Allan è tornato così più arzillo che mai, pronto a volare in mongolfiera sopra l’oceano, incontrare leader mondiali come Merkel e Trump e infilarsi, ancora una volta, in un pasticcio internazionale di proporzioni colossali.
Una duologia divertente, ma anche riflessiva
Questa duologia è più di una serie di avventure comiche: è un’irriverente riflessione sulla Storia, sulla stupidità del potere e sulla straordinaria leggerezza con cui, a volte, i casi della vita sanno spiazzarci.
“Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”
Allan Karlsson compie cent’anni e per l’occasione, la casa di riposo in cui vive ha organizzato una grande festa con autorità, giornalisti e discorsi ufficiali; tuttavia, Allan non è un uomo che si lascia intortare facilmente: non ama le moine, né la solennità che il tempo sembra pretendere da lui.
Con la sua proverbiale leggerezza, prende una decisione che cambierà tutto: scavalca la finestra della sua stanza e, con le pantofole ai piedi, si allontana senza voltarsi indietro.
Da questo gesto comincia un’avventura rocambolesca che mescola il presente grottesco di un anziano in fuga con il passato straordinario di un uomo che, quasi senza volerlo, si è trovato sempre al centro della Storia — dittature, guerre mondiali, progetti nucleari e vertici internazionali.
Ma l’imprevisto è immediato: alla stazione degli autobus Allan si ritrova con una misteriosa valigia piena di soldi, appartenente a una gang criminale e, nel tentativo di sfuggire all’inseguitore che la rivuole indietro, si imbarca in un viaggio surreale in compagnia di personaggi strambi e irresistibili – un ex venditore ambulante, un’elefante gentile, una donna disillusa.
In parallelo, il romanzo ci porta indietro nel tempo: il lettore scopre che quell’uomo apparentemente distratto è stato testimone e, spesso, inconsapevole protagonista di eventi cruciali del Novecento. Dalla guerra civile spagnola al progetto Manhattan, dai rapporti con Franco a quelli con Stalin, fino alla caduta del muro di Berlino: Allan ha attraversato il secolo con l’innocenza di chi non si lascia schiacciare dal peso della Storia.
Jonasson costruisce così una commedia satirica che è anche una riflessione sul caso, sulla fortuna e sull’assurdità del potere.
Allan non è un eroe tradizionale, ma un uomo comune che sopravvive grazie al buon senso, all’umorismo e a una certa indifferenza verso l’autorità. Il tono ironico non cancella, però, la malinconia di fondo: dietro alle gag e agli equivoci si intravede il ritratto di un secolo in cui la violenza e la politica hanno condizionato milioni di vite, mentre il singolo cerca soltanto di vivere a modo suo.
Il romanzo, tradotto in oltre 40 lingue e venduto in milioni di copie, ha conquistato i lettori proprio per questo equilibrio: un Forrest Gump scandinavo, capace di ridere di tutto e, nel frattempo, di ricordarci quanto sia fragile e imprevedibile il filo che lega la vita privata alla grande Storia.
“Il centenario che voleva salvare il mondo”
Dopo essere fuggito dalla casa di riposo e aver attraversato, a suo modo, il Novecento, lo ritroviamo Allan nel secondo volume mentre festeggia il suo centunesimo compleanno.
La scena iniziale è già un manifesto: Allan, insieme all’amico Julius, sorvola i cieli di Bali a bordo di una mongolfiera, brindando con quattro bottiglie di champagne. È il preludio a un nuovo giro vorticoso dentro la Storia, quella con la “S” maiuscola, che l’autore trasforma in un teatro dell’assurdo dove la politica internazionale diventa materia di commedia.
Un ammaraggio d’emergenza li catapulta nel cuore dell’oceano e, da lì, nelle mani di una nave nordcoreana incaricata di trasportare clandestinamente uranio per conto di Kim Jong-un.
Arrestati con l’accusa di spionaggio, Allan e Julius ne escono grazie a una delle soluzioni improbabili e geniali che solo Allan sa improvvisare: fingendosi esperto di tecnologia nucleare, riesce a mettere le mani su una valigetta dal contenuto esplosivo. Quel gesto li trascina al centro di una crisi diplomatica che tocca Manhattan, l’Europa e persino la savana africana.
Sul loro cammino incontrano leader mondiali come Angela Merkel e Donald Trump, figure storiche reinventate con l’umorismo dissacrante tipico di Jonasson. E ancora: un truffatore indiano, un tassista masai, una venditrice di bare e persino una spia con la passione per gli asparagi. Personaggi improbabili e memorabili che diventano compagni di viaggio in una trama che mescola avventura picaresca, satira politica e riflessione sul nostro presente.
Se il primo libro giocava con il passato del Novecento, il secondo guarda al mondo contemporaneo.
L’ingenuità di Allan diventa un prisma attraverso cui osservare la geopolitica globale: il nucleare, le nuove dittature, i populismi. Dietro la comicità delle situazioni e la leggerezza dei dialoghi, emerge una critica sottile al potere e all’incapacità delle grandi potenze di gestire i destini collettivi.
“Il centenario che voleva salvare il mondo ” non è solo il ritorno di un personaggio amato, ma anche una favola ironica sull’invecchiare senza smettere di stupirsi. Allan, con i suoi modi bizzarri e la sua imprevedibilità, dimostra che non c’è età per entrare in scena e, a modo suo, provare a “salvare il mondo”.