Luca Casadio, psicoterapeuta e scrittore, ha pubblicato di recente il romanzo 1965 Utopia Parkway, in ebook, per la casa editrice on line Durango.
Ciao, Luca, ci rivediamo per parlare del tuo romanzo freschissimo diโฆ come si dice per gli ebook? Diciamo di stampa per convenzione, via, non lambicchiamoci il cervello per trovare una nuova formula. E forse comincerei proprio chiedendoti di questo nuovo editore, del suo progetto e di come tu entri nel progetto con questo romanzo, 1965 Utopia Parkway, di cui parleremo subito dopo.
Sono contento per questa domanda, perchรฉ mi permette di parlare di โDurango edizioniโ, che nasce oggi, insieme al mio romanzo. Lโidea della casa editrice, e la sua realizzazione, รจ di Massimo Giuliani, anche lui, come me, psicologo e psicoterapeuta. Giuliani รจ la persona giusta per questa operazione; รจ un ottimo psicologo e sโinteressa anche di comunicazione, nuovi media, politica e nuove forme di psicoterapia. Diciamo che la voglia di mettere su una casa editrice libera e indipendente, una voce originale che superi gli specialismi e gli steccati delle diverse discipline (e che contenga anche dei libri di narrativa) non poteva che venire da lui. Anche il fatto di produrre e-book mi sembra unโottima idea: da una parte abbatte i costi di produzione (cosa che affligge ogni casa editrice), ma dallโaltra dร maggior respiro alle pubblicazioni. Oggi, un libro cartaceo classico โdeveโ vendere il massimo che puรฒ in un paio di mesi per poi lasciare il passo alle altre novitร . Si vive un orgasmo e unโinsoddisfazione continua al tempo stesso. E se poi un libro non appare sugli scaffali della Feltrinelli รจ fregato in partenza. Con i libri elettronici invece si possono avere piรน chance, si puรฒ avere un diverso approccio, piรน concreto, basato sullo scambio e sul passaparola, una dimensione piรน a portata di mano. Ma soprattutto si puรฒ avere pazienza, anche oltre le logiche dellโeditoria tradizionale. Le aspirazioni e le credenziali mi sembrano piรน che convincenti, e anche lโinizio di questa casa editrice (con il libro di un bravo psicologo come Schinco e il mio) non รจ poi cosรฌ male, no?
Un bellissimo progetto. Ripetere che il fascino della carta รจ inimitabile non ha piรน molto senso, secondo me, la tua analisi mi sembra molto lucida e realistica.
Il protagonista del tuo romanzo รจ uno scrittore. Uno che non riesce piรน a scrivere e, forse, uno che non riesce piรน a vivere. Che torna nella sua cittร natale, New York, per fare una lezione alla Columbia University. La rivisitazione del passato, la comprensione degli snodi attraverso i quali ci si costruisce il presente, lโassunzione infine delle proprie responsabilitร : questa, in poche parole, la storia che racconti, come io lโho percepita. La memoria che al tempo stesso รจ fonte di malessere e strumento di liberazione; il ritrovarsi (attraverso una terapia? Attraverso unโautoanalisi?), dopo un percorso doloroso e complicato ma assolutamente necessario.
Esattamente. Diciamo che questa รจ una storia densa, complessa, e questo mi piace. La non linearitร degli accadimenti si riverbera nella non linearitร dei processi di pensiero del protagonista e del suo percorso di โguarigioneโ. Senzโaltro questo scritto tratteggia un percorso di cambiamento che si basa su incontri concreti e sulla rivisitazione di un passato che troppo frettolosamente era stato accantonato. Parla di memoria e di tutto quello che abbiamo perso e che possiamo anche in qualche modo recuperare. Mi piaceva trattare questi temi, ne avevo bisogno.
Mi ha colpito, di questo tuo romanzo, il linguaggio asciuttissimo, privo di fronzoli e di immagini barocche. Uno stile carveriano, diciamo. Quando parlo con gli autori di scelta del linguaggio, del tono, incontro due tipi di reazioni. Quella di chi dice che non ha operato una scelta, che il linguaggio lo detta la storia; quella di chi invece parla di una consapevole opzione per un certo registro. Tu cosa puoi dire in proposito?
Mi ritrovo nella tua descrizione. Asciuttissimo. Mi piace. Per citare Carver, possiamo ricordare i suoi consigli per gli scrittori esordienti e il suo convincimento di non aggiungere niente piรน di ciรฒ che รจ necessario in una storia. Di raccontarla, cioรจ, con il minor numero di parole possibile. ร ovvio che questo tipo di linguaggio รจ legato a doppio filo allโidea stessa del romanzo. Visto che, a mio modo, questa storia parla di morte, di perdono, di malattia, di cura e della capacitร di ricreare un nuovo sguardo aperto al futuro, non potevo usare nessun altro tono, nessun trucco retorico. Ho bisogno di essere creduto. Ho bisogno che chi legge questa storia possa avvertire che parlo di qualcosa che conosco e per questo non dovevo in nessun modo mentire. Non cโรจ spazio per la finzione oltre la finzione letteraria. Ma cโรจ anche di piรน: della scrittura statunitense amo proprio questโasciuttezza, questa capacitร di andare subito al sodo, di raggiungere il cuore delle vicende. E, dopotutto, 1965 Utopia Parkway รจ anche un omaggio alla letteratura statunitense. Mi sento a casa in quellโatmosfera, in quella musicalitร , anche se a qualcuno puรฒ sembrare spigolosa, dura. Ci trovo un rigore in questo linguaggio, un senso etico. Per la prossima volta vedrรฒ, ma di certo credo che siano vere entrambe le risposte che mi paventavi; ogni autore ha una voce, e la sua voce โ e il suo stile โ รจ piรน importante anche delle vicende, ma questa voce si modula a seconda di quello che si sta scrivendo: รจ una scelta e una necessitร . Entrambe le cose, contemporaneamente.
Ti faccio adesso una domanda che, forse in una chiave piรน generica, ti ho fatto in una precedente intervista; il rapporto tra la professione di psicoterapeuta e la scrittura. La riformulo centrandola questa volta, piรน in concreto, sulla storia che narri in 1965 Utopia Parkway. Se tu fossi un ingegnere nucleare avresti potuto scrivere questa storia? Capisco che la domanda appare oziosa, che ci si interroga sempre troppo su temi come dove nasce una storia, come nasce una storia, quanto assomiglia la storia al suo autore; ma, come credo tu sappia bene, oggi per essere letti non รจ sufficiente mandare in giro per il mondo una storia, lโautore non puรฒ scomparire, restare nascosto a casa sua a scrivere altre storie, deve accompagnare la sua opera in giro, presentarla, farla riconoscere come sua creatura (e quindi presentarsi, farsi riconoscere come autore). Puรฒ non piacerci (nemmeno te lo chiedo se ti piace o no, per altro ne abbiamo giร parlato unโaltra volta), ma insomma, ti prego di stare al gioco e di dire ai lettori di questa rubrica qualcosa sullโargomento (che, se ti fossi perso nel mio dedalo di parole, รจ: rapporto tra la tua professione e la storia che narri in 1965 Utopia Parkway).
Ho iniziato a scrivere questa storia dopo due gravi lutti: la morte di mio padre, dopo una lunga agonia, durata piรน di un anno, e la morte di un mio carissimo amico, improvvisa, per incidente stradale. La mia mente era polarizzata su questi eventi; era presa dal ricordare e rivivere esperienze passate, dalla voglia di sistematizzare e dare un ordine a fatti e accadimenti trascorsi giorni, anni e decenni prima. E questo si puรฒ vedere immediatamente leggendo il testo. Si puรฒ rivivere questo โlavoro mentaleโ passo dopo passo, andando avanti nella storia. Io sono un esperto di Psicologia dellโarte. Non chiedermi cosโรจ, non รจ molto facile da dire neanche per me. Diciamo che sono abituato a farmi molte domande sulle opere dโarte che incontro sul mio cammino. In moltissimi casi โ come, per esempio, nellโanalisi dellโautobiografia di Philip Roth che ho fatto in un mio precedente libro โ si nota un rapporto intimo e determinante tra la vita dellโautore e quello che scrive. Roth in particolare parte da brani della sua vita per poi amplificarli, trasformarli e renderli qualcosa che abbia senso tanto per lui che per chiunque legga il libro, e non sโinteressi affatto alla sua biografia. In veritร credo che ogni scrittore faccia delle operazioni simili a questa, e lโho fatto anchโio. Perรฒ, i fatti maneggiati, trasformati e adattati in modo analogico e metaforico smettono di essere semplici resoconti e raccontano piรน di stati emotivi, di vissuti che di puri fatti. Cosรฌ, la scrittura diventa altro, la ricostruzione di una situazione che fa vivere al protagonista, e spesso anche al lettore, uno stato dโanimo, una sensazione difficile da rendere a parole. Da questo punto di vista tutto รจ autobiografico, e anche questo romanzo non puรฒ che parlare di me, anzi sono io. Quello che mโintriga della mia professione รจ proprio questo. ร qualcosa che vale tanto per un sogno di un paziente, per un evento che mi racconta in seduta, che anche per il lavoro di un grande scrittore. Anche se, sono sicuro, un capolavoro si compie solo quando tutte queste cose vengono realizzate senza troppe riflessioni. Quando si riesce a incarnare la propria vita in personaggi, situazioni e atmosfere senza neanche farci caso.
Unโultima domanda, fuori contesto e per assecondare la mia voglia di giocare: qualche consiglio di lettura? Libri che hai letto di recente e che ti sono (o non ti sono) piaciuti?
Non ho consigli di lettura da dare, i gusti sono sempre molto personali e quello che mi appassiona ad un altro sguardo puรฒ risultare noioso, banale o addirittura insopportabile. Mi accorgo di pretendere molto da un libro, moltissimo. E in questo sono controcorrente. Oggi molti lettori si accontentano di storie senza senso, senza emozioni, senza valore. Diciamo che rimango deluso quando, finito un romanzo, immediatamente mi dimentico di quello che รจ accaduto, delle scene piรน importanti, quando esco immediatamente da quellโatmosfera. Allโopposto, quando un libro mi piace rimango ancora dentro quella storia, la respiro, la ritrovo in ogni angolo e ci ripenso ancora. Anche molto tempo dopo aver letto il libro. Quindi, per giocare con te, di dirรฒ il titolo di libri che ancora mi risuonano: Moby Dick di Melville, un capolavoro di scrittura, sempre viva e fantasiosa, e Viaggio al termine della notte di Celine. Questi sono due romanzi per cui vale la pena perdere il sonno. Sonno che non perderei mai per Montalbano, per i noir, per libri che contengono ricette di cucina o per quelli che ripropongono fatti che vedo ogni giorno con i miei occhi uscendo per le strade della mia cittร . Purtroppo questi sono la stragrande maggioranza, soprattutto in Italia. Ma la cosa che mi colpisce di piรน รจ che i lettori sembrano veramente desiderare qualcosa del genere.
Grazie, Luca, per il tuo tempo e le tue risposte.
Grazie a te.
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Rosalia Messina
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20 giugno 2015
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