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10 libri perfetti da rileggere in estate

Vi abbiamo chiesto sulla nostra pagina Facebook quali fossero, secondo voi, i libri per una rilettura d'estate.

In estate il tempo si dilata. Ci si interessa ad attività più lente, più rasserenanti. Per alcuni lettori, estate fa rima con rilettura. Sappiamo che non tutti amano buttarsi a capofitto fra le pagine di un libro già noto. Eppure, per molti la rilettura costituisce un atto rilassante, di riscoperta e, perché no, che sfoci in nuove riflessioni, nuovi pareri, nuovi spunti di riflessione.

Sulla nostra pagina Facebook vi abbiamo chiesto quali libri secondo voi siano perfetti da rileggere in estate. Dalle risposte che ci avete dato abbiamo creato questa breve carrellata di libri: ecco i 10 titoli che secondo voi sarebbero perfetti da rileggere in estate.

10 libri da rileggere in estate

Ragione e sentimento” di Jane Austen

Romantico, ironico, sognante… “Ragione e sentimento” è uno dei più bei libri di Jane Austen. Perfetto da rileggere in estate secondo alcuni di voi. E noi siamo d’accordo!

Lo scenario è la lussureggiante campagna inglese. Siamo a cavallo fra due secoli, Settecento e Ottocento. Tre sorelle perdono il padre, venendo a trovarsi in ristrettezze economiche a causa dell’avidità della cognata.

Le reazioni a catena generate dall’improvvisa povertà influenzeranno profondamente le loro vite, anche negli aspetti sentimentali più privati. Jane Austen costruisce attorno a due delle sorelle una corrente emozionale potentissima, utilizzando la prima, Elinor, come incarnazione della “ragione” e l’altra, Marianne, del “sentimento”.

La forma dell’acqua” di Andrea Camilleri

Come non pensare ai gialli di Andrea Camilleri per una rilettura estiva? In molti, fra voi, sono stati di questo parere.

Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica – un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata – ha la forma dell’acqua (“”Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda.

“Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”). Prende la forma del recipiente che lo contiene. E la morte dell’ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il crollo apparente del vecchio ceto dirigente. Questa è la sua forma.

Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le circostanze dell’assassinio) è più antica, più resistente, forse di maggior pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco.

L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafon

Misterioso e avvincente, “L’ombra del vento” è un libro perfetto da rileggere in estate anche perché è ambientato proprio in questo periodo.

A Barcellona una mattina d’estate del 1945 il proprietario di un negozio di libri usati conduce il figlio undicenne, Daniel, al Cimitero dei Libri Dimenticati, un luogo segreto dove vengono sottratti all’oblio migliaia di volumi di cui il tempo ha cancellato il ricordo. Qui Daniel entra in possesso di un libro “maledetto” che cambierà il corso della sua vita.

Daniel ne rimane folgorato, mentre dal passato iniziano a emergere storie di passioni illecite, di amori impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e di un macabro segreto custodito in una villa abbandonata. Una storia in cui Daniel ritrova a poco a poco inquietanti paralleli con la propria vita…

Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare

Rimaniamo su un’ambientazione estiva anche per la quarta opera suggerita per una rilettura stagionale, questa volta breve ma intensissima.

Fate e folletti popolano il mondo fantastico di questa commedia di Shakespeare, lieve e raffinata, in cui amori e tradimenti si susseguono con comicità e grazia incantevole.

Dalla bellissima Titania, regina delle fate, innamorata perdutamente di un uomo dalla testa d’asino, al comico e irresistibile Bottom fino al capriccioso folletto Puck, i cui errori nel somministrare i filtri d’amore muovono le sottili trame della vicenda. Una commedia lieve e briosa, ricca di improvvisazioni e colpi di scena, che inaugura un nuovo tipo di rappresentazione nel panorama shakespeariano.

Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Un classico della letteratura italiana che è diventato, postumo, un vero e proprio caso editoriale? Stiamo parlando del Gattopardo, che fa delle atmosfere calde e asfissianti dell’estate siciliana una delle sue ambientazioni più caratteristiche.

Siamo in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico: è di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso di regime, mentre già incalzano i tempi nuovi (dall’anno dell’impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primordi del Novecento).

Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo, lirico e critico insieme, ben poco concede all’intreccio e al romanzesco tanto cari alla narrativa dell’Ottocento. L’immagine della Sicilia che invece ci offre è un’immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica e politica contemporanea.

Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman

Questo libro, una lettura fresca, ironica e illuminante, è stato il caso editoriale del 2018. Perché non rileggerlo proprio in estate?

Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio.

In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione.

Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi.

Bel-ami” di Guy de Maupassant

L’estate è il periodo perfetto per rileggere i classici. Fra i diversi che avete segnalato, figura spesso “Bel-ami”.

Georges Duroy, che le amanti chiamano vezzosamente “Bel-Ami”, è un aitante giovane normanno che arriva nella capitale in cerca di fortuna. In breve la sua vitalità prorompente, inarrestabile e assetata di riconoscimenti – che ne fa una sorta di rilettura borghese di Don Giovanni – lo porterà a entrare, tramite una carriera giornalistica, nel bel mondo del tempo.

Dall’ingresso, Duroy raggiungerà rapidamente i piani più alti, grazie a un continuo saltare di opportunità in opportunità, di amicizia in amicizia, di donna in donna, inseguendo un miraggio chiamato “successo”.

Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini

Lo avete suggerito decine di volte: “Mille splendidi soli” è uno di quei libri che, sempreverdi, si leggono tutto d’un fiato in qualunque stagione dell’anno. E una lettura non basta ad esaurire tutto ciò che questo capolavoro ha da dirci.

A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua “kolba” di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l’arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema.

Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa del padre, dove lui non la porterà mai perché Mariam è una “harami”, una bastarda, e sarebbe un’umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto.

Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L’unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell’aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere.

Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashtu e ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile.

L’Arminuta” di Donatella Di Pietrantonio

Quest’estate si legge – o si rilegge, è il caso di dirlo – Donatella Di Pietrantonio: è l’effetto Premio Strega.

Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con “L’Arminuta” fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta.

Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori.

Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna.

L’amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez

Non poteva mancare fra i classici estivi che avete suggerito il capolavoro di García Márquez.

Per cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza dei Caraibi, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure di fronte al matrimonio d’amore di Fermina con il dottor Urbino.

Un eterno incrollabile sentimento che Fiorentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all’inattesa, quasi incredibile, felice conclusione. Una storia d’amore e di speranza con la quale, per una volta, Gabriel García Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo continuo impegno di denuncia sociale per raccontare un’epopea di passione e di ottimismo.

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