10 libri gialli in uscita a novembre 2025

29 Ottobre 2025

Sei pronto per la suspense? Scopri i migliori libri gialli, thriller e noir in uscita a novembre. La guida essenziale ai misteri più attesi del mese.

10 libri gialli in uscita a novembre 2025

Con l’arrivo dell’autunno inoltrato e l’aria che si fa più frizzante, è il momento perfetto per immergersi in trame che tengono col fiato sospeso.

Novembre si tinge di giallo e gli scaffali della libreria si riempiono di novità, tra gialli, thriller e noir che promettono notti insonni ai lettori più intrepidi.

Quello che è abbiamo davanti si preannuncia un mese ricco di misteri da risolvere, e noi di Libreriamo non aspettavamo altro!

Gialli di novembre

Abbiamo setacciato le prossime uscite per presentarvi alcuni dei titoli che sappiamo vi piaceranno. Pronti a scoprire quali?

“Bestie” di Andrea Damasco (SEM, 11 novembre)

Nel cuore di un’Italia che non vuole più ricordare, il notiziario si apre con immagini disturbanti: croci rovesciate, volti confusi, manette e flash. È l’arresto di un gruppo di metallari accusati di omicidio. Poco dopo, nella provincia di Varese, un corpo emerge da un bosco: il tempo l’ha quasi dissolto, ma per qualcuno è impossibile dimenticare. Sara — che un tempo si chiamava Bianca — riconosce quell’inferno. Vent’anni prima, era stata parte di quella storia fatta di gioventù, riti oscuri e sangue.

Ora vive nascosta con un figlio piccolo, decisa a non voltarsi mai più indietro. Ma quando alla sua porta bussa Anita Fanti, una giornalista testarda e piena di ferite proprie, il passato riaffiora con violenza.

Nel tentativo di sottrarsi all’intervista, Sara si ritrova risucchiata in un labirinto di ricordi e menzogne: l’amore malato per Carlo, detto Carcass, leader di una band metal immersa in simboli satanici e sfide di coraggio; la provincia che finge di non vedere; la crudeltà degli adolescenti, più vicina alla ferinità che all’innocenza. Ma dal racconto emergono anche figure nuove, movimenti rimasti nell’ombra, e verità che nessuno aveva voluto toccare.

Scritto da Andrea Damasco in collaborazione con un’intelligenza artificiale, “Bestie” unisce la cronaca nera alla tensione del thriller psicologico, costruendo un’indagine che è anche riflessione sull’identità e sulla colpa. In un paesaggio impregnato di nebbia e sensi di colpa, dove l’Italia profonda diventa specchio di un male più grande, l’unica certezza è che “loro si muovono nell’ombra” — e lei, Sara, deve solo sopravvivere.

“La bugia dell’orchidea” di Donato Carrisi (Longanesi, 11 novembre)

C’è un segreto in ogni storia, e in questa nessuno è innocente. In una campagna sospesa tra il sonno e l’alba, il casale rosso dei C. appare come un ritratto di normalità: tre bambini, due genitori, un’estate che sembra eterna. Poi, un urlo squarcia il silenzio. Quando la polvere si posa, della famiglia resta solo un’eco. Il buio ha lasciato un’unica sopravvissuta, un unico colpevole apparente, una verità tanto nitida da sembrare indiscutibile. Eppure, proprio quella chiarezza nasconde la trappola.

Carrisi torna alle origini del noir psicologico con un romanzo che è insieme indagine e incubo. Ogni scena – la bicicletta abbandonata, i panni immobili sul filo, il secchio con l’acqua ferma – diventa una prova da decifrare, un tassello di un enigma più grande: quanto possiamo fidarci di ciò che vediamo? Tra voci narranti che si rincorrono e indizi che si dissolvono,

La bugia dell’orchidea” mette in discussione la stessa idea di colpa. Nel casale, il tempo non passa: si ripete. Ogni dettaglio racconta un’illusione, ogni personaggio nasconde un doppio. L’orchidea del titolo, fragile e velenosa, cresce dove l’aria è troppo pura perché qualcosa di umano possa sopravvivere.

È il simbolo di una menzogna costruita con precisione, la più pericolosa: quella che serve a proteggere. In un crescendo di rivelazioni e inganni, Carrisi guida il lettore dentro una verità che non salva ma rivela — perché dietro ogni famiglia perfetta c’è un segreto che continua a respirare, anche quando tutto tace.

“Il cuculo di cristallo” di Javier Castillo (Salani, 11 novembre)

New York, 2017. Cora Merlo è a un passo dal traguardo che ha sognato per anni: la specializzazione in medicina al Mount Sinai Hospital. Ma un improvviso attacco cardiaco la colpisce e la costringe a un trapianto d’urgenza. Il suo cuore cede, e un altro – quello di un uomo morto la stessa notte, a 2.600 chilometri di distanza – prende il suo posto. È solo grazie a lui se Cora è ancora viva.

Ma quando, durante la convalescenza, riceve la visita di una sconosciuta che dice di conoscere il donatore, la sua nuova vita comincia a incrinarsi. Determinata a capire chi le ha restituito il battito, Cora parte per Steelville, un piccolo paese del Missouri avvolto da una calma innaturale. Nella casa dove l’uomo viveva, tutto sembra rimasto intatto: i mobili, le fotografie, persino il silenzio.

Ma sotto quella superficie ordinata si nasconde un segreto che attraversa vent’anni di scomparse, menzogne e ombre. Il cuore che ora batte nel suo petto è fragile, come il cristallo di cui parla il titolo, e custodisce una memoria che non le appartiene. Con lo stile serrato e visionario che lo ha reso una star del thriller contemporaneo, Javier Castillo intreccia il destino di due vite in un gioco di identità e ossessioni.

Il cuculo di cristallo” è una corsa contro il tempo e contro se stessi, un romanzo dove la scienza incontra l’abisso della psiche e ogni battito può essere l’ultimo. Perché a volte il male non viene da fuori, ma da ciò che si porta dentro.

“Dodici mesi in giallo” di AA.VV. (Sellerio editore Palermo, 25 novembre)

Dodici autori, dodici delitti, dodici mesi per attraversare l’Italia (e non solo) seguendo le sfumature del giallo. L’antologia “Dodici mesi in giallo” riunisce alcune tra le firme più amate del noir contemporaneo — da Antonio Manzini a Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone, da Alicia Giménez-Bartlett a Gaetano Savatteri, passando per Alessandro Robecchi, Santo Piazzese, Francesco Recami e molti altri — in un calendario del crimine dove ogni racconto è un microcosmo autonomo e riconoscibile.

Si va dalle indagini nevose e disincantate di Rocco Schiavone ai lampi ironici di Saverio Lamanna e Peppe Piccionello, dai quartieri napoletani dell’agente Acanfora ai corridoi barcellonesi dell’ispettrice Petra Delicado, fino ai casi grotteschi della casa di ringhiera di Recami o alla Milano tagliente di Carlo Monterossi. C’è chi indaga per mestiere e chi per caso, chi inciampa nei propri fantasmi e chi si serve del delitto per capire meglio se stesso.

Ogni autore firma un mese, e ogni mese diventa un diverso modo di raccontare il tempo, la colpa, la giustizia. Sellerio prosegue così una tradizione iniziata con “Un Natale in giallo”: un’officina letteraria dove il mistero non è solo questione di indizi, ma di umanità.

Tra ironia e introspezione, “Dodici mesi in giallo” è una mappa sentimentale del noir italiano contemporaneo, in cui la vera indagine non è tanto scoprire chi ha ucciso — quanto capire perché continuiamo a cercare la verità, anche quando non consola.

“L’eredità dei Gattopardi” di Marcello Simoni (Newton Compton Editori, 4 novembre)

Natale del 1130, Palermo in festa: sotto le volte dorate della cattedrale, l’antipapa Anacleto II incorona Ruggero II re di Sicilia. Tra i signori normanni e longobardi accorsi alla cerimonia c’è Folco di Évreux, giovane cavaliere detto Ferracutus, che in quell’istante scopre l’imboscata che il destino gli ha preparato. Per riavere la moglie Altruda e il figlio appena nato, trattenuti in ostaggio dal principe di Bari, dovrebbe macchiarsi di regicidio.

Ma Folco non è un sicario: è un uomo che tenta di piegare il proprio destino e di liberare la famiglia senza tradire il giuramento delle armi. Mentre i complotti del suocero, il potente barone Galgano Drengot, stringono il cappio, la casa di Folco vacilla: la madre e la sorella vengono travolte dalle conseguenze della faida, il fratellino Abelardo viene avviato di forza alla vita monastica.

E intanto, sull’intero Meridione si addensa la guerra che Ruggero conduce per domare le resistenze: una marcia di conquista che Folco è costretto a seguire, con il cuore spaccato tra Altruda e una giovane sconosciuta incontrata proprio a Palermo, capace di riaccendere desideri che aveva giurato di soffocare. Nel castello di Sagitta, approfittando dell’asprezza del conflitto, esce dall’ombra un uomo deforme e inquieto, dato per morto e legato al sangue dei Drengot: una presenza che ribalta alleanze e memorie, riaprendo i conti di un’antica offesa.

Intrighi di corte, vendette familiari e passioni proibite si intrecciano in un mosaico dove ogni scelta ha un costo, e l’onore non basta a salvare chi ami. Per Folco la vera battaglia sarà distinguere gli amici dai sicari, e scoprire quale “eredità dei gattopardi” pretende il suo tributo: il regno, il nome o il cuore.

“Giorni di piombo” di Leo Giorda (Ponte alle Grazie, 7 novembre)

Giacomo Chiesa, ex vicequestore con la carriera spezzata e un’etica che non si arrende, e Adriano “Woodstock” Scala, detective geniale quanto imprevedibile, mettono in piedi la Baskerville: un’agenzia investigativa più coraggiosa che solida, con una bacheca vuota e conti in rosso.

Il primo cliente arriva come un destino: un uomo denuncia la scomparsa della sorella, Veronica Attanasio. Di lei, nel sottobosco romano, si mormora molto: nel giro BDSM è nota come Missy Lutezia, escort che sceglie i clienti e non il contrario.

Il giorno dopo, il leader di un movimento dell’estrema destra istituzionale riceve una lettera minatoria firmata “Nuove Brigate Rosse”: la politica irrompe nel caso e lo rende incandescente. Seguendo la scia di Veronica da Roma a Milano, Chiesa e Woodstock scoprono che la donna custodiva video compromettenti: materiale capace di far saltare carriere, alleanze e vecchi patti di omertà.

Intanto, nei quartieri più duri, ronde neofasciste picchiano nel silenzio generale: i due filoni — scomparsa e violenza politica — si intrecciano fino a delineare una rete dove criminalità comune, servizi deviati e nostalgie eversive si stringono la mano. Più scavano, più gli indizi riportano agli anni Settanta, a una memoria tossica che non ha mai smesso di lavorare nell’ombra.

Giorda orchestra un’indagine a due voci: Chiesa, sardonico e ferito, che sta in piedi grazie a una disciplina tutta sua; Woodstock, estro, deduzioni fulminanti e un modo laterale di guardare la scena. Tra pedinamenti, stanze d’albergo troppo pulite, archivi che bruciano e telefoni che cadono nella rete sbagliata, “Giorni di piombo” alterna colpi di scena e lampi comici, fino a un finale in cui la verità non assolve nessuno: mostra soltanto quanto il presente sia ancora ostaggio dei suoi fantasmi.

“Implacabile” di Christopher Bollen (Bollati Boringhieri, 11 novembre)

Nel cuore del deserto egiziano, sulle rive del Nilo, il Royal Karnak è un hotel che ha conosciuto tempi migliori. Le pareti portano l’eco di un lusso sbiadito, e tra i suoi ospiti spicca Maggie Burkhardt, ottantun anni, vedova di Milwaukee.

Dietro l’apparenza gentile della “signora della stanza 309” si cela un carattere ossessivo: Maggie ha un impulso irrefrenabile a “rimettere a posto” le esistenze degli altri, un desiderio di controllo che maschera sotto l’affabilità e la cortesia. La sua vita sembra scorrere placida finché, un giorno, al Royal Karnak arrivano Tess, giovane madre dal volto inquieto, e il figlio Otto.

In loro Maggie riconosce qualcosa che le manca: una nuova possibilità di essere necessaria, di avere uno scopo. Ma ciò che nasce come gesto di protezione si trasforma presto in un legame ambiguo, fatto di manipolazioni sottili, dipendenze e gelosie. La donna che si crede benefattrice si rivela presto un burattinaio: un’instancabile architetta di vite altrui. Eppure Maggie non è l’unica a osservare, né l’unica a mentire.

Qualcuno al Royal Karnak sembra conoscere il suo passato, quello scandito da soggiorni improvvisamente interrotti e da persone “sistemate” in modo irreversibile. Inizia così un gioco mentale di inganni e sospetti, dove vittima e carnefice cambiano continuamente posto.

Con “Implacabile”, Christopher Bollen firma un thriller psicologico di rara eleganza: un romanzo sul potere e sulla paura, sulla vecchiaia come maschera e come minaccia. Nelle mani di Bollen, la grazia diventa strategia, la solitudine una forma di crudeltà — e ogni gesto gentile, un passo più vicino al precipizio.

“Kill Creatures. Bugie che uccidono” di Rory Power (Mondadori, 4 novembre)

Una notte d’estate, quattro amiche — Nan, Luce, Edie e Jane — si lasciano alle spalle il sonno pesante della provincia per un’ultima fuga. Rubano una barca, scivolano nel fiume e si tuffano nel buio. Al mattino, solo Nan torna a casa. Le altre tre spariscono come inghiottite dall’acqua. Nessuna traccia, nessuna risposta. Solo il fiume, muto e pesante, a custodire il suo segreto. Un anno dopo, durante la veglia per commemorare le scomparse, il miracolo: dalle acque riemerge il corpo di una ragazza.

È Luce. È viva, o almeno così sembra. La cittadina esplode in grida e abbracci, ma Nan resta immobile. Sa che quel ritorno è impossibile. Perché lei c’era, quella notte. E sa cosa è successo davvero, nel momento in cui la loro amicizia ha smesso di essere un rifugio ed è diventata un campo di battaglia.

Da quel giorno, Nan è prigioniera di una colpa che non riesce a confessare, mentre il mondo intorno a lei si deforma in un labirinto di ricordi e ossessioni. Ogni dettaglio della realtà si incrina: lo sguardo di Luce, i silenzi del fiume, le voci che si insinuano nella mente. Rory Power intreccia thriller e incubo, adolescenza e ferocia, in un racconto dove la linea tra ciò che è successo e ciò che si crede di ricordare si sfalda come un sogno all’alba.

Kill Creatures” è una discesa ipnotica nel buio dell’amicizia, dove la verità non redime ma divora — e ogni legame, anche il più puro, nasconde una fame che non si può placare.

“La lunga ombra” di Celia Fremlin (Sellerio editore Palermo, 11 novembre)

Nella quiete gelida della campagna inglese, Imogen affronta il suo primo Natale da sola. Il marito Ivor, un tempo professore celebre e despota domestico, è morto da poco in un incidente d’auto. Tutto intorno a lei sembra sospeso: la casa grande e vuota, le finestre che riflettono la neve, il silenzio rotto solo dal ticchettio dell’orologio. Poi, nel cuore della notte, il telefono squilla.

Una voce sconosciuta — fredda, implacabile — la accusa di aver ucciso Ivor. Da quel momento, ogni cosa cambia. La casa, che doveva essere rifugio, si trasforma in teatro di ombre. I parenti iniziano ad arrivare per le feste: i figli, i nipoti, gli amici del defunto, perfino l’amante di un tempo.

Tutti con buone intenzioni, tutti con qualcosa da nascondere. Gli ambienti si riempiono di sussurri, di occhi che scrutano troppo, di gesti che sembrano innocenti e non lo sono. Tra la bottiglia di whisky lasciata accanto alla vecchia poltrona di Ivor e un costume da Babbo Natale che riappare misteriosamente, la tensione cresce come una febbre.

Chi mente? Chi manovra le apparenze? E cosa nasconde davvero la morte del professore? Celia Fremlin orchestra un thriller domestico dallo humour corrosivo, dove ogni dettaglio diventa minaccia e il calore del Natale si tinge di gelo.

La lunga ombra” è il ritratto di una donna costretta a guardare in faccia i fantasmi del proprio matrimonio — e a scoprire che la verità, una volta liberata, non fa rumore: solo il suono secco di un ramo che si spezza sotto la neve.

“Bumerang” di Daniel Sanzone (La nave di Teseo, 7 novembre)

Scampia, 8 dicembre. Una ragazza cammina con il suo cane, Colt, quando un colpo secco squarcia il silenzio del quartiere. Il cane cade a terra, ucciso da un proiettile sparato con precisione chirurgica. Nessuno ha visto nulla, nessuno sembra sapere. Ma quel colpo, all’apparenza casuale, è l’inizio di un vortice che travolgerà la città. Il commissario Mirco Del Gaudio, ancora segnato da un incidente che lo ha costretto a fermarsi, torna in servizio proprio mentre le tensioni tra i clan Carlino e Monfrecola minacciano di esplodere in una nuova guerra di camorra.

L’inchiesta sul “cecchino di Scampia” si intreccia così con una rete di vendette, interessi e alleanze fragili: un video virale, un doppio omicidio, un Natale che odora di polvere da sparo. Mentre Del Gaudio cerca di rimettere insieme i pezzi della propria vita privata — un matrimonio spezzato, un figlio lontano, una fede nella giustizia ormai incrinata — Napoli lo inghiotte in un dedalo di vicoli e verità deformate.

Ogni passo in avanti sembra un ritorno al punto di partenza, come un bumerang che colpisce chi lo lancia. Daniele Sanzone firma un noir potente e contemporaneo, in cui la città non è solo scenario ma personaggio vivo, pulsante, ambiguo.

Bumerang” è la storia di una caccia che diventa resa dei conti, di un uomo che si misura con il male e con la propria ombra, in una Napoli dove la giustizia non redime — si vendica.

© Riproduzione Riservata