In queste settimane si parla tanto del divieto pressoché assoluto all’uso degli smartphone in ambiente didattico che, in Italia, dall’anno scolastico in partenza sarà esteso a tutti gli studenti, dalla primaria alle superiori. Ma il nostro Paese non è l’unico ad aver normato questo aspetto in modo dettagliato e rigoroso. Al contrario, siamo in buona compagnia. Secondo il Global Education Monitoring (GEM) dell’UNESCO, alla fine del 2023 ben 60 sistemi educativi, pari al 30% del totale globale, avevano già bandito i cellulari dalle scuole, attraverso leggi o politiche ad hoc. Ed entro la fine del 2024, altri 19 paesi hanno adottato misure simili, portando il totale a 79.
Dove gli smartphone vengono vietati a scuola
Insomma il “movimento” anti-smartphone a scuola cresce e si diffonde a macchia d’olio in diverse parti del mondo. Includendo fra i suoi membri anche economie avanzate come Corea, Cina, Gran Bretagna, Francia. Così come diversi stati americani, tra cui la California. Stiamo parlando di alcuni dei luoghi da cui è nata e si sta alimentando la diffusione dei device personali e delle piattaforme che invitano le persone a passarci ore su ore.
Tutti questi Paesi si stanno muovendo in risposta a esigenze ormai difficili da ignorare e sostenute da numerosi studi scientifici: il problema non è solo la distrazione che può generare durante l’orario delle lezioni, ma anche gli effetti a lungo termine come dipendenza, ansia, depressione, deficit cognitivi e relazionali che sono connessi ad un abuso dei dispositivi e dei servizi a cui permette di accedere.
A fare il punto della situazione è il portale Skuola.net, che ha raccolto i dati sulle nazioni in cui il divieto è già in vigore, con regole che cambiano da contesto a contesto ma che, nella sostanza, puntano tutte nella stessa direzione.
Il rapporto tra smartphone a scuola e calo apprendimento
Non a caso lo spunto di partenza, che muove praticamente tutti gli Stati coinvolti, sono le evidenze ormai note di diversi studi scientifici svolti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che hanno rilevato una corrispondenza tra l’utilizzo del telefono in aula e un calo negli apprendimenti.
A questi, c’è poi da segnalare una ricerca tutta italiana, firmata dall’Università Bicocca di Milano, che dimostra come l’uso intensivo degli smartphone e dei social non solo riduca l’attenzione in classe, ma influisca negativamente sullo sviluppo umano dei giovani in senso generale. Tradotto: gli smartphone distraggono, compromettono la capacità di concentrazione e, troppo spesso, alimentano disturbi e dipendenze.
La decisione in Italia
Cosicché, a molti governi è sembrato necessario correre ai ripari. Un intervento che, alla vigilia dell’anno scolastico 2025/26, in Italia si è tradotto nella già citata estensione del divieto di utilizzo degli smartphone in classe, anche alle superiori. Da un punto di vista pratico, saranno le singole scuole a dover decidere come applicare la norma e le conseguenti sanzioni per i trasgressori: assisteremo quindi a varie soluzioni, dal semplice divieto verbale all’obbligo di consegna dei dispositivi nelle mani di docenti e personale scolastico all’ingresso in aula, passando per l’installazione di armadietti in cui riporli autonomamente.
Le misure prese in Europa
Va però detto che, in Europa, l’idea che questa tecnologia debba entrare nelle aule in modo regolato e ponderato ha preso forma già da parecchio tempo. Ad esempio, nel 2024 il governo olandese ha esteso il divieto di smartphone, smartwatch e tablet a tutte le scuole primarie e secondarie. Un passo deciso per ridurre le distrazioni e potenziare le prestazioni scolastiche degli studenti, portando il Paese in una nuova fase di contrasto alla sovraesposizione digitale.
E non è un caso isolato. In altri Paesi europei come la Germania, la Polonia, la Danimarca, il Portogallo e la Croazia, le scuole hanno ormai piena autonomia nello stabilire delle proprie politiche per quanto riguarda i telefoni, con molti istituti che scelgono di limitarne fortemente l’uso. Mentre in Spagna, per dare un senso collettivo alle misure, quasi tutte le 17 comunità autonome hanno introdotto divieti in materia, eccezion fatta per Paesi Baschi, La Rioja e Navarra.
Perché gli smartphone vanno vietati nelle scuole
In tutti i casi elencati – specifica l’OCSE – la causa principale del divieto riguarda proprio la volontà di ridurre le distrazioni e di garantire un migliore ambiente di apprendimento, come indicato in numerosi studi internazionali che sottolineano i rischi per la salute mentale e il benessere degli studenti legati all’uso eccessivo della tecnologia.
In Francia, invece, il divieto è arrivato sulla base di studi svolti dal Ministero dell’Istruzione, che hanno portato all’attenzione del governo un fatto ormai assodato: gli smartphone riducono la qualità delle interazioni sociali e la concentrazione in aula, spingendo così alla decisione di combatterli.
Ecco perché Oltralpe, il divieto di utilizzo esiste addirittura dal 2018, ed è valido sia nelle scuole primarie che secondarie di I grado, al fine di garantire un ambiente di apprendimento più sano. Anche la Grecia, seguendo la tendenza crescente in Europa, ha adottato misure simili, rispondendo al bisogno di tamponare l’invasività della tecnologia sulle nuove generazioni.
L’esempio inglese
Anche nel Regno Unito varie ricerche hanno evidenziato gli effetti negativi degli smartphone sulla mente dei giovani. Tra i tanti, il rapporto della Children’s Commissioner inglese – che ha rilevato che il 69% dei bambini di età compresa tra gli 8 e i 15 anni trascorre fino a tre ore al giorno utilizzando un dispositivo abilitato a Internet – ha spinto il Ministero dell’Istruzione ad agire di conseguenza, adottando linee guida che prevedono il bando totale dei dispositivi per tutta la permanenza degli alunni nel perimetro scolastico. Qui, però, la decisione finale sulle modalità di attuazione delle norme spetta ai vari presidi.
Non solo: in Inghilterra spesso è su impulso delle comunità cittadine, come anche degli stessi Sindaci, che nascono progetti che viaggiano nella stessa direzione. A Woodbridge, nel Suffolk, per esempio, è stato lanciato il progetto ‘Smartphone Free Childhood’, che si batte per un divieto all’accesso ai social media per i minori di 16 anni e una limitazione all’uso degli smartphone per i bambini sotto i 14 anni.
La situazione negli Stati Uniti
Ma non è solo l’Europa a impegnarsi in questa direzione. Anche negli Stati Uniti, il bando per gli smartphone sta prendendo piede. In California, patria della Silicon Valley, è stato introdotto il “Phone Free School Act”, che cerca di contenere il protagonismo degli smartphone a scuola, muovendo da riscontri scientifici sui seri rischi per la salute mentale degli studenti.
Allo stesso modo, in Texas, una legge varata di recente ha introdotto il divieto di uso dei device personali durante l’intera giornata scolastica, comprese le pause e i momenti di pausa. In Florida, poi, l’uso degli smartphone è vietato in tutte le scuole del sistema educativo K-12, che comprende le scuole elementari, medie e superiori.
Più in generale, pure Oltreoceano la via maestra è quella di emettere solo delle linee guida, lasciando che le scuole definiscano in autonomia come – e se – applicare il divieto. Nello stato dell’Indiana, ad esempio, spetta ai consigli scolastici redigere e pubblicare misure specifiche al riguardo: in base a queste, gli studenti possono accedere o meno ai loro telefoni durante il pranzo e nei momenti di pausa.
Le decisioni in Asia
Sempre al di fuori dei confini europei, anche in Asia diversi Paesi hanno preso provvedimenti contro l’uso degli smartphone nelle scuole. Nel 2021, il Ministero dell’Istruzione cinese ha vietato a tutti gli studenti delle scuole primarie e secondarie di portare dispositivi mobili a scuola senza un permesso scritto da parte dei genitori.
Anche qui, uno studio condotto da Jen Chun Wang, un ricercatore della “National Kaohsiung Normal University” ha messo bene in evidenza come l’uso eccessivo degli smartphone possa compromettere la concentrazione e le prestazioni scolastiche degli studenti.
Restando in Cina, sul medesimo crinale va sicuramente citato pure l’esempio della città di Zhengzhou che, di recente, ha ulteriormente limitato l’uso dei telefoni nelle scuole primarie e secondarie, richiedendo che i genitori forniscano il consenso scritto per cui un telefono è necessario per motivi pedagogici.
In Giappone, ad aprire un varco è stato uno studio condotto dalla “NTT Docomo Inc.’s Mobile Society Research Institute”, che ha dimostrato come il possesso di uno smartphone in età infantile può portare a serie complicazioni nella futura vita scolastica (e non solo). Ecco perché, per dire, la città di Toyoake ha proposto una linea guida che raccomanda di limitare l’uso degli smartphone a due ore al giorno, con un coprifuoco fissato dalle ore 21:00 per i bambini e dalle 22:00 per gli adulti.
Anche in Corea del Sud si è corsi ai ripari. Specie dopo diverse ricerche che, di nuovo, hanno evidenziato come l’uso dei social media influenzi negativamente la vita quotidiana degli studenti: per esempio, è stato evidenziato come il 22% di loro sperimenti ansia quando non ha accesso ai social media. Così, è stata approvata una legge che vieta l’uso degli smartphone a partire dalle aule scolastiche, con l’entrata in vigore prevista per marzo 2026.
Smartphone vietati a scuola: altri casi nel resto del mondo
L’Australia ha fatto ancora di più, varando sul finire del 2024 una legge per impedire agli under 16 l’uso dei social media, spingendo verso una gestione più rigorosa della presenza online tra i giovani e, di riflesso, arginando l’utilizzo senza freni degli smartphone, per prevenire possibili ripercussioni per la salute mentale di ragazze e ragazzi.
Qualcosa di simile è avvenuto in India, dove molte scuole hanno adottato prescrizioni per combattere l’abuso dello smartphone, nonostante l’assenza di una legge nazionale specifica: in diversi casi si è passati da divieti totali a regolamentazioni strutturate, nel tentativo di trovare un certo equilibrio.
Infine, menzione speciale per il Bangladesh, vero pioniere nel contrasto ai telefonini in classe. Qui, il divieto esiste dal lontano 2011, inizialmente limitato agli insegnanti. Ma nel 2017 è stato esteso anche agli studenti, con l’obiettivo di migliorare l’ambiente educativo e ridurre le distrazioni in aula.
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