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Come scegliere i libri giusti per il prossimo anno scolastico, consigli per gli insegnanti

In questo scorcio di fine anno scolastico gli insegnanti di ogni ordine e grado di istruzione sono impegnati a scegliere tra i libri proposti dalle varie case editrici il più valido per lo studio della materia e quindi alla sua adozione. Un compito tutt’altro che facile da risolvere per gli insegnanti non solo perché la selezione solitamente avviene sia in base alle convinzioni didattiche, ai gusti personali di ogni insegnante della materia quanto perché – almeno per le superiori e per alcune materie come la letteratura italiana – gioca un ruolo fondamentale la strutturazione dei testi, sulla cui impostazione le idee degli addetti ai lavori e degli insegnanti non sono univoche.

Ha sollevato tra gli insegnanti e non solo contrastanti opinioni, per esempio, il confezionamento dell’antologia di letteratura italiana per le superiori “Cuori intelligenti”, di Claudio Giunta – professore di Letteratura italiana all’Università di Trento, – perché si sofferma più sugli autori contemporanei che sulla triade trecentesca Dante, Petrarca e Boccaccio, considerati classici insostituibili per la loro profondità delle loro opere. Da un lato si colloca chi difende i suddetti autori, sostenendo la loro insostituibilità, anzi la loro attualità, dall’altro i favorevoli ad antologizzare gli autori più recenti concedendo poco spazio agli autori dei secoli scorsi.

Comunque, al di là del libro di Giunta, il taglio generalmente dato ai libri di storia della letteratura italiana è sotto l’occhio del ciclone perché presentano passi antologici dell’autore troppo brevi, mentre sono accompagnati da lunghe analisi del testo, il che non è un buon approccio degli studenti  all’educazione alla lettura, con molteplici riflessi negativi. “Il commento di un testo non deve schiacciarlo –  ha affermato in proposito il professor Luca Serianni, filologo, ordinario di Storia della lingua italiana a La Sapienza di Roma – E il testo non è da sottoporre ad una griglia interpretativa rigida” in quanto non invoglia a leggere i brani degli autori. La disabitudine alla lettura provoca fenomeni diversi come “l’analfabetismo di ritorno” e una sempre crescente genericità nell’uso della lingua. Naturalmente l’impoverimento del vocabolario(non delle parole rare, ricercate, bensì di quello corrente) dei parlanti e degli scriventi permette di esprimere meno sfumature concettuali e sintattiche. D’altra parte – non sempre per colpa sua – la scuola stimola meno di un tempo a leggere.

Ecco perché da anni ormai si va diffondendo il cosiddetto “italiano standard” che impedisce la formazione del cosiddetto “lettore colto”. E questo, più in generale, causa serie  conseguenze anche sul modo di pensare. In conclusione, un sapiente equilibrio tra autori antologizzati e la sobrietà di analisi critica del testo sono elementi decisivi nella formazione degli alunni, per lo sviluppo delle loro capacità di argomentazione e per evitare di creare in futuro generazioni non in grado di esprimere un ragionamento e  conseguenze negative anche sul modo di pensare.

 

Giuseppe Sangregorio

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