Il latino: una “lingua morta” o utile ancora oggi? Venerdì 8 aprile si svolge la seconda edizione della “Giornata mondiale della Lingua Latina“. E’ utile studiare ancora il latino nelle scuole superiori? A chiederselo non sono soltanto gli studenti di terza media impegnati a decidere quale corso di studi intraprendere, ma intellettuali, scrittori, giornalisti.
5 buoni motivi per cui si dovrebbe studiare il latino a scuola
Secondo Nicola Gardini, insegnante di letteratura italiana ad Oxford e autore del libro “Viva il latino. Storia e bellezza di una lingua inutile” il latino è una lingua tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità, lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. Il giornalista e scrittore Giovanni Fighera sul settimanale “Tempi” ha analizzato a cosa serva il Latino oggi. Riprendiamo alcuni passaggi del suo articolo, riassumendoli in punti, capaci di sintetizzare i motivi per cui è utile studiare questa “lingua morta”.
Aiuta a comprendere la realtà
La conoscenza del Latino permette di apprezzare maggiormente molti aspetti della realtà. Ma quali? Solo lo studio e l’esperienza possono testimoniarlo a ciascuno. Anticipo, però, che bisogna avere il coraggio di far fatica, di impiegare tempo (come per la volpe del Piccolo principe), anche quando non se ne comprendono appieno le ragioni. Bisogna avere il coraggio di spendere del tempo per imparare bene la disciplina.
Sviluppa la logica
Lo studio di una lingua antica e morta insegna a ragionare e sviluppa la logica. Chiaro che la motivazione non regge e i ragazzi comprendono l’inadeguatezza della risposta. Perché non imparare a ragionare con altri metodi meno faticosi e più allettanti?
Ecco perché il latino è una lingua che ci insegna a vivere ancora oggi
Molto spesso in classe si ripetono a memoria nozioni apparentemente inutili, perché studiare il latino è così importante? Ce lo spiega il Professor Ivano Dionigi
Aiuta a conoscere le proprie radici
In primo luogo, l’esperienza mi insegna che il Latino spalanca la comprensione del presente come epoca che è figlia di un passato. La nostra tradizione occidentale ha le sue radici nella cultura greca, in quella romana e in quella cristiana. Il ragionamento, la filosofia, il gusto della bellezza, etc. sono in gran parte eredità lasciataci dai Greci, il diritto, il senso dell’unità dello Stato, etc. provengono dai Romani, l’avvenimento cristiano ha, poi, introdotto una nuova concezione della persona, della civiltà, della società, etc.
Quindi, studiare la civiltà, la letteratura e la lingua latine significa conoscere le proprie radici, è un po’ come conoscere meglio un proprio genitore. Permette di cogliere ciò che accomuna l’uomo di oggi all’uomo antico e, nel contempo, introduce alla comprensione del cambiamento avvenuto nei secoli.
Illumina il linguaggio e le parole
La lingua e la parola raccontano la storia di una civiltà, dell’evoluzione umana, della cultura di un popolo. Vorrei qui addurre un solo esempio. Pensiamo al vocabolo «cultura». Il fascino di una parola risiede nel fatto che essa descrive una storia, racconta una parte dell’avventura umana. Il verbo latino colo, che è alla base della parola «cultura», sottolinea e descrive il passaggio dell’uomo dalla condizione nomade a quella sedentaria. Il verbo significa «coltivare», «abitare», «venerare».
Un popolo che diventa sedentario ha imparato a coltivare la terra, la abita e venera le divinità del luogo. Nel termine «cultura» risiede questo radicamento nelle proprie origini e nella propria terra, senza il quale non è possibile crescere e dare frutti. Da questo radicamento scaturisce la possibilità di trarre linfa vitale, ovvero la possibilità di germogliare, di crescere nel fusto e di dare frutti buoni. Capiamo allora che la cultura non ha a che fare con la conoscenza di tante componenti della realtà, ma deriva da un passato (il terreno in cui siamo cresciuti, la tradizione) e si apre ad una domanda sul presente e sul futuro.
Permette di conoscere i grandi autori del passato
La lettura delle grandi opere della letteratura latina, di Virgilio, di Orazio, di Seneca, di Cicerone (per citare solo qualche nome illustre) permette di incontrare i «grandi del passato», di confrontarci con loro (come scrive Machiavelli nella lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513), di scoprire il loro pensiero, i loro vertici artistici.
Credo che lo studio delle lingue classiche andrebbe considerato anche da un diverso punto di vista. E’ importante mantenere lo studio del latino e del greco, soprattutto perché parliamo dello studio di entrambe, e non di una qualsiasi delle due, e per un motivo molto semplice: forniscono insegnamenti complementari. La lingua latina, con la sua spiccata aderenza alle regole grammaticali, è ideale per insegnare il rigore; al contrario la lingua greca, che ha circa diecimila radici verbali contro i due-trecentomila vocaboli delle lingue moderne, per cui i termini greci hanno una moltiplicità tra le più varie di possibili significati, si presta ad insegnare la creatività. Una delle due ci dà gli strumenti per imparare a rispettare gli schemi, l’altra per superarli. Se studiate bene, naturalmente.
In che senso lo studio del latino aiuta a comprendere la realtà?