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Italia, “fanalino di coda” dell’istruzione in Europa

L’Italia è il fanalino di coda nell’istruzione universitaria e media superiore dei Paesi EU. Lo rivela l’indagine Eurostat 2013 che ha reso noti i risultati sullo stato dell’istruzione universitaria nei 28 paesi membri. Dai dati si comprende che il nostro Paese si colloca al penultimo posto – primo della Grecia – per numero di laureati. Infatti, solo il 23,9% degli italiani tra i 30 e i 34 anni possiede un titolo accademico, contro la media europea che si attesta sul 37,9%(Germania 33,1%, Francia 44%, Regno Unito 47,6%).

Una posizione al di sotto delle aspettative fissate dall’Unione Europea per il 2020, anno in cui tutti gli stati dell’eurozona dovrebbero raggiungere l’obiettivo minimo del 40% di laureati. Al contrario per il futuro del nostro Paese non si intravedono miglioramenti, anzi dal 2008 a oggi ci sono state 66mila immatricolazioni in meno(7%). Un distacco destinato a crescere poiché l’Italia si pone come obiettivo per il 2020 il raggiungimento del 26-27% di laureati, il livello più basso tra quelli degli altri Paesi europei per cui il divario con il resto d’Europa è destinato ad aumentare.

In tale prospettiva un campanello d’allarme sulle carenze del sistema universitario italiano giunge dal rapporto dell’Agenzia nazionale per la valutazione universitaria che sottolinea il calo delle immatricolazioni nelle università della Penisola – e conseguentemente dei laureati nei prossimi anni – che in media negli ultimi dieci anni si aggira intorno al 20%, con punte che sfiorano il 30% nel Sud.

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Non va meglio per l’istruzione secondaria superiore per due motivi: in primo luogo perché solo il 30,5% dei diplomati trova un posto di lavoro dopo tre anni (eccetto quelli degli istituti tecnico-professionali per i quali la percentuale sale al 40,2%) e in secondo luogo per l’elevato numero degli abbandoni scolastici prima che gli studenti completino il loro indirizzo di studio.

Nel 2012 il distacco dalla media europea era del10,4%, salito al 14,4% lo scorso anno. Nessuno stupore, quindi se in Italia l’occupazione dei diplomati si aggira intorno al 30,5% a tre anni del conseguimento del titolo contro il 59,8% medio Ue (il 67% della Germania).

Giuseppe Sangregorio

 

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