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Il latino “fa curriculum”, ecco i test per avere la certificazione

Dopo le prime sperimentazioni, adesso il test per la certificazione ufficiale legata al latino potrebbe essere preso in considerazione dal Miur

MILANO – Da “lingua morta” a lingua ritenuta dalle aziende “segno di apertura mentale”. Parliamo del latino, la lingua di Cicerone spesso bistrattata e sottovalutata per la sua poca utilità dal punto di vista pratico. La lingua dei classici è stata oggetto di sperimentazione di test ideati dalla consulta dei professori universitari di latino (Cusl) e in Liguria e Lombardia a partire dal 2011. Adesso, si valuta la possibilità di  proporre un modello nazionale al Ministero dell’Istruzione per far diventare la certificazione ufficiale.

CERTIFICAZIONE IN LATINO – Proprio come accade per l’inglese, con questo test è possibile far valutare con strumenti riconosciuti il proprio livello di conoscenza del latino. Il test per la certificazione della lingua latina aveva coinvolto nel 2014 oltre 400 liceali a Milano. Dopo gli esprimenti di Silvana Rocca e Guido Milanese, uno dei due responsabili nazionali della Cusl e professore alla facoltà di scienze linguistiche della Cattolica, il progetto si è esteso in Piemonte, Sicilia, Veneto e a Trento e Ferrara. Ecco come funziona: l’Ufficio scolastico regionale firma un protocollo con la Consulta Universitaria degli Stuti latini che diventa l’ente certificatore. In primavera i ragazzi degli ultimi due anni del liceo possono sottoporsi alla prova. Chi passa il test ottiene la certificazione, che per ora è divisa in due o tre livelli a seconda delle regioni.

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COME FUNZIONA – Il test non prevede testi da tradurre, almeno per quanto riguarda i primi tre dei quattro livelli della certificazione (A1, A2 e B1), ma esercizi che serviranno a dimostrare di aver capito o meno un testo. Ad esempio, i ragazzi sono invitati a trasformare delle frasi da una forma linguistica a un’altra (tipo dall’attivo al passivo), affrontare delle domande vero o falso e completare i buchi di un testo con le parole giuste. La fase del progetto prevede ora che la Consulta trovi un modello nazionale, da proporre a tutti gli uffici scolastici regionali o addirittura al Ministero dell’Istruzione per far diventare la certificazione ufficiale.

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