Sei qui: Home » Istruzione » “Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp”, il valore del tempo e del saper aspettare

“Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp”, il valore del tempo e del saper aspettare

Fra le tracce della tipologia C della Prima prova agli esami di Maturità c'era il testo di Marco Belpoliti, "Elogio dell'attesa nell'era di Whatsapp", attuale ed utile a comprendere tanti dei problemi del nostro tempo.

Gli esami di Maturità sono cominciati questa mattina con una Prima prova scritta che ha racchiuso tanti spunti attuali ed interessanti in ciascuna delle tipologie previste.

In questo articolo approfondiamo una delle tracce della tipologia C, il tema di attualità, che ha preso spunto da “Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp” per spingere gli studenti ad un’ampia riflessione sulla concezione del tempo e delle attese in quest’epoca caratterizzata da iperconnessione e rapidità.

La traccia

Al centro della seconda traccia di tipologia C c’è proprio “Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp”, un articolo pubblicato su La Repubblica dallo scrittore e critico letterario Marco Belpoliti:

Attesa: il tempo passato ad attendere, un tempo sospeso, vitale per la nostra concentrazione, eppure sempre più minacciato. Ed è su tale minaccia, e sulle conseguenze che essa può generare, che si concentra la riflessione del giornalista e critico letterario Marco Belpoliti.

Nel suo articolo dal titolo Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp, pubblicato il 30 gennaio 2018 dal quotidiano La Repubblica, egli parte da un assunto incontrovertibile: “C’è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato”. E subito dopo si pone – e ci pone – un interrogativo: oggi, nell’era di WhatsApp, del botta e risposta, “chi ha tempo di attendere e di sopportare la noia?”.

“Elogio dell’attesa”. Nell’era di Whatsapp siamo ancora capaci di aspettare?

Partendo dall’articolo di Belpoliti, ormai divenuto celebre, si potrebbero introdurre innumerevoli spunti di riflessione. Nel suo testo, l’autore indaga la natura dell’attesa, grande sconosciuta del nostro tempo, guardandola da diverse angolazioni, da quella individuale a quella collettiva, da quella psicologica a quella artistica.

Infatti, “Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp” coniuga due tematiche fondamentali del nostro tempo, unendo quasi due anime: la concezione del tempo e lo sviluppo della tecnologia.

Pensiamo a tutti gli autori che hanno fatto dell’attesa il punto chiave della loro opera: ve ne verranno subito in mente almeno due, con “Aspettando Godot” di Samuel Beckett e “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust. Ma poi Virginia Woolf, Franz Kafka, Albert Camus…

Saper attendere significa essere consapevoli dei propri limiti e, soprattutto, dei limiti del tempo che abbiamo a disposizione, che non è eterno, e non va sprecato. Saper attendere significa godersi il vuoto che nasce fra un impegno ed un altro, il momento che separa il primo appuntamento dal secondo, la riflessione che nasce nell’istante in cui, aspettando, ripensiamo alla giornata trascorsa, ci crogioliamo nel ricordo come Proust o sogniamo e immaginiamo come Kafka.

Iperconnessioni

Al di là dell’interesse dell’argomento limitatamente alla traccia d’esame, “Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp” costituisce un meraviglioso esempio di riflessione sul tempo e sui limiti che la tecnologia ci pone dinanzi agli occhi ogni giorno, sebbene spesso non siamo in grado di rendercene conto.

Quando siamo in costante connessione con il mondo circostante, ma allo stesso tempo incredibilmente distanti, non esercitiamo l’arte della pazienza. Non siamo più capaci di aspettare. Abbiamo bisogno di risposte solerti, visualizzazioni immediate e like.

E così, molto più rapidamente di quanto immaginiamo, perdiamo il contatto con la realtà e con le relazioni genuine – e reali – che potrebbero nascere se solo rallentassimo e aspettassimo il giusto tempo. Perché se c’è una verità che Marco Belpoliti ci insegna con il suo “Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp”, questa è senza ombra di dubbio che esiste un tempo per ogni cosa.

Le parole di Marco Belpoliti

Ai microfoni di Radio Capital, questa mattina, l’autore di “Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp” ha commentato la scelta di un suo pezzo come traccia d’esame con queste parole:

“Anche io ho avuto i miei 15 minuti di celebrità. Sono rimasto sorpreso perché non è certo un capolavoro, ho scritto un articoletto di cui ricordo poco o niente. Tant’è che un amico me lo ha mandato per foto ma non si legge nulla. Si vede che qualcuno è rimasto colpito dall’argomento che ho affrontato, Whatsapp ormai è la nostra ossessione. Anche io uso solo quello.

E se non riceviamo una risposta immediata parte subito il dubbio, forse non mi ama più, non mi rispetta più. Comunque, ora devo ritrovare il mio articolo e rileggerlo”.

© Riproduzione Riservata