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Alternanza scuola-lavoro? Ai ragazzi piace se è lunga, inclusiva e coerente con gli studi

Secondo l’ultimo rapporto di Skuola.net sull’ASL, il 60% degli studenti ripeterebbe l’esperienza di alternanza svolta su un luogo di lavoro. Ma quali sono gli aspetti che rendono positiva l’alternanza?

MILANO – La ricetta per migliorare l’alternanza scuola-lavoro? Puntare soprattutto sulla sostanza, sulla qualità dei progetti. E solo dopo, eventualmente, garantire esperienze più lunghe. È questo il messaggio che si può ricavare dall’annuale monitoraggio di Skuola.net sull’alternanza, effettuato su 6mila studenti dell’ultimo triennio delle superiori alla fine dell’anno scolastico 2017/2018. Il nuovo Governo sembra intenzionato a mettere mano all’alternanza, modificandone contenuto e obiettivi, il prima possibile. Come, però, ancora non è chiaro. Si potrebbe partire ascoltando quanto ha raccontato quel 60% di ragazzi, coinvolti dall’indagine, che ha promosso a pieni voti la propria alternanza e che, potendo, ripeterebbe l’esperienza anche domani.

Alternanza in azienda

Confrontando le loro impressioni con il dato generale, appare subito evidente lo scarto quando si parla degli aspetti più concreti dell’alternanza. Della vita in azienda. Perché, ad esempio, quasi 1 su 3 dei ‘soddisfatti’ (31%) ha lavorato con il team su compiti principali (la media complessiva, aggiungendo gli altri studenti, si ferma al 25%) e solo il 18% ha fatto poco o nulla (il dato medio schizza invece al 29%). Mentre il 69% è stato affiancato da un tutor per tutto il tempo della sua permanenza in azienda (complessivamente non si va oltre il 57%). E il 61% ha trovato le attività svolte molto coerenti con i propri studi o interessi (considerando il campione totale l’apprezzamento si ferma al 40%). Per questo, alla fine, il 38% giudica lo stage molto utile ai fini dell’ingresso nel mondo del lavoro. Sembra poco, ma la media generale è solo del 26%.

Il fattore umano

Importante, però, è anche il ‘fattore umano’. Il 63% di quelli che hanno promosso l’alternanza è stato accolto molto bene dai dipendenti dell’azienda (unendo tutti gli studenti il dato si annacqua senza superare il 50%). Mentre il 68% è riuscito a instaurare un rapporto così costruttivo da spingere la struttura ospitante a chiedergli di rimanere in contatto per eventuali opportunità di lavoro future (nell’indagine generale era solo il 49%). Aspetto umano che, parallelamente, deve coinvolgere anche la scuola. Perché la bontà del progetto di alternanza da sola non basta; i ragazzi vogliono sentirsi supportati dagli insegnanti per vivere con serenità le giornate ‘lavorative’. Non è un caso che il 64% degli studenti contenti dell’esperienza ha trovato professori comprensivi che li hanno aiutati a recuperare compiti e interrogazioni (analizzando il dato generale si arretra al 57%).

Il tempo

Non vanno comunque trascurate le questioni più formali, legate ai tempi di svolgimento del tirocinio e alla gestione delle procedure. Perché i giorni passati in azienda continuano a essere una variabile determinante. Quasi 2 alternanti su 3 – il 65% – hanno trascorso fuori da scuola almeno 10 giorni (il 40% addirittura più di 15). Per avere un parametro di riferimento è sufficiente riportare il dato relativo al campione totale: solo 4 su 10 sono stati in azienda per più di 10 giorni (appena il 29% per più di due settimane). Inoltre, l’81% ha potuto scegliere tra più opportunità di stage (contro il 61% di media). Naturale, con queste premesse, che la gestione del progetto da parte della scuola venga giudicata assolutamente positiva da ben il 74% degli studenti soddisfatti di come è andata la propria alternanza scuola lavoro.

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