L’agente letterario sta allo scrittore come l’agente sportivo sta all’atleta: il suo obiettivo è quello di rappresentare le opere dell’autore presso le case editrici, negoziando un contratto vantaggioso in termini di diritti d’autore o di anticipi. Se hai un romanzo nel cassetto potresti domandarti se inviare il manoscritto direttamente a un editore o se convenga invece chiedere l’aiuto di un intermediario. In questo articolo cercherò di dare una risposta forse un po’ complessa ad una domanda semplice: l’agente è utile? E se sì come lo trovo?

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A mio avviso il valore dell’agente letterario è direttamente proporzionale alla difficoltà di farsi leggere da un editore. Va detto che gli editori, per istinto di conservazione, tendono a sfavorire occasioni di incontro con un pubblico di esordienti che rischierebbe di metterli nell’imbarazzo di essere inondati di manoscritti che poi non hanno il tempo di valutare. E non pensiate che quell’indirizzo [email protected] che avete trovato sul loro sito abbia dall’altra parte qualcuno che per tutta la vita ha atteso la vostra email: ho sempre pensato che queste caselle di posta esistono solo per evitare citofonate o improvvisate di scrittori ambiziosi. Se come me non hai agganci nel settore editoriale o non sei celebre su altri canali (Instagram, televisione, stampa) allora l’agente letterario serve eccome. Un aspetto da non sottovalutare è che un buon agente non si limita a rappresentare l’autore, ma lo aiuta anche a migliorare il suo manoscritto in un percorso quasi consulenziale che lo porta alla pubblicazione. Va da sé che un buon agente ha un network molto sviluppato, sa muoversi con agilità nel campo degli editori, delle loro collane, delle loro personalità e dai trend (leggi: dalle mode) che interessano il settore. Io stesso non mi vergogno di dire che senza il mio agente, probabilmente L’Influenza del blu non sarebbe mai stato posto sugli scaffali di una libreria.

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Sì ma come faccio a trovare l’agente migliore per me? potresti domandarti. Ecco tre consigli per metterti nelle mani di un agente serio che ti aiuti per davvero. Primo (e il più importante): l’agente letterario deve guadagnare dal suo lavoro solo se ci guadagni anche tu. Diffida dalle agenzie che ti chiedono del denaro solo per il fatto di rappresentarti e in maniera svincolata dalla pubblicazione o dalle vendite. Un buon contratto con un agente è a mio avviso un accordo nel quale lui guadagna una percentuale dalle vendite del tuo romanzo simile alla tua (un 15% ciascuno è un accordo ideale). Se il romanzo non vende e tu non hai successo, così è per lui. Se entri nelle classifiche di mezza Italia e vinci il premio Strega entrambi realizzate un guadagno. Con una forma contrattuale di questo tipo si è alleati e si combatte una battaglia sulla stessa linea del fronte. Secondo: gli agenti possono essere specializzati in un certo genere letterario: se hai scritto letteratura fortemente di genere rivolgiti ad uno di loro. Se ad esempio hai un romanzo distopico, Vicki Satlow è una delle agenzie specializzate in quel genere e ha contatti molto forti con gli editori che ci scommettono (ad esempio Fanucci o Tunué). Terzo ed ultimo: per farti un’idea, guarda gli autori rappresentati da un certo agente e con chi hanno pubblicato. Questo ti darà un’idea dell’efficacia delle relazioni che l’agente sa mettere a terra.

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Una cosa che mi ero ripromesso di fare scrivendo questi articoli, era quella di dare consigli pratici che si rifacessero alla mia esperienza di esordiente disorientato. Per questo vorrei solo aggiungere che, per quel che conta, mi sento di consigliare Lorem Ipsum: l’agenzia milanese che ha seguito me e che ha portato L’Influenza del blu ad essere pubblicato.

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