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Curiosità, perché il programma Erasmus si chiama così

L'Erasmus è un'esperienza che ti cambia la vita, ma quanti di noi conoscono la storia e il significato di questa parola

Mentre il mondo alza muri e chiude le frontiere, tanti giovani studenti scelgono di valicare i confini nazionali per andare alla scoperta di nuovi mondi e nuove culture. A incoraggiare e supportare i più giovani in questo viaggio è nato nel 1987 l’Erasmus, il programma europeo che ormai da decenni permette agli studenti di vivere un’esperienza di studio o lavoro all’estero. Un programma che fa rivivere lo spirito di tanti intellettuali, filosofi e scrittori che nel passato hanno votato la loro esistenza all’esplorazione del mondo e delle sue molteplici culture, spinti dalla curiosità e da una inappagabile sete di conoscenze. Ma il vero protagonista di questa storia, che dà il nome al programma europeo, è Erasmo da Rotterdam. 

Il significato di Erasmus

La parola “Erasmus“, oltre ad essere l’acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, rimanda al famoso teologo e umanista Erasmo da Rotterdam, nato in Olanda nel 1466. L’autore del celebre Elogio della follia fu infatti un grande viaggiatore e percorse per molti anni le rotte delle principali città europee del XV secolo con il desiderio di studiare, conoscere e approfondire le differenti culture. Dopo aver vissuto diversi anni in Francia, dividendosi fra Orléans a Parigi, Erasmo si trasferì nel 1949 in Inghilterra, proseguendo poi le sue infinite peregrinazioni in giro per l’Europa. Celebre è il viaggio che fece lungo la nostra Penisola alla scoperta delle grandi città del Rinascimento Italiano, da Siena a Bologna, fino a Napoli e Venezia. Furono queste incredibili esperienze a ispirarlo, tornato in Inghilterra, nella stesura del suo capolavoro Elogio della Follia, divertente e sferzante critica alla tracotanza umana.

Cittadini del mondo

Lo spirito di Erasmo Da Rotterdam continua a vivere oggi grazie al programma Erasmus e costituisce il segno luminoso che si può ancora immaginare un mondo fatto di tante culture. Ognuna con un proprio valore, una propria ricchezza da scoprire e preservare, ma in dialogo costante con le altre. Il segno che si può davvero pensare di essere cittadini del mondo, inseguendo il sogno interculturale del grande Erasmo da Rotterdam.

 

 

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