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La lettera di una Preside dalla zona rossa: “Cerchiamo di aiutarci e facciamo vedere al resto d’Italia la nostra forza”

Come può la scuola raggiungere gli studenti della zona rossa? Ci risponde Cecilia Cugini, dirigente dell'Istituto di Codogno, con un messaggio di grande coraggio e determinazione

Nella zona rossa le scuole rimarranno chiuse per ben due settimane e la prossima apertura – sempre che non vengano emanate nuove restrizioni – è prevista per lunedì 9 marzo. Mentre le scuole della Lombardia si organizzano per fronteggiare la chiusura forzata con lezioni telematiche e didattica a distanza, per l’Istituto di Codogno, situato nel cuore della zona rossa, le sfide da affrontare sono anche più difficili.

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Come la scuola può raggiungere gli studenti in isolamento

Abbiamo raggiunto al telefono la Dirigente dell’Istituto di Codogno Cecilia Cugini che venerdì scorso ha dovuto lasciare la scuola in fretta e furia, insieme a docenti e alunni. Giusto il tempo di assicurarsi che ragazzi e bambini arrivassero a casa, e le porte della scuola di Codogno venivano chiuse definitivamente. La Preside vive fuori dalla zona rossa e da quel giorno non ha più potuto mettere piede a scuola, neppure per accedere alla strumentazione che agevolerebbe l’avvio della scuola telematica. Gran parte dei docenti, invece, vive all’interno dell’area in quarantena, così come tutti gli studenti dell’Istituto. Ma, nonostante le difficoltà oggettive, la scuola di Codogno non si è arresa all’emergenza del Coronavirus e da ieri ha messo in campo una serie di iniziative per raggiungere gli studenti che si trovano in isolamento nelle loro case. Da Google Classroom ai podcast su whatsapp, alla possibilità di fare lezione tramite videochiamata, sono diversi gli strumenti a cui i docenti possono appoggiarsi in questo momento per raggiungere i loro alunni. Bisogna, però, considerare che non tutti i ragazzi sono dotati di PC a casa, così come non tutti gli insegnanti hanno la strumentazione adatta per avviare da casa la scuola telematica, che rischia così di perdersi qualche studente. “Poi c’è la partita dei ragazzi disabili, che possono tendenzialmente avvalersi degli strumenti già a loro disposizione. Inoltre – ci tiene a precisare la Preside – questa può essere l’occasione per avvicinare le famiglie e renderle più partecipi”. 

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Angoscia, paura e isolamento. Per affrontare questo miscuglio letale di emozioni, la comunità di Codogno deve mettere in campo tutta la sua forza e determinazione. Ma le parole di Cecilia – come si firma la Preside nella lettera che rivolge alla comunità – ci fanno pensare che nessuno a Codogno si sia arreso alla paura e il ritorno alla normalità sia un sogno in avvicinamento. 

La lettera di una Preside dalla zona rossa 

Cari tutti,

spero veramente che stiate bene (e non è una frase retorica).

Le circostanze di questi giorni, di cui non ci stiamo ancora capacitando, stanno mettendo a dura prova la nostra comunità, da un punto di vista sanitario, economico, organizzativo ma soprattutto psicologico.

[…]

La scuola sta anche studiando delle attività didattiche da fornire agli alunni che resteranno a casa in questi giorni; la chiameremo “telescuola”, e speriamo che queste vengano bene accolte dagli alunni e dalle famiglie: si cercherà di raggiungere tutti gli alunni, anche quelli che non hanno un computer a disposizione. Crediamo che mai come in questo momento l’attività di studio, di lettura e di esercizio sia importante per cercare di mantenere i nervi saldi ed essere determinati a non arrendersi, come questa comunità mi ha insegnato in questi mesi di servizio.

Non lasciamoci prendere dal panico, perché questo non cambia le cose e non fa altro che accrescere in chi ci sta vicino l’ansia e la preoccupazione. Non facciamo caso alle persone che ci additano come degli appestati e dimostriamo loro che noi siamo più forti. Evitiamo di scaricare sugli altri le nostre ansie contenendo il nostro utilizzo dei social network e moderando sempre i toni: una volta che il virus sarà debellato, le ferite provocate dalle parole dette in un momento di paura saranno molto più lunghe da rimarginare.

E soprattutto siamo solidali tra noi: se qualcuno si ammala, non lo fa certo apposta, e se rispettiamo il dolore e la preoccupazione con qualche parola di incoraggiamento, dimostriamo la nostra amicizia e la nostra vicinanza. Cerchiamo di aiutarci, facciamo vedere al resto d’Italia che questa è una comunità sana, responsabile, determinata, e che questo virus è arrivato a noi perché solo noi abbiamo la forza di contrastarlo, anche se a caro prezzo.

Vi tengo aggiornati e, anche se solo virtualmente, vi abbraccio tutti calorosamente.

Cecilia C.

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