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I vantaggi di esordire con un piccolo editore

Nel suo consueto appuntamento settimanale, Giulio Ravizza illustra quali siano i vantaggi di esordire con un piccolo editore anziché con una grossa casa editrice

Nell’articolo precedente abbiamo visto come la distinzione fra grandi e piccoli editori non abbia molto senso. Piuttosto converrebbe valutare distribuzione, editing e posizionamento di ogni potenziale interlocutore editoriale. Tenendo fermo questo punto, potrebbe esserci una convenienza significativa nell’esordire con un editore non riconosciuto come “grande” o “famoso”.
Le ragioni sono almeno due.

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Tanto per cominciare mettiti nei panni di un editore. Se ti rivolgi a chi ha nella sua scuderia scrittori già celebri o con un loro pubblico di affezionatissimi (pensa a nomi come Roberto Saviano, Maurizio De Giovanni, Stefania Auci) è probabile che investirà su di loro e non su un esordiente.

Quando mi riferisco agli investimenti editoriali penso alla pubblicità, alle presentazioni in libreria, alla pianificazione delle interviste. Mi riferisco più in generale alla personalizzazione della strategia di lancio e di mantenimento delle vendite di un romanzo. Pezzi da novanta come i nomi citati, spostano grandi volumi di vendita.  Vanno valorizzati al massimo e coccolati con cura (se cambiano editore si portano con sé una bella fetta di ricavi). Se tu stesso fossi un editore, punteresti su un esordiente come te o su di loro? La domanda è retorica, ovviamente.

Se ora pensi ad un editore meno celebre, che pubblica più esordienti e che magari guarda più alla qualità della prosa perché in cerca del suo Camilleri, la prospettiva si ribalta. Se davvero hai per le mani un testo straordinario potresti essere tu la sua scommessa. Se poi, come detto nel precedente articolo, questo editore meno famoso ha una distribuzione importante (leggi: circuito Messaggerie), una bella squadra di editor e un posizionamento di senso, allora non c’è dubbio: le vendite con lui saranno un multiplo rispetto a quello che realizzeresti con un editore più famoso. 

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Già perché il secondo elemento da considerare è questo: se, come detto, un editore celebre non punterà su di te e piuttosto investirà sui suoi pezzi da novanta, tu probabilmente non venderai molto.

E un conto e non vendere pubblicando con Giulio Ravizza Edizioni, un conto è non vendere pubblicando con Mondadori. Ora, pensa al lungo periodo, a quando la tua mano partorirà un altro romanzo. Dopo un esordio modesto (in termini di volumi) con grande probabilità il tuo grande editore non vorrà il tuo secondo testo e quindi si riaprirà la fase di ricerca di un editore. Ma come porsi davanti ad una nuova casa editrice con lo storytelling “Ho già pubblicato con uno dei più grandi editori italiani e nonostante questo non ho venduto un tubo”? In altre parole: un dossier dell’AIE rivela che solo il 4% dei libri pubblicati vende più di mille copie. Un conto è far parte del
96% con  Giulio Ravizza Edizioni, un altro conto è esserci con Feltrinelli. E vale anche il contrario: vuoi mettere che successo far parte del 4% con Giulio Ravizza Edizioni?

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Insomma, a mio avviso partire con un editore meno celebre ma con eccellenti fondamentali (distribuzione, editing, posizionamento) è la migliore delle strategie. Per dirla con la poesia di un proverbio persiano: fai piccole cose ora, così le grandi cose verranno da te e chiederanno di essere fatte.

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