Egli trasse un profondo respiro. “Sono tornato”, disse.
Questa è la memorabile fine de Il Signore degli Anelli. Ma i libri si finiscono di scrivere due volte: la prima quando, fra sé e sé, si è soddisfatti del manoscritto e la seconda dopo aver raccolto pareri, suggestioni e impressioni dai primi intrepidi che lo stampano e accettano di leggerlo. Distinguerei fra tre categorie di “primi lettori” di manoscritti: chi ti vuole bene, lettori terzi e l’editor. Procediamo con ordine.
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Chi ti vuole bene tende a non dare input significativi per aumentare la qualità del romanzo: i suoi giudizi non sono che uno specchio di quello che prova per te. Se stai a cuore a qualcuno, questi non ti dirà che hai scritto una schifezza. Quando la mia mamma ha letto la bozza de L’Influenza del Blu mi ha detto che era un concentrato di genio. I miei amici sono stati meno netti, ma insomma il sentimento ha prevalso. Nel processo di pubblicazione del mio romanzo sono partito da loro, ma dovessi tornare indietro nel tempo farei esattamente l’opposto lasciandoli per ultimi e dandogli il libro già pubblicato.
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Il secondo gruppo di “primi lettori” è più utile a qualsiasi scrittore. Si tratta di lettori terzi, persone che non ti conoscono ma che, essendo appassionati di letteratura contemporanea, accettano di leggere e recensire manoscritti gratuitamente (gli anglosassoni li chiamano “Lettori Beta”). Ci sono vari gruppi di lettori volontari in rete: io a mio tempo avevo mandato la bozza de L’Influenza del Blu ai membri di un gruppo Facebook chiamato “Il rifugio degli esordienti”. Tre membri di questo gruppo avevano letto il romanzo e mi avevano scritto con dei commenti che in effetti mi sono stati utili. Questa via è ha i suoi vantaggi: non costa nulla e può regalare qualche spunto di riflessione. L’unico consiglio che mi sento di dare è di cercare lettori appassionati del genere che hai scritto. Se hai fra le mani la bozza di un giallo, fa’ in modo che sia rivisto da chi ne ha già letti molti, sia editi che inediti: il suo consiglio sarà più solido e rotondo.
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L’editor è l’ultima figura tra i “primi lettori”. E’ il professionista della letteratura, il tecnico del settore. L’editor sta ai libri come il medico alla medicina e l’ingegnere ai ponti. Nel mio caso è stato fondamentale: insieme abbiamo trasformato il mio romanzo fino a fargli fare un salto quantico. E’ un tecnico della struttura di un romanzo: della caratterizzazione dei personaggi, della prosa, della drammaturgia narrativa. Ovviamente, proprio come il medico e l’ingegnere, l’editing ha un costo. Nei due o tre preventivi che avevo ricevuto avevo notato come il prezzo andasse “a peso” e fosse crescente a seconda del numero di cartelle del romanzo. Dubito che senza l’aiuto dell’editor che avevo trovato (con una semplice ricerca su Google) L’Influenza del Blu sarebbe stato posto sullo scaffale di una libreria.
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Mentre chiudo questo breve articolo mi viene in mente che se l’editor è stato fondamentale, forse lo sono stati anche gli incoraggiamenti di chi mi vuole bene e i giudizi diretti e ragionati dei lettori volontari. Sì, ecco, mi piace pensare che sia così.
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