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Come scrivere un inizio, ovvero cyberbullismo su Manzoni

Continua la nostra rubrica "Come diventare scrittore" curata da Giulio Ravizza. In questo episodio, scopriremo come scrivere l'inizio di un libro

Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice รจ infelice a suo modo.

Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovรฒ trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta del letto, vicina a scivolar giรน tutta, si manteneva a fatica.

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo รจ un uomo. Che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sรฌ o per un no.

Ci siamo capiti: parliamo di incipit e di come scriverne uno che funzioni. Un punto centrale per chi ha lโ€™ambizione di pubblicare, perchรฉ sia le case editrici che le giurie di molti concorsi letterari valutano un manoscritto proprio dalle prime pagine (e non dalla sinossi che con tanta cura hai redatto). Anche immaginando un lettore in cerca di un romanzo da acquistare, รจ lecito figurarselo lanciare unโ€™occhiata alla copertina, poi al retro e poi magari alla prima pagina (appunto). Abitudine questa che non vale solo per chi frequenta le librerie, ma anche per chi fa acquisti su Amazon, piattaforma che consente di leggere lโ€™inizio dei libri.

A mio avviso, un incipit รจ eccezionale se nelle prime cinque-dieci righe, attraverso una sintesi spietata, catapulta il lettore nelle atmosfere o nei significati del romanzo. Per come la vedo io รจ davvero tutto qui: un buon incipit รจ un magnete letterario in poche righe. 

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I tre incipit qui riportati, prodotti dal genio di Tolstoj, Kafka e Primo Levi, sono esempi perfetti: con un concentrato densissimo di parole ti hanno trascinato giร  dentro i loro universi e tu, se vuoi andartene, devi quasi fare uno sforzo e fingerti indifferente. 

Ma andiamo un livello sotto. Lโ€™inizio di Anna Karenina รจ un manifesto. In una sola riga svela di cosa parla il romanzo e contiene giร  uno dei messaggi di questo capolavoro. Se io fossi un editore non chiederei altro: che me ne faccio della sinossi e della biografia di Lev Tolstoy? Se io fossi un lettore, magari con qualche bega familiare (chi non ne ha?) lo acquisterei perchรฉ sentirei che la trama mi riguarda.

Lโ€™incipit de La metamorfosi ha unโ€™altro approccio, a mio avviso estremamente furbo: ti scaglia nel vivo dellโ€™azione. Il lettore, che magari ha giร  letto il titolo e queste quattro righe, ora vuole sapere come sia stata possibile questa trasformazione, vuole capire se il mega-insetto ritornerร  uomo, perchรฉ si รจ trasformato, come la sua famiglia reagirร , se lo ammazzeranno, se lo serviranno in un ristorante di Via Paolo Sarpi, eccetera eccetera. Tutte domande che, esistenzialmente, si riconducono a quel bisogno feroce di capire qualcosa delle nostre esistenze (il rimando รจ allโ€™articolo Perchรฉ scrivere, ovvero Aida, Fantozzi e le ciotole natufiane) e che si traducono in una sola azione concreta: voglio continuare a leggere per sapere come va a finire.

Primo Levi adotta una tecnica ancora piรน interessante: invece di โ€œdare qualcosaโ€ al lettore, lo sfida con un quesito. Eโ€™ come se avviasse una conversazione dando a te che leggi un ruolo attivo: quello del giudice finale che deve stabilire se si puรฒ definire โ€œuomoโ€ il prigioniero dei campi di sterminio nazisti. 

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Siccome, come negli articoli precedenti, ho conservato lโ€™appetito per la provocazione, ecco un incipit che a mio avviso oggi non funzionerebbe.

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor piรน sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.

Ebbene sรฌ, lo ammetto: anche se I Promessi Sposi li venero nel loro complesso, secondo me lโ€™inizio รจ un epic-fail. O meglio: รจ un incipit adatto al pubblico dellโ€™epoca ma non per un lettore/editore di oggi, che legittimamente si domanderebbe โ€œMa a me che mโ€™importa del punto in cui il lago diventa Adda?โ€. Mi immagino un editor del 2020 incalzare lโ€™autore:  โ€œDร i Ale, la tua prosa รจ buona ma dammi qualcosa di piรน con questo inizio: cosa mi trascina dentro il tuo romanzo? Non certo il promontorio a destra e l’ampia costiera dall’altra parte verso Pescarenicoโ€.

Forse Ale risponderebbe con la sua celebre frase โ€œNon sempre ciรฒ che viene dopo รจ progressoโ€, ma il mio messaggio รจ di non prendere esempio da chi ha scritto per un pubblico troppo diverso dal tuo, che invece รจ qui ed ora. 

Ero tentato di aggiungere lโ€™incipit del mio Lโ€™influenza del blu per dar prova di come io stesso abbia affrontato la sfida dellโ€™incipit, ma dopo aver fatto cyberbullismo con Manzoni non me sento. Chi รจ curioso, รจ libero di andare su Amazon e scrivermi i suoi pensieri in privato.

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Giulio Ravizza

 

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