Il più grande rimpianto della Regina Elisabetta è legato al disastro minerario di Aberfan che viene raccontato nel terzo episodio della nuova stagione di The Crown. Era il 21 ottobre del 1966, quando nel villaggio minerario di Aberfan in Galles si verificò un’immane tragedia, che costò la vita a 116 bambini e 28 adulti.

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Il disastro di Aberfan: i fatti
Erano le 9 e 15 di mattino e i bambini avevano appena iniziato le lezioni, quando gli abitanti del paese sentirono un grande boato. Dalla cima della collina di Aberfan i rifiuti minerari, che per oltre 50 anni erano stati depositati lì, iniziarono a scivolare verso il villaggio. La frana travolse prima una fattoria uccidendo tutti gli occupanti e poi proseguì a distruggere la scuola. 144 persone morirono tra cui 116 bambini della scuola elementare.
Il pianto della Regina Elisabetta
L’arrivo della Regina ad Aberfan passò alla storia per il suo clamoroso ritardo. Infatti, la regina Elisabetta fece la sua apparizione nel villaggio gallese, soltanto 8 giorni dopo il disastro. Era visibilmente provata e per la prima volta nella storia pubblica della Regina le lacrime le rigarono il volto. Il segretario privato di Elisabetta II affermerà in seguito che quel ritardo fu e rimane uno dei più grandi rimpianti della Regina. Nel suo lunghissimo regno le lacrime in pubblico della regina britannica sono una rarità. Nota per il suo tiff upper lip – come lo definisco gli inglesi-, la Regina si contraddistingue da sempre per la sua compostezza davanti ai sentimenti, al punto che in più occasione è stata definita fredda e distante. L’episodio di Aberfan fu una delle rare occasione in cui la Regina si fece travolgere dalla commozione.
I sopravvissuti nel terzo episodio di “The crown”
Per girare il terzo episodio della serie, i produttori hanno scelto di coinvolgere i sopravvissuti come comparse per raccontare il disastro minerario di Aberfan del 1966. Prima di iniziare le riprese la produzione ha organizzato infatti un incontro con gli abitanti del villaggio. La ferita è ancora fresca per tanti di loro, che hanno però voluto raccontare e condividere la loro storia, contribuendo a una fedele ricostruzione storica di quel tragico evento del 1966.
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