L’horror perfetto per Halloween? “The Elixir” su Netflix

29 Ottobre 2025

In cerca dell'horror perfetto per Halloween? Questo 2025 scopri il body horror e lo zombie movie con "The Elixir", film indonesiano in streaming su Netflix.

L'horror perfetto per Halloween? "The Elixir" su Netflix

Il cinema horror non si limita a spaventare, ma costringe lo spettatore a confrontarsi con le verità più scomode e universali dell’esistenza; ma di questo abbiamo già parlato.

Il film indonesiano “The Elixir” fa altrettanto, elevando il banale terrore della morte e della decomposizione a un’inquietante meditazione sul culto contemporaneo della giovinezza.

L’ossessione che muove i personaggi del film — l’eterna ricerca di un “elisir” — non è solo una macchinazione narrativa, ma la traduzione cinematografica di una profonda fragilità filosofica: la paura del tempo e la conseguente trasformazione del corpo in religione.

Dietro ogni pozione che promette l’immortalità o il ringiovanimento c’è, infatti, un tentativo disperato di negare la finitudine, l’unica verità che, da Socrate a Heidegger, definisce l’essere umano.

In “The Elixir”, l’elisir non è una semplice formula chimica, ma un vero e proprio feticcio laico, una forma di spiritualità deformata che promette la salvezza e il potere attraverso la chimica. La promessa è seducente — “restare giovani per sempre” — come quella del quadro di Dorian Gray; ma il prezzo è inequivocabile e metafisico: la decomposizione non solo della carne, ma prima ancora dell’anima.

L’horror di Stamboel diventa così una feroce parabola sulla vanità: il corpo è tempio, merce, e, in ultima analisi, maledizione.

La tragedia si consuma nel passaggio generazionale.

Gli adulti, ossessionati dal conservare il loro status e la loro bellezza, compiono un gesto di radicale egoismo, infettando la generazione successiva e lasciando loro un’eredità velenosa, mentre tremano a cedere il passo fatale passo verso la disumanità.

L’horror movie di Halloween 2025

“The Elixir”, nuovo film indonesiano approdato su Netflix il 23 ottobre 2025 è senza’altro perfetto per la visione di questo Halloween. Immerge l’ossessione per la bellezza e la perfezione in una cornice inusuale per il pubblico italiano: un villaggio di Giava dove l’elisir di un’azienda erboristica di famiglia promette giovinezza e salute, ma finisce per scatenare l’apocalisse dei non morti.

Un nuovo body horror?

Non è solo gore, ma un racconto su eredità, ambizione e colpe tramandate, diretto dal veterano del genere Kimo Stamboel e interpretato da Mikha Tambayong, Eva Celia, Marthino Lio e Donny Damara.

Ogni metamorfosi è accompagnata da spasmi, piaghe, movimenti disturbanti e suoni vischiosi. Racconta la rivolta del corpo contro chi lo vuole dominare: è l’organismo che si ribella all’arroganza umana di volerlo correggere; un contagio che non viene dall’esterno — che non è un virus, né un morso — ma nasce dal desiderio di perfezione.

Una storica azienda familiare…

Nel villaggio di Wanirejo, una storica azienda familiare produce un elisir chiamato jamu che è legato alla tradizione erboristica locale. Quando il patriarca, deciso a dimostrare che il corpo si può “correggere” come una formula, prova una versione sperimentale della pozione, qualcosa va storto.

La carne si ribella, la mente si spegne, e la trasformazione apre la porta a un contagio feroce che travolge un’intera comunità. La famiglia, frammentata da rancori e silenzi, è costretta a combattere insieme: prima contro i morti che tornano, poi contro ciò che ha permesso ai vivi di arrivare fin lì.

Il tono alterna azione e claustrofobia, con una messinscena che preferisce l’atmosfera al puro jump scare.

Un film unico

“The Elixir” non è il solito capitolo di una saga infinita: è un film unico che usa le regole dello zombie-movie per parlare di come tentiamo di controllare il tempo e il corpo, e di come le aziende di famiglia tramandino non solo capitali, ma ideologie.

La stampa tech-entertainment l’ha segnalato come “sorpresa del weekend” su Netflix, sottolineando l’equilibrio — spesso sfrontato — tra horror e satira; altri lo descrivono come un titolo visivamente dinamico, con qualche scelta di sceneggiatura più urlata che ragionata (e proprio qui il pubblico si divide, come spesso accade con il genere).

Nel complesso, per chi cerca brividi a tema Halloween, è un’alternativa pop al canone angloamericano; per chi ama la critica culturale, è un modo di vedere il mito del ringiovanimento trasformarsi in mostro.

Un horror che pone domande

La trovata dell’elisir funziona perché mescola due immaginari: da un lato il rito (la pozione, la ricetta tramandata, il gesto antico), dall’altro il capitalismo familiare che monetizza l’eredità. Il risultato è un “horror d’impresa” dove il laboratorio non è la torre di un mad doctor, ma un marchio da difendere ad ogni costo.

Il film insiste su una domanda scomoda: “chi decide che cosa è giusto per il nostro corpo?” Una persona devota alla tradizione può diventare, senza accorgersene, l’azionista di maggioranza di un disastro etico.

Famiglia disfunzionale e villaggio

Fra i pregi del film c’è il tentativo di non ridurre i personaggi a pedine da sacrificare al ritmo. Karina (Eva Celia) è la figlia che resta, schiacciata dal dovere; Kenes (Mikha Tambayong) è la sorella divisa tra lealtà e sopravvivenza; gli uomini orbitano fra autorità e colpa, incapaci di vedere la dimensione sociale del loro gesto.

Il villaggio — con feste, riti, una circostanza comunitaria che si trasforma in incubo — diventa lo spazio morale del film: ciò che è privato (una ricetta “di famiglia”) diventa pubblico nel modo più irreversibile.

L’idea di “elisir”: quando la tradizione diventa dispositivo narrativo

Il film prende il jamu, la medicina erboristica locale, e lo usa come metafora: tradizione non è automaticamente “buona”, scienza non è automaticamente “cattiva”. Il problema è l’uso, il contesto, l’autorità che decide.

“The Elixir” funziona proprio perché non demonizza il sapere popolare — mostra come il desiderio di controllo possa pervertire qualunque ricetta, antica o moderna. Per questo, a lettura profonda, è un horror sull’abuso: di potere, di fiducia, di corpo.

L’ossessione per la giovinezza: quando il corpo diventa religione

Dietro ogni pozione che promette eternità c’è sempre una paura del tempo.

“The Elixir” parte da questa fragilità universale: il terrore di invecchiare, di perdere controllo sul corpo, di smettere di essere desiderabili o produttivi. Nel film, l’elisir non è solo un esperimento scientifico, ma una fede laica, una forma di spiritualità deformata che predica la salvezza attraverso la chimica.

La promessa è semplice — “restare giovani per sempre” — ma il prezzo è mostruoso: la decomposizione dell’anima prima ancora della carne.

In questo senso, l’horror di Stamboel diventa una parabola sul culto contemporaneo della giovinezza: il corpo è tempio, merce e maledizione allo stesso tempo. Gli adulti del film, pur di conservare il potere e la bellezza, infettano la generazione successiva, passando ai figli un’eredità contaminata. È un gesto che riecheggia il presente: dalle cliniche del ringiovanimento ai filtri di bellezza digitali, tutto ruota intorno all’illusione di poter bloccare il decadimento, cancellando l’unica verità che ci rende umani — la finitudine.

La regia insiste su questo contrasto visivo: viso levigato contro corpo marcescente, pelle che resiste e pelle che cede.

L’orrore non è tanto lo zombie che divora, ma l’adulto che rifiuta di cedere il passo. È un male elegante, quasi educativo: ci insegna che la giovinezza può diventare una droga di status, e che la paura di invecchiare è il primo passo verso la disumanità.

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