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”Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, un libro per interrogarsi sul valore della bellezza, sul senso dell’arte e della vita

C’è un’epoca della vita in cui la giovinezza è empirico impiego sensoriale e non oggetto di riflessione, rimpianto o ricordo. Sono anni brevi, scanditi da minuti infiniti, in cui le prime volte non si tingono mai della malinconia della accidentalità e della fuggevolezza...

C’è un’epoca della vita in cui la giovinezza è empirico impiego sensoriale e non oggetto di riflessione, rimpianto o ricordo.

Sono anni brevi, scanditi da minuti infiniti, in cui le prime volte non si tingono mai della malinconia della accidentalità e della fuggevolezza.

 

Sono anni difficili, impregnati di istanti di felicità assoluta, in cui ci sente fragili e immortali, quali corpi di vetro e anime di cristallo.

Sono anni che tutti hanno vissuto, nella loro unicità, in cui si sta davanti allo specchio non per cercare una ruga, ma i rigonfiamenti sul viso che palesano la primavera degli ormoni, e ci si guarda, sulla superficie riflettente, sostenendo lo sguardo di colui che siamo e, a volte, non vorremmo essere.

Sono anni profumati di banchi, diari e zaini, in cui Il ritratto di Dorian Gray lo si deve leggere per farne una tesina, da consegnare con la pesantezza d’animo di chi sarà valutato.

 

Sono anni seguiti da altri anni, in cui si contemplano le ennesime volte; in cui ci sente vittoriosi e caduchi; in cui lo specchio ci ricorda che siamo diversi da come eravamo; in cui, se a scuola si va ancora, si prende posto dietro la cattedra; in cui il celebre romanzo di Oscar Wilde lo si vuole leggere, perché nessuno ritiene che sia meritevole di insufficienza non farlo.

 

Ed eccomi qui, ad interrogarmi sul valore della bellezza, sulla ricerca assoluta del piacere a scapito della comune morale, sul senso dell’arte. Sul senso della vita.

Ora lo scruto sotto un’altra prospettiva, Dorian Gray, il giovane ossessionato dalla perdita della giovinezza, che ottiene, tramite un patto con il demonio, che ogni segno che il tempo dovrebbe incidere sul corpo appaia, invece, solo sul proprio ritratto. Non provo solo pena o disgusto, ho colto la provocazione, sto al gioco.

 

Ognuno vive la propria vita e paga il proprio prezzo per viverla. Il guaio è che molto spesso si paga per un unico errore. Anzi, non si finisce mai di pagare. Nei suoi rapporti con gli uomini, il destino non chiude mai i conti”.

  

Ora sono pronta a capire che il dipinto che ci raffigura, invecchiando e denunciando la perdita dell’innocenza, lo serbiamo tutti, nel segreto di cantine viscerali, quando indossiamo la maschera per percorrere il palcoscenico che chiamiamo realtà, ma che, forse, per molti, è il trionfo della finzione.

Chi c’è, dunque, dentro e oltre lo specchio? C’è una bambina, una Alice senza tempo, e una donna con cicatrici invisibili. Non le ucciderò con un coltello, le nutrirò di vita e di arte, che, spesso, seguono la stessa strada, tenendosi per mano.

  

L’inferno e il paradiso sono tutti e due dentro di noi”.

  

Emma Fenu

 

8 aprile 2015
 
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