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Primo Maggio su Rai5, Stefano Massini e il teatro al tempo della pandemia

"Sul Lavoro Fondata. Persone, Mestieri, Pensieri" è nuovo mosaico narrativo di Stefano Massini, autore di teatro, ora narratore d'eccezione del Primo Maggio di Rai5

Sul Lavoro Fondata, un programma di Stefano Massini

Venerdì 1 maggio, alle 21.10, su Rai5, andrà in onda “Sul Lavoro Fondata. Persone, Mestieri, Pensieri”. Un nuovo mosaico narrativo di Stefano Massini, autore di teatro, ora narratore d’eccezione del Primo Maggio. Un esperimento di televisione civile, per la regia di Tobia Pescia in un momento tanto delicato della vita del Paese. 

“Due anni fa sono salito ospite sul palco del concertone di San Giovanni a Roma. Ho vissuto quell’ebbrezza di stare in piedi. Ero davanti a decine di migliaia di persone strette una accanto all’altra per festeggiare il lavoro. Quest’anno molti di noi sono senza lavoro e senza neanche la possibilità di celebrarlo”.

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Molti artisti hanno denunciato con le loro opere le condizioni in cui vivevano i lavoratori nelle diverse epoche

Una riflessione sul lavoro

“È una riflessione, un insieme di domande e risposte su cosa sia diventato il lavoro oggi”, dice Massini. Nella Cavea deserta del Teatro del Maggio Fiorentino di Firenze, Massini cuce piccole storie. Da Abramo Lincoln al Pinocchio di Collodi, da George Orwell a un operaio salumiere emiliano nel 1950. Dal leggendario Rabbino che creò il Golem al trentenne Aldo Moro deputato alla Costituente.

Il mondo dell’arte al tempo del Coronavirus

La stessa produzione di “Sul Lavoro Fondata” diventa emblematica. Dal momento che è una delle prime realizzate grazie allo sforzo del mondo dell’arte oggi fermo, in attesa di risposte che sembrano non arrivare. L’autore ha voluto che la sua partecipazione fosse gratuita, ma che a tutte le maestranze fossero riconosciuti adeguati compensi.

“Non fingiamo di non vedere che si parla di fare ripartire gli allenamenti di calcio e nulla si dice del teatro. E qual è la differenza tra 100 persone in chiesa e 100 in teatro? Il timore è che si viva lo spettacolo dal vivo come il gingillo decorativo della vita sociale: se c’è bene, altrimenti si vive lo stesso. Una visione spietata, sbagliata e agghiacciante”.

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