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“La storia di Salvo D’Acquisto e di mio padre”, l’omaggio a teatro al carabiniere-eroe

Per ricordare il valoroso carabiniere Salvo D’Acquisto torna al Teatro Marconi in Roma lo spettacolo "La storia di Salvo D’Acquisto e di mio padre"

Dopo 12 anni di repliche di successo in tutta Italia, per continuare a ricordare il valoroso carabiniere Salvo D’Acquisto, il 10 aprile, torna al Teatro Marconi in Roma l’indimenticabile spettacolo La storia di Salvo D’Acquisto e di mio padre“.

Lo spettacolo teatrale è scritto, diretto e interpretato da Claudio Boccaccini.

“Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte”

La Foto del Carabiniere. La storia di Salvo D’Acquisto e di mio padre” a teatro

Lo spettacolo

Nell’estate del 1960 Claudio Boccaccini, all’epoca bambino, scopre che il papà Tarquinio conservava gelosamente, e ai suoi occhi misteriosamente, la foto di un giovane in uniforme nella sua patente di guida.

Il piccolo ne chiede al padre la ragione e, dopo molte insistenze, riesce a farsi raccontare la storia del giovane carabiniere, Salvo D’Acquisto, della loro amicizia e del suo eroico sacrificio che, nel 1943, salvò la vita di Tarquinio e di altri 21 uomini innocenti.

La struttura narrativa ripercorre gli anni di un’Italia ingenua e spensierata, fruga tra i ricordi di una tipica famiglia romana, quella dell’autore, e attraverso una serie di istantanee di “come eravamo” compone un quadro ricco di emozioni, di nostalgia e di aneddoti esilaranti.

La forza evocativa del testo è quella dirompente di una storia “vera” lasciata in eredità da un padre e trasformata dal figlio in uno spettacolo teatrale nel quale si ride e ci si commuove con la stessa intensità.

Salvo D’Acquisto

Salvo D’Acquisto nasce a Napoli il 15 ottobre 1920.

Nel 1939, si arruola volontario nell’Arma, diventando carabiniere il 15 gennaio del 1940.

Dopo essere stato due anni in missione a Tripoli, nel 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale rientra in Italia ottenendo la nomina di vice brigadiere.

Viene poi inviato presso la stazione di Torrimpietra e successivamente all’armistizio dell’8 settembre 1943 un reparto tedesco delle SS occupa una caserma abbandonata situata a Torre di Palidoro, proprio nella zona di Torrimpietra del vice brigadiere D’Acquisto.

La sera del 22 settembre, un’esplosione, avvenuta in una vicina caserma abbandonata dalle Guardia di Finanza, uccise due militari tedeschi.

Alcune bombe a mano, dimenticate all’interno di una cassa dalla Guardia di Finanza, erano esplose quando i tedeschi vi si erano messi a curiosare.

Questo evento fu il pretesto per comandare e organizzare un rastrellamento.

Il mattino seguente, infatti, i tedeschi si presentarono alla Stazione dei carabinieri obbligando 22 civili, fermati casualmente nei dintorni, a un interrogatorio sommario durante il quale ciascun civile si proclamo estraneo ai fatti e quindi innocente.

Il Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto, costretto a seguire i tedeschi e a essere presente a quello pseudo interrogatorio, assistette all’ordine da parte dell’ufficiale che comandava il drappello tedesco di fornire a tutti i 22 civili una pala affinché scavassero la propria fossa.

Quel giorno, il Vice Brigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto, appena ventitreenne, compì un vero atto di eroismo.

Per risparmiare e salvare la vita a 22 innocenti, portati ai piedi della Torre di Palidoro per essere giustiziati, Salvo D’acquisto, nel tentativo di salvare la vita ai civili sceglie la via del dialogo e del ragionamento ma trovando una chiusura da parte dei soldati, sacrifica se stesso autoaccusandosi per un presunto attentato compiuto ai danni delle S.S.

Venne fucilato il 23 settembre 1943 a Palidoro.

Il 25 febbraio 1945 venne conferita la medaglia d’oro al valor militare a Salvo D’Acquisto con la seguente motivazione:

Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pur essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile d’un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così, da solo, impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma”

 

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