Sei qui: Home » Intrattenimento » A teatro “Due donne che ballano”, omaggio al drammaturgo Josep Benet i Jornet

A teatro “Due donne che ballano”, omaggio al drammaturgo Josep Benet i Jornet

In scena la solitudine di donne: una anziana con un passato noioso e una giovane chiamata a farle da badante, che ha tragicamente perso il suo bambino.

In scena al Teatro Porta Portese in Roma, dal 5 al 7 aprile 2024, lo spettacolo “Due donne che ballano” regia di Giorgia Passeri, con Flavia Di Domenico e Marina Vitolo.

Lo spettacolo teatrale è ispirato al testo teatrale del drammaturgo Josep M. Benet i Jornet, considerato uno dei maggiori rappresentati del teatro di drammaturgia contemporanea e pioniere del teatro catalano.

Il teatro di Josep M. Benet i Jornet si caratterizza per la riflessione sull’individuo e la società che lo circonda e sull’analisi di tematiche esistenziali.

Due donne che ballano, lo spettacolo

In un appartamento come un non luogo, due donne senza nome si incontrano. Una ai margini dell’anzianità, ha due figli per i quali è ormai solo un impiccio e l’altra è chiamata a farle da badante, maltrattata dal compagno e madre di un figlio morto, vittima proprio in uno dei loro litigi.

Le due donne dapprima si provocano, si respingono, si pungolano fino a farsi male confessandosi però le vite strozzate che entrambe fino a quel momento hanno vissuto.

Vite in cui gli uomini rappresentano rovina ed indifferenza, e da cui loro stesse non trovano una via di fuga.

Rispecchiandosi fra loro cresce man mano un’ empatia che si mostra sempre più reale, fisica senza artificiosi abbellimenti e ognuna, nella propria quotidiana solitudine, scopre di avere bisogno dell’altra.

Un epilogo che potrebbe sembrare una triste resa ma che al contrario stringe le due donne nell’autodeterminazione, una disperata realizzazione finale di leggerezza attraverso proprio la massima espressione vitale: il ballo.

Una tenera folle danza verso la fine del dolore, del rammarico, della vita stessa.

Un’opera disegnata da Josep Maria Benet I Jonet capace di narrare, a tratti con ironia e semplicità, un interno emotivo al femminile che si libera, mentre germoglia tra le due donne l’ultimo atto di un loro legame autentico e inscindibile.

Lo spettacolo nelle parole della regista Giorgia Passeri

Il testo di “Due donne che ballano” mette in scena la solitudine di figure scomode alla società, una donna ormai anziana con un passato noioso alle spalle, (i figli la vedono come un peso inutile) e una donna più giovane chiamata a farle da badante che ha tragicamente perso il suo bambino.

Le due donne si aggrappano ai loro incontri settimanali, cercando di vincere la solitudine reciproca.

Dapprima si scontrano, si incontrano, si ritrovano.  Si sostengono a vicenda, si alleano senza mai smarrire la propria identità, e sono come due calamite che non sanno affrontarsi in viso, ma che voltatesi si chiamano, desiderose di trovare l’un l’altra una compagna di tragiche
confidenze.

La regia disegna un mondo femminile energico e al tempo stesso tenero, due donne abbandonano la vita, ballando ballando, con la tenerezza di due bimbe e la scelta musicale sottolinea appunto con delicatezza i passi verso l’autodeterminazione finale che coincide con la libertà.

Le due interpreti con la mimica corporea mostrano ciò che la parola non può dire, le emozioni che le donne non riescono a svelare; più in attrito e aspra la gestualità della signora che ama i “giornalini” (ha un’intera collezione, non sopporta i romanzi: «Troppe parole mi fanno venire il mal di testa»), più introspettiva e contenuta la mimica della donna più giovane badante, apparentemente anche lei dal cuore duro ma l’unica interessata alle parole e ai discorsi della signora; l’unica che le farà un regalo: il prezioso giornalino che mancava alla sua collezione.

Ma tutto sarà inutile, come le azioni svolte e le prospettive.

La scena concettuale è scarna, essenziale, riproduce un appartamento disadorno e concentra l’attenzione dello spettatore su quello spazio che appare come una gabbia, da cui ormai non è più possibile evadere.

© Riproduzione Riservata