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Le parole in musica alleviano le sofferenze dei malati terminali

Un momento intimo e suggestivo, in grado di ricordare la fragilità della vita. Questo è il potere della musicoterapia, in grado di alleviare in piccola parte le sofferenze dei malati

MILANO – La signora Beverly Herzog, siede in un letto d’ospedale all’Hebical Home at Riverdale nel Bronx. A 90 anni e con la memoria beffarda a causa dell’alzheimer, ha scritto la sua prima canzone. Dall’altra parte del letto le dita di una musocterapista, carezzano le corde di una chitarra per trasformare in testi i pensieri della prima. Un ricordo, quello della signora Herzog, che quando è lucido afferra in tempo le opinioni che ha della vita e dell’amore.

La musicoterapia come professione

La musicoterapia, una professione sanitaria certificata dall’associazione che conta circa 7.500 professionisti a livello nazionale, sta diventando sempre più diffusa nelle case di cura e negli ospizi a causa di sessioni come quelle condivise tra la signora Kelly e la signora Herzog. Non a caso una ricerca condotta da Russell Hilliard, ha dimostrato come nell’ambiente ospedaliero, i musicoterapisti siano spesso gli unici professionisti che trattano in modo coerente emotivo, spirituale, cognitivo, sociale e fisico i bisogni dei pazienti. Sebbene non sia stato dimostrato che prolunghi la vita, numerosi studi hanno dimostrato che la musicoterapia può migliorare la qualità della vita, ispirare sentimenti di pace, spiritualità e speranza e ridurre il dolore. Attualmente, la maggior parte delle compagnie di assicurazione e programmi sanitari finanziati dal governo non coprono direttamente la musicoterapia.

La musica accompagna i malati in fin di vita

Chi si occupa di musicoterapia lavora anche con i bambini malati terminali e le loro famiglie, aiutando i genitori a cantare con i loro figli, registrare i suoni dei bambini e aiutando i genitori a scrivere e registrare le ninna nanne. “Quando parliamo di lavoro al termine della vita, stiamo parlando di perdita”, racconta la signora O’Grady. “Ma la musica è un processo intrinsecamente creativo. Quindi ci opponiamo direttamente a questa sensazione di perdita con una sensazione di creazione. Stiamo avendo esperienze creative e nuove anche negli ultimi momenti della vita di qualcuno”. La signora viene spesso chiamata quando ai pazienti mancano pochi mesi di vita, per aiutarli a inquadrare le loro vite e fornire supporto. Circa un terzo dei suoi 10-15 attuali pazienti, ha detto, sono regolarmente in grado di scrivere canzoni con lei, un processo in cui la signora Kelly imposta i propri pensieri alle melodie che improvvisa. Gli altri ascoltano. Un momento intimo e suggestivo, in grado di ricordare la fragilità della vita. 

 

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