Amore, amore ed ancora amore. Se c’è una cosa su cui più o meno siamo tutti d’accordo è che da sempre la vita di ognuno di noi gira attorno all’amore. Quale sia la sua forma, quale sia la sua rappresentazione fisica, quale sia il “bersaglio”: l’affetto per un animale, un libro, un quadro, un piatto da mangiare, oltre a quello più naturale, per una persona.
Amore quindi al centro di tutti i pensieri compresi quelli di molti artisti che a questa cosa hanno dedicato quadri, statue, testi e, ovviamente, canzoni.
Le canzoni d’amore sono state soprattutto un immancabile inframezzo persino nelle notti delle discoteche, il famoso “lento”, in cui ci si ritagliava il momento per stringersi alla persona amata.
Ecco quindi quelle che, secondo il nostro modesto avviso, sono le 10 canzoni d’amore più belle della musica italiana. Alcune note a tutti, altre meno conosciute, spesso vere e proprie poesie in musica, indimenticabili, capaci di riempire il nostro tempo, persino il silenzio e che non hanno spazio e fine.
Le 10 canzoni d’amore più belle di sempre
Io che amo solo te – di Sergio Endrigo
Nel 1962 Sergio Endrigo pubblicava questo brano, lato A di un 45 giri che vedeva nel lato B un’altra canzone rimasta per troppo tempo lontana dal successo popolare: “Vecchia Balera”. “Io che amo solo te” è una semplice ma profondissima dichiarazione d’amore, parrebbe dedicata ad una segretaria di cui Endrigo di innamorò. La storia dice che nel complesso la canzone venne scritta in poco più di un quarto d’ora.
Testo semplice quindi in cui il cantautore romano parla dell’amore che autentico, anzi, unico e reale valore della vita. “C’è gente che avuto mille cose, tutto il bene e tutto il male del mondo…”. L’amore però vince, supero tutto e tutti, supera lo spazio ed il tempo. Una dichiarazione d’amore correlata da due promesse: la prima è quel “non cercherò nuove avventure…”; la seconda il “ti regalerò quel che resta della mia gioventù”, cioè la cosa più preziosa che un ragazzo può pensare di offrire al suo amore.
Il brano dal punto di vista musicale è molto semplice, con gli immancabili violini, ma colpisce anche per la sua “lentezza” nel canto, come a voler rimarcare la forza delle parole. Una canzone potente proprio per la sua semplicità interpretata negli anni da diversi cantanti.
Questo piccolo grande amore – di Claudio Baglioni
Claudio Baglioni ha fatto dell’amore il centro di questi true le sue canzoni. Da “Avrai” dedicata al figlio, Giovanni, appena nato, a “Signora Lia” ed il suo tradimento, da “E tu” a forse la più cantata da diverse generazioni di giovani: “Questo piccolo grande amore”.
L’attacco, “quella sua maglietta fina, tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto…” È frase che tutti conosciamo a memoria e spopola in ogni karaoke o davanti ad ogni falò in spiaggia dove compare una chitarra.
La canzone ebbe un enorme successo, arrivando a vendere 20 milioni di copie, ma finì anche al centro di polemiche, anzi, della censura. La frase “…la voglia di essere nudi…” ritenuta troppo osé, venne sostituita con “…la voglia di essere soli…”. E non solo. La versione originale la si ascolta nel 33 giri, che prende il nome del brano, mentre quella “epurata” si trova nel 45 giri.
Paola Massari, ex moglie di Baglioni, ha poi ammesso e raccontato di essere lei la ragazza della “maglietta fina”.
Ciao Amore, ciao – di Luigi Tenco
Se c’è mai stato nella storia della musica italiana che potremmo definire “tormentato” questo è in assoluto Luigi Tenco e non solo per il suicidio con cui sconvolse il paese durante il Festival di Sanremo del 1967. Ed anche la storia di “Ciao amore, ciao” non è stata di certo semplice e senza curve.
Originariamente infatti la canzone era molto diversa, un vero e proprio grido contro la guerra. “Li vidi tornare” era il titolo originario rivolto a dei soldati con queste parole: “Li vidi passare vicino al mio campo, ero un ragazzino, stavo lì a giocare
Erano trecento, eran giovani e forti, andavano al fronte, col sole negli occhi. E cantavano cantavano tutti in coro: ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao…”.
Il testo però venne scartato dagli organizzatori del festival e così Tenco si convinse a cambiarne testo, idea, direzione seguendo anche i consigli di Dalida, la celebre cantante francese con cui cantò la canzone. Il brano divenne così un testo che raccontava l’emigrazione degli italiani all’estero.
Il palco dell’Ariston apprezzò la canzone che però non superò le selezioni e non ottenne il passaggio alla finale. Furono i giorni delle voci di “manipolazioni” delle classifiche che crearono polemiche violente fino alla tragica morte di tento, la notte tra il 26 ed il 27 gennaio.
È per te – Jovanotti
Pensando a Jovanotti ed alle canzoni d’amore il riflesso incondizionato è quello di parlare di “A te”, canzone dedicata alla moglie (e che spopola ai matrimoni nostrani da qualche anno, come perfetta serenata in abito bianco…) ma c’è un’altra canzone d’amore del cantante romano che è indimenticabile. “Per te” è la dichiarazione d’amore di un papà verso la figlia, Terese Lucia, nata nel 1998.
Amore familiare quindi, con parole per la mamma tanto quanto la piccola bimba. Parole che toccano il cuore su una musica che è una perfetta “Ninna-Nanna”
Una canzone per te – Vasco Rossi
Se c’è una cosa sul rapporto tra musica ed amore è il fatto che sia adattabile, anzi, sia al centro di qualsiasi genere si parli. Dai cantautori al rock di Vasco il passo è breve. Anche il rocker di Zocca infatti riempie d’amore ogni sua canzone. La scelta potrebbe essere multipla, la nostra cade su “Una canzone per te” sia per ragioni musicali che per il significato del suo testo.
Musicalmente parlando il brano ruota attorno ad un reef di chitarra, uno stile nuovo per Vasco che infatti scelse l’arpeggio e la manualità di Dodi Battaglia, chitarrista dei Pooh.
Per quanto riguarda il testo poi, oltre ai tipici passaggi poetici di Vasco che descrive la persona (si dice, la stessa ragazza cui dedicò Albachiara) come pochi altri musicisti ma anche scrittori, tra dettagli e rime uniche, c’è forte il riferimento all’amore verso la musica, cui è dedicata la fine della canzone. Donne e musica. I due amori di Vasco
Ti lascio una canzone – Gino Paoli
“Il cielo in una stanza”, “Questa lunga storia d’amore” sono capolavori della carriera di Gino Paoli dedicati all’amore. Questo brano invece racconta la fine di un’amore, tra dolore e bisogno di calore che pervade ogni protagonista di un addio. È in realtà una sorta di testamento che Paoli scrive e dedica alla sua compagna di allora, Ornella Vanoni (con cui hanno duettato questo brano in maniera unica) quando il cantautore scopre una malattia da cui non vedeva uscita.
Una canzone da mangiare, una canzone per coprirsi contro il freddo, una canzone contro la solitudine con l’invito alla compagna di amare comunque un altro dopo di lui. Perché alla fine senza amore non si può vivere
Ti Amo – Umberto Tozzi
Un classico degli anni ’80 e di un paio di generazioni di Boomer. Un tripudio di violini e di quel “Ti Amo” ripetuto quasi all’infinito, ad ogni a capo, come una maiuscola, in tutto oltre 50 volte… con frasi che sembrano slegate tra loro e senza senso (un giorno scopriremo cosa significa davvero “apri la porta a un guerriero di carta igienica”…).
Il più semplice e più ripetitivo valzer in tipico “Giro di Do” musicalmente parlando che non invecchia mai.
Grande, grande, grande – Mina
La voce di Mina basterebbe da sola a trasformare in successo anche una canzone da recita d’asilo. Se poi gli aggiungi un grande testo ed un’ottima base musicale ecco che facilmente si entra nella categoria dei “capolavori”.
La canzone, scritta da Tony Renis e Alberto Testa racconta di un amore difficile, come difficili lo sono molti amori, di una donna a per un uomo che è l’esatto contrario della figura (mitologica?) del Principe Azzurro. Un uomo scontroso, da evitare stando ai canoni razionali e tradizionali capace però di toccare picchi di profondità unici arrivando al senso vero ed unico della vita.
Una splendida dichiarazione d’amore, forse senza pari.
Sei nell’anima – Gianna Nannini
Una canzone rivolta al pubblico che parte dall’anima dell’autrice per arrivare a quella del pubblico, soprattutto dei live, per Gianna Nannini la vera essenza della musica. Così, lei stessa, ha commentato questa canzone che l’ha riportata al successo dopo periodi meni splendenti.
Un brano in cui c’è davvero tutto della rocker senese; la sua grinta, il cuore, l’attenzione alle parole ed alla musica, un crescendo inarrestabile diventato un inno di chiunque sta vivendo la fine di un amore anche se in realtà l’intento della cantante era diverso.
Come saprei – Giorgia
Se volete essere attraversati da una scossa di brividi beh, “Come saprei” fa sicuramente al caso vostro. Il brano infatti, scritto anche con Eros Ramazzotti (cosa poco nota) esplode grazie alla voce di Giorgia, unica, inimitabile.
Era il 1995; un anno prima la cantante aveva raggiunto il grande pubblico con la sua “E poi…” con cui partecipò nella categoria Nuove Proposte al Festival di Sanremo, ma sempre dal palco dell’Ariston con “Come saprei” diventa una delle big della musica italiana.
Qualsiasi insegnante di musica, canto o vocalist vi confermerà che si tratta di uno dei brani più complessi, adatto solo a pochi o poche elette. Come Giorgia