Una storia che si fonda sullโassenza, nella convinzione che non esista chi eฬ piuฬ presente dellโassente. Arriva in tv lโ8 febbraio in prima assoluta su Sky Cinema ore 21.15 “Lei mi parla ancora”, il film di Pupi Avati liberamente tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Sgarbi.
Sinossi
Nino e Caterina sono sposati da sessantacinque anni e si amano profondamente dal primo momento che si sono visti. Alla morte di Caterina, la figlia, nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita, gli affianca un editor con velleitร da romanziere per scrivere, attraverso i suoi ricordi, un libro sulla storia dโamore fra Nino e Caterina.
Amicangelo, scrittore che ha alle spalle un divorzio costoso e complicato, accetta il lavoro solo per soldi e si scontra immediatamente con la personalitร di Nino, un uomo profondamente diverso da lui.
Ma, poco a poco, Amicangelo riuscirร ad entrare nel mondo di Nino fatto di ricordi vividi e sentimenti pulsanti. Nino, anche dopo la scomparsa dellโamata Caterina riesce ancora a comunicare con lei, a sentirla accanto a sรฉ ogni giorno. Amicangelo si avvicinerร sempre di piรน al mondo ricco di pensieri, di amore, di emozioni che Nino tenta di conservare gelosamente.
Nascerร cosรฌ tra i due uomini una complicitร sincera che porterร Nino a fidarsi del suo editor e a raccontargli i suoi pensieri piรน profondi. Amicangelo, dal canto suo, imparerร quanta ricchezza nella vita di un uomo puรฒ portare un sentimento cosรฌ profondo e inattaccabile.
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Pupi Avati ”Nel mio nuovo libro descrivo le mie due grandi passioni, la famiglia e il cinema”
Il grande regista bolognese si racconta ne โLa grande invenzioneโ, autobiografia presentata questa settimana a Milano
Note del regista
Cosรฌ Pupi Avati presenta il film. “Lei mi parla ancora eฬ una storia che si fonda sullโassenza, nella convinzione che non esista chi eฬ piuฬ presente dellโassente. Lโassente della nostra storia si chiama Caterina Cavallini. A ottantanove anni, la gran parte dei quali trascorsi accanto al suo sposo Giuseppe Sgarbi, ha lasciato il mondo. Questo l’incipit del romanzo rievocativo del loro lungo matrimonio che lo stesso Sgarbi scrisse coadiuvato da Giuseppe Cesaro, un ghost writer romano. E questo eฬ anche lโincipit del mio film che tuttavia anzicheฬ illustrare gli eventi rievocati in quelle pagine, indugia su โcomeโ quel romanzo fu scritto. Sullโincontro fra due uomini di etaฬ, cultura, visione della vita, diametralmente opposti.
Cosiฬ, senza tradire in alcun modo lo struggimento che produce lโopera letteraria, sono riuscito a far diventare questo racconto cosa mia portando la cinepresa nel back stage di questa fucina creativa.
E lโho fatto conducendo nei luoghi a me cari, in quel territorio dellโanima che eฬ la bassa padana, un gruppo di attori in gran parte nuovi al nostro cinema, attori coi quali avrei voluto da tempo lavorare, attendendo lโoccasione giusta. Da Fabrizio Gifuni a Stefania Sandrelli, da Isabella Ragonese a Lino Musella, Nicola Nocella e Joele Dix. Attori che sono andati ad aggiungersi a interpreti giaฬ di famiglia come Chiara Caselli, Alessandro Haber e Serena Grandi. Chi probabilmente rende ancora piuฬ incuriosente questo cast eฬ di certo Renato Pozzetto, attore comico celeberrimo, chiamato a una prova dโattore agli antipodi di quel cinema che gli ha dato un cosiฬ vasto successo.
Raccontando la storia dโamore di Giuseppe Sgarbi credo di aver raccontato una storia universale, nel momento della sua rendicontazione, quando lโintero percorso eฬ alle spalle e ti trovi allโimprovviso solo. Quella compagna di viaggio con la quale hai spartito ogni istante, con la quale hai riso e urlato, che hai amato e odiato, quellโessere che ti ha visto in tutte le stagioni, al tuo meglio e al tuo peggio, quellโhard disk che contiene tutte le immagini della tua vita, se ne eฬ andata. E allora il solo modo per non rassegnarsi alla sua assenza รจ nel continuare a parlarle, ricostruendo con sacralitaฬ ogni istante della loro unione.
Al concludersi della storia abbiamo voluto, considerata la passione letteraria di chi eฬ rimasto solo, evocare Pavese con una riflessione riguardante lโimmortalitaฬ: โLโuomo mortale, non ha che questo dโimmortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lasciaโ.”