La donna cannone di Francesco De Gregori è un grande capolavoro di poesia e delicatezza È un inno al coraggio di scegliere la propria felicità preferendo un amore autentico a una vita all’insegna dell’apparenza, priva di un sentimento reale.
Il testo della canzone esprime il coraggio di scegliere di poter vivere la propria felicità senza inseguire i sogni del successo, dei riflettori, dell’apparenza. Dentro i suoi versi c’è la forza di chi decide di smettere di essere guardato e sceglie, finalmente, di guardare sé stesso. C’è la ribellione silenziosa di chi rifiuta di essere un’immagine, un numero, un fenomeno da baraccone, per inseguire qualcosa di infinitamente più grande: la libertà di amare, la felicità autentica, la verità dell’anima.
È la storia di chi, stanco della finzione, si lancia nel vuoto senza rete, pronto a volare. E quel volo, poetico, struggente, umano, è la metafora più pura della vita stessa. Un atto di fiducia, un salto verso ciò che davvero ci appartiene.
La donna cannone fa parte del mini-LP omonimo di Francesco De Gregori e fu pubblicato per la prima volta da RCA italiana nel 1983.
Leggiamo le parole del testo di questa canzone di Francesco De Gregori, che è vera poesia, per coglierne il profondo significato.
La donna cannone di Francesco De Gregori
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno
Giuro che lo farò
E oltre l’azzurro della tenda, nell’azzurro io volerò
Quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà
Senza passare per la stazione l’ultimo treno prenderàE in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà
E dalle porte della notte il giorno si bloccherà
Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
E dalla bocca del cannone una canzone suoneràE con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò come bella come vuoi tu
Ma voleremo in cielo in carne e ossa, non torneremo piùE senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo viaCosì la donna cannone, quell’enorme mistero, volò
E tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò
Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì
Altri giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lìE con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò come bella come vuoi tu
Ma voleremo in cielo in carne e ossa, non torneremo piùE senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo viaFonte: Musixmatch
Compositori: Francesco De Gregori
Testo di La donna cannone © Serraglio Ed. Musicali, Universal Music Publishing Ricordi Srl., Bmg Ricordi Music Publishing Spa, Sm Publishing Srl., Serraglio Edizioni Musicali Srl, Sony Music Publishing Srl (it)
Il coraggio di lasciare tutto per vivere l’amore e la felicità
Nel cuore di La donna cannone c’è un messaggio che attraversa il tempo e supera la musica, la libertà come atto d’amore verso sé stessi.
De Gregori racconta il momento in cui una persona decide di smettere di vivere secondo lo sguardo degli altri per seguire il proprio, di rompere la gabbia dell’apparenza per ascoltare la voce più autentica che abita dentro.
La protagonista non è solo una donna del circo che fugge. È ogni essere umano che sceglie di non restare prigioniero del giudizio, delle aspettative, del ruolo assegnato.
Il suo volo è la metafora della rinascita, la decisione di “buttare il cuore tra le stelle”, anche a rischio di cadere.
Francesco De Gregori ricorda che la vera felicità non si trova nella perfezione o nel successo, ma nel coraggio di essere veri, imperfetti, vivi. La donna cannone insegna che la libertà più grande non è quella di andare via, ma quella di scegliere dove andare e chi portare con sé.
È una poesia sull’anima che si libera, sull’amore che diventa forza rivoluzionaria e sulla possibilità, fragile e luminosa, di volare via senza rete, fidandosi solo del proprio cuore.
L’ispirazione della canzone arrivò da un fatto di cronaca, realmente accaduto
Il testo di La donna cannone nacque da un frammento di realtà, piccolo e inatteso.
Francesco De Gregori lesse su un giornale una breve notizia. Una donna che lavorava in un circo come “donna cannone” aveva abbandonato tutto per seguire l’uomo che amava. Un fatto di cronaca minimo, apparentemente destinato a scomparire tra le curiosità di costume, divenne per lui una rivelazione.
In quella fuga vide qualcosa di più grande. Non solo l’amore romantico, ma il desiderio di libertà di chi non sopporta più di vivere sotto lo sguardo altrui. La donna cannone non scappa per capriccio, ma per necessità. Sceglie la vita vera dopo anni trascorsi a essere osservata, applaudita, definita dagli altri.
Da quell’immagine nasce una canzone che parla di dignità, di autenticità e del bisogno di rompere la prigione dell’apparenza. De Gregori trasformò un fatto reale in un racconto universale, dove il gesto individuale diventa simbolo della condizione umana.
La canzone prese forma nel 1983, durante un periodo in cui il cantautore stava cercando un linguaggio più essenziale e diretto. Scrisse il brano in pochi giorni, con una melodia classica, quasi da romanza, affidata al pianoforte e agli archi. Ogni parola fu scelta con precisione chirurgica, senza enfasi, ma con la grazia di chi vuole raccontare la verità del cuore.
Nacque così uno dei brani più puri e poetici della musica italiana, dove la fuga di una donna diventa un atto di fede, un salto verso l’invisibile, una promessa di libertà condivisa da tutti coloro che, almeno una volta, hanno sognato di volare via.
La donna cannone è una poesia sulla libertà dell’anima
La donna cannone è una poesia che parla della libertà di essere se stessi, del coraggio di scegliere la propria verità quando il mondo sembra chiedere solo conformità. Ogni verso si muove tra il sogno e la realtà, costruendo un racconto che è insieme fiaba, confessione e atto di ribellione silenziosa.
Francesco De Gregori scrive questa canzone con un linguaggio limpido, ma denso di immagini che rivelano la tensione più profonda dell’animo umano, ovvero il desiderio di elevarsi oltre il limite, di volare verso una felicità autentica che non si lascia imprigionare.
Il primo verso, “Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle”, è una dichiarazione di intenti che contiene già l’intera canzone.
Il cuore diventa il simbolo della parte più viva e vulnerabile di ciascuno di noi, quella che spinge a osare, a oltrepassare i confini della paura. Non c’è misura, non c’è calcolo, ma un gesto assoluto, un atto d’amore verso la propria essenza.
L’immagine del cielo, dell’azzurro e delle stelle restituisce la dimensione cosmica di questa ricerca. La donna cannone non vuole più essere trattenuta sulla terra del giudizio, vuole appartenere al cielo della libertà.
Quando Francesco De Gregori scrive “E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà” non compone un atto di vendetta ma di giustizia poetica.
Chi ha deriso e ridotto quella donna a un fenomeno da baraccone, chi l’ha applaudita per curiosità e non per empatia, ora è costretto a guardarla brillare da lontano. È la rivincita dell’anima sullo sguardo del mondo.
La luce che scintilla nel suo nome non è più quella dei riflettori, ma quella interiore di chi ha trovato la propria pace.
Il cuore del testo è l’amore, ma un amore inteso come come energia che salva e rinnova, non come rifugio. De Gregori nei suoi versi consegna una delle immagini più pure della canzone italiana.
E con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
Qui l’amore non è spettacolo, non è dichiarazione, ma gesto silenzioso di fiducia e appartenenza. Non servono parole, perché la verità dell’amore non ha bisogno di essere spiegata. È una forma di comunione che trascende la materia e sfiora l’assoluto.
Il cantautore romano nei suoi versi esprime tutto il coraggio di poter scegliere di essere se stessi. “E non avrò paura se non sarò come bella come vuoi tu”. Emerge in modo chiaro la consapevolezza più moderna e profonda del brano. È la voce di chi rifiuta i canoni dell’apparenza, di chi comprende che la bellezza autentica nasce dal coraggio di mostrarsi vulnerabili.
De Gregori anticipa un tema che diventerà sempre più urgente nella società contemporanea, quello dell’identità e dell’accettazione di sé. La “donna cannone” non si misura più con l’immagine che gli altri proiettano su di lei, ma con la propria verità interiore.
Il volo che attraversa tutta la canzone non è solo un gesto fisico, ma un movimento spirituale.
Quando il testo dice
E senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo via
De Gregori compone un’immagine di purezza assoluta. Scompare ogni bisogno, ogni sicurezza, ogni protezione. Rimane solo la fiducia. Il volo è totale perché è spoglio di ogni rete, di ogni appiglio terreno. È l’essenza stessa della libertà.
Nella parte finale la poesia tocca la dimensione del mistero.
“tutta sola verso un cielo nero nero s’incamminò”,
Il cielo non è più azzurro ma nero, perché la libertà, una volta conquistata, non promette luce immediata. Richiede coraggio, attraversamento, solitudine. Chi resta a terra chiude gli occhi, incapace di reggere la forza di quella scelta. Chi guarda da lontano nega di aver assistito a quel momento. È il destino di chi compie un atto radicale: viene dimenticato da chi non ha avuto la forza di seguirlo.
La donna cannone diventa così un racconto universale sulla condizione umana. Ogni persona che abbia sentito di vivere sotto uno sguardo imposto, ogni creatura che abbia desiderato smettere di interpretare un ruolo, ritrova in questa canzone una parte di sé.
De Gregori non offre una morale ma un invito: quello di ascoltare la propria voce più profonda e di osare, anche a costo di cadere. Volare, in questo caso, non significa fuggire, ma scegliere. Significa trasformare la paura in fiducia, l’immagine in presenza, l’applauso in silenzio.
In questa prospettiva, La donna cannone non è soltanto una canzone d’amore, ma una delle più alte dichiarazioni poetiche sulla libertà dell’essere umano.
Una poesia che resiste al tempo e illumina il presente
A più di quarant’anni dalla sua uscita, La donna cannone resta una delle canzoni più vive della nostra memoria collettiva.
Non è soltanto una melodia dolce o un testo romantico, ma una riflessione profonda sull’essere umano e sul bisogno di autenticità che attraversa ogni epoca.
De Gregori scrive negli anni del riflusso, ma le sue parole anticipano il tempo in cui viviamo oggi. Un tempo in cui lo sguardo degli altri è diventato costante, ininterrotto, onnipresente.
Se negli anni Ottanta la donna cannone era prigioniera del circo, oggi lo siamo noi, immersi in un teatro digitale che chiede di mostrarci senza mai fermarsi a guardarci davvero.
La forza di questa canzone sta nel suo sguardo umano e nella sua lucidità poetica. Racconta la solitudine di chi sceglie di liberarsi dal ruolo che la società impone, ma anche la grandezza di chi ha il coraggio di inseguire un sogno senza garanzie.
Nel volo della donna cannone c’è l’essenza stessa della libertà: non la ribellione rumorosa, ma la scelta silenziosa di essere fedeli a sé stessi, anche quando il mondo invita al conformismo.
Ogni generazione può riconoscersi in questa canzone, perché ognuno di noi, almeno una volta, ha desiderato smettere di fingere, di compiacere, di restare sotto la luce artificiale del giudizio.
Il messaggio che arriva da questi versi è universale: la dignità dell’individuo nasce dal coraggio di guardarsi dentro, di accettare la propria imperfezione, di vivere secondo ciò che si sente vero.
Oggi, in un’epoca in cui il successo si misura in visibilità e consenso, La donna cannone è un invito a rallentare, a respirare, a tornare umani. Ricorda che la libertà non si conquista con la fuga, ma con la scelta di un amore sincero, di una verità personale, di un gesto che non chiede approvazione.
È per questo che la canzone di De Gregori resiste al tempo: perché parla della parte più profonda di noi, quella che non invecchia mai, quella che continua, nonostante tutto, a voler volare via, senza rete, nel proprio cielo.