Giorgia torna sul palco del Festival di Sanremo con “La cura per me”, un brano che esplora la fragilità emotiva, il timore della solitudine e il difficile equilibrio tra l’attaccamento e il bisogno di indipendenza. Sanremo, uno degli eventi musicali più attesi dell’anno, è per Giorgia un palco familiare su cui ha regalato performance indimenticabili nel corso della sua carriera. Anche in questa edizione, la sua voce intensa e inconfondibile porta in scena un brano carico di significato e introspezione.
Il testo, scritto da R. Fabbriconi, M. Zocca e la stessa Giorgia, è una confessione sincera e profonda, arricchita da un’interpretazione intensa e toccante. La canzone affronta il tema della vulnerabilità emotiva e della ricerca di una via per affrontare il dolore, elementi ricorrenti nella poetica della cantante.
La cura per me di Giorgia
Dentro la mano una carezza sul viso
Senz’anima questo sorriso
Che hai cercato, che hai cercato
Più ti avvicini e più io mi allontano
E i ricordi se ne vanno piano
Su e giù come un ascensore
Ogni mia stupida emozione
E no, non cambierà
Dirti una bugia o la veritàPer me fare una follia è come la normalità
Non so più quante volte ti ho cercato
Per quegli occhi, per quegli occhi che fanno da luna
Non so più quante notti ti ho aspettato
Per finire a ingoiare tutta la paura
Di rimanere sola
In questa stanza buia
Solo tu sei la cura per me
Tutto passaMa scordarti non so ancora come si faccia
Qualcosa lo dovevo rovinare
Nascondo una lacrima nel mare, ferito
Voglio andare avanti all’infinito
Trovarti dentro gli occhi di un cane smarritoE no, non cambierà
Dirti una bugia o la verità
Per me fare una follia è come la normalità
Non so più quante volte ti ho cercato
Per quegli occhi, per quegli occhi che fanno da luna
Non so più quante notti ti ho aspettatoPer finire a ingoiare tutta la paura
Di rimanere sola
In questa stanza buia
Solo tu sei la cura per me
No che non ho voglia
Non ho voglia di rincorrertiSeguire la tua ombra e salire fino sugli alberi
Guardando il cielo sapendo che lo stai guardando
Ora anche tuPer me sei la luna
Per me sei la cura
Per me sei avventura
Ma non sei nessuno
Spengo la paura
Di rimanere sola
Per quegli occhiPer quegli occhi che fanno da luna
Non so più quante notti ho aspettato
Per finire a ingoiare tutta la paura
Di rimanere sola
In questa stanza buia
Non sarò mai più sola
Per me
Significato del testo
Il dualismo tra vicinanza e distanza
Il brano si apre con versi che evocano il desiderio di affetto e il timore di lasciarsi andare:
“Dentro la mano una carezza sul viso / Senz’anima questo sorriso / Che hai cercato, che hai cercato.”
Qui la cantante esprime un senso di disconnessione emotiva, quasi un’incapacità di provare emozioni autentiche. L’immagine della “carezza” contrapposta a un “sorriso senz’anima” suggerisce una distanza tra il sentimento e la sua espressione, tra il desiderio di essere amati e la paura di mostrarsi vulnerabili.
Il gioco delle emozioni e della memoria
Il tema della memoria e della difficoltà di lasciar andare il passato è centrale:
“E i ricordi se ne vanno piano / Su e giù come un ascensore / Ogni mia stupida emozione.”
L’immagine dell’ascensore, che sale e scende, richiama l’altalena emotiva di chi oscilla tra il ricordo e la volontà di andare avanti. Ogni emozione, anche la più “stupida”, ha un peso e influenza il percorso interiore della protagonista.
La paura della solitudine
Uno dei passaggi più intensi del testo mette in luce il timore di restare soli:
“Non so più quante notti ti ho aspettato / Per finire a ingoiare tutta la paura / Di rimanere sola / In questa stanza buia.”
La notte diventa simbolo dell’attesa e della paura, mentre la “stanza buia” rappresenta la solitudine e il vuoto lasciato da un’assenza. L’amore sembra essere la cura, ma allo stesso tempo la fonte di sofferenza.
L’ambivalenza dell’amore
Nel ritornello, la protagonista riconosce l’importanza della persona amata, ma al tempo stesso ne percepisce l’inconsistenza:
“Per me sei la luna / Per me sei la cura / Per me sei avventura / Ma non sei nessuno.”
Questa contraddizione racchiude il cuore della canzone: l’amore è insieme un rifugio e un’illusione, un’ancora e una fuga. La persona amata assume un valore immenso ma, paradossalmente, non ha più un’identità definita.
La rinascita e la liberazione
Nel finale, il testo sembra suggerire una sorta di riscatto:
“Non sarò mai più sola / Per me.”
Dopo aver affrontato la paura della solitudine, la protagonista arriva a una consapevolezza: la vera “cura” non è un’altra persona, ma la capacità di stare bene con se stessi.
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Un brano di intensa introspezione
“La cura per me” si distingue per la sua profondità emotiva e per la sua struttura che alterna momenti di fragilità a slanci di consapevolezza. Giorgia interpreta il brano con un’intensità unica, regalando al pubblico una canzone che parla di amore, perdita e rinascita. Una riflessione sincera sulla complessità delle emozioni e sulla ricerca di un equilibrio interiore.