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“Il buio oltre la siepe”, dal libro di Harper Lee al film di Robert Mulligan

Il buio oltre la siepe” (To Kill a Mockingbird in lingua originale) è il romanzo di Harper Lee, pubblicato nel 1960, che racconta le vicende dell’infanzia della piccola Jean Louise Finch (detta Scout) e del fratello maggiore Jeremy (detto Jem) nell’Alabama degli anni Trenta.

Un racconto intenso e toccante che richiama il romanzo di formazione, come quelli di J.D. Salinger o Jack London per citarne alcuni, in cui il lettore assiste alla crescita e alla presa di consapevolezza del giovane protagonista, la cui infanzia o adolescenza sono segnate da eventi che gli permettono di crescere e iniziare a capire il mondo degli adulti. Un mondo che, spesso, è pieno di ingiustizie e cattiveria.

Il buio oltre la siepe è, difatti, anche un romanzo di denuncia sociale nei confronti del razzismo e dell’intolleranza razziale. Harper Lee scrive la storia di Scout e Jem quando ancora negli Stati Uniti è in vigore il segregazionismo razziale, a causa del quale i bianchi e gli afroamericani vivono separatamente e non possono frequentare gli stessi luoghi (il segregazionismo verrà abolito solo nel 1970).

Scout e Jem vivono nella piccola e tranquilla cittadina di Maycomb, in Alabama. Orfani di madre, vivono insieme al padre, Atticus Finch, e alla domestica Calpurnia. La loro infanzia trascorre serena e spensierata, tra le estati passate a giocare in compagnia del loro amico Dill e gli inverni passati sui banchi di scuola. Tra i giochi ricorrenti vi è quello di sfidarsi ad avventurarsi nel giardino del vicino Boo Radley, un uomo schivo e solitario che non esce mai di casa e che i due fratelli temono, nonostante non l’abbiamo mai visto.

La vita dei due fratellini subirà presto una svolta: Atticus, di professione avvocato, si impegna a difendere Tom Robinson, giovane afroamericano, accusato di violenza e stupro nei confronti di una ragazza bianca, Mayella, figlia di un contadino violento e xenofobo, Bob Ewell.

A Maycomb si prospetta un’estate di tensioni e di pettegolezzi: la cittadina è divisa tra colpevolisti e innocentisti (e quindi tra razzisti e liberali) e il divario tra bianchi e afroamericani è ancor più rimarcato. Inoltre, la scelta di Atticus di difendere Tom Robinson suscita polemiche e disappunto tra i parenti e malelingue tra i suoi concittadini. Questa situazione avrà ripercussioni inevitabili su Scout e Jem, che impareranno ben presto sulla loro pelle la cattiveria della gente. Grazie alla guida di Atticus, saggio genitore, i due fratelli riusciranno a superare i pregiudizi che la loro famiglia dovrà subire (proprio quegli stessi pregiudizi di cui gli afroamericani di Maycomb sono vittime).

Scout e Jem, durante il giorno dell’arringa di Atticus in tribunale, assistono al processo e al verdetto della giuria. Nonostante l’egregio lavoro di difesa svolto da Atticus e le prove schiaccianti portate a favore dell’innocenza del suo cliente, Tom Robinson viene dichiarato colpevole.

Sconvolti per l’evidente ingiustizia e incapaci di capire le scelte degli adulti, Scout e Jem troveranno conforto nelle parole di Atticus. Cercheranno di tornare alla normalità e di proseguire la loro estate come ogni anno, ma ormai qualcosa in loro è cambiato.

Dovranno inoltre ricredersi sul tanto temuto Boo Radley, che salverà loro la vita, dal momento che Bob Ewell, furioso per essere stato mascherato in pubblico da Atticus come il vero colpevole della violenza di Mayella, aveva giurato vendetta contro l’avvocato.

La frase “il buio oltre la siepe” (che è anche stata scelta come titolo nell’edizione italiana) è infatti la metafora di questa lezione di vita: il buio, ovvero ciò che non si conosce – nonostante sia molto vicino – è proprio Boo Radley, tanto temuto ma proprio perché mai visto. E, se non si vede qualcosa o qualcuno, non lo si può imparare a conoscere e si avranno nei suoi confronti dei pregiudizi. Solo andando oltre, appunto “vedendo”, si può imparare a conoscere l’altro, il “diverso”, e non temerlo ingiustamente solo perché vittima di malelingue.

Anche nella frase “to kill a mockingbird” (che dà il titolo all’edizione originale) c’è un’importante significato: uccidere un mimo (una specie di tordo simile all’usignolo), che è un uccello innocuo e dal canto melodico, è un gesto imperdonabile tanto quanto uccidere un innocente, ovvero Tom Robinson, o riprovevole come l’avere pregiudizi su persone innocue, come Boo Radley.

Questo romanzo, così intenso e profondo, è valso ad Harper Lee il premio Pulitzer.

Altrettanto successo ha riscosso la versione cinematografica, con omonimo titolo, diretta dal regista Robert Mulligan nel 1962 e vincitore di tre premi Oscar. La figura di Atticus, interpretata da Gregory Peck, è entrata nella storia del cinema con la scena dell’arringa finale in tribunale. Atticus Finch viene considerato uno tra i migliori personaggi cinematografici per la sua personalità e le idee progressiste in un’America razzista. Il film, inoltre, è annoverato dal 1998 nella classifica dei migliori cento film statunitensi dell’American Film Institute.

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