È importante non abusare della parola “capolavoro”. Questa etichetta viene utilizzata spesso, forse troppo. In questo caso però, calza davvero a pennello. Il film di cui stiamo parlando è “Il filo nascosto” di Paul Thomas Anderson. Vede nel cast Daniel Day-Lewis, Lesley Manville e Vicky Krieps. Questo segna l’ultima interpretazione di Day-Lewis, che nel giugno 2017 ha annunciato il suo ritiro dalla recitazione.
“Il filo nascosto” è un film che diventa sempre meglio ad ogni visione, sia che l’abbiate amato subito sia che siate rimasti a riflettere dopo il primo sguardo. La pellicola ha ottenuto 6 candidature ai Premi Oscar 2018, aggiudicandosi quello per i migliori costumi. Ecco cinque ragioni per cui dovreste vederlo, anche più volte. Attenzione: spoiler e riferimenti ai punti principali della trama sono cuciti qua e là; è meglio leggere questo dopo aver visto il film almeno una volta.
Perché guardare “Il filo nascosto”
Un film indescrivibile. “Il filo nascosto” è stato candidato a ben 6 Oscar nel 2018, nel 2017 il sito National Board of Review l’ha classificato come uno dei 10 migliori film dell’anno e vede lo sviluppo di una trama estremamente particolare. La fotografia, la colonna sonora, la bravura dei protagonisti sono davvero ammirevoli e, ovviamente, rendono questo film un film di grandissima qualità.
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Affronta il tema del “Workaholism”
I film trattano poco il concetto di dipendenza, figuriamoci il concetto di workaholism. Nel film “il filo nascosto” invece, ecco che questa dipendenza/malattia, diventa la protagonista principale della storia. La società associa in gran parte il lavoro al successo, così il workaholism, ovvero la dipendenza dal lavoro, è spesso, purtroppo, scambiato per benessere. Come tutte le dipendenze, il workaholism è un meccanismo di difesa profondamente malsano, una malattia reale e molto dannosa di cui si parla a malapena.
Questo film di Anderson è ambientato nel mondo dell’alta moda della Londra degli anni ’50, e Day-Lewis interpreta il famoso stilista Reynolds Woodcock, che possiede una forza carismatica, geniale, ossessiva e iper controllata . Anche se la parola “stacanovista” non è sicuramente presente nella sceneggiatura di Anderson, Woodcock è profondamente immerso in questa malattia. Sul suo lavoro, Woodcock, infinitamente prepotente, calcola ogni momento nei minimi dettagli, e Dio non voglia che scombini qualcosa. Passa attraverso le donne, le muse, con grandissima rapidità e pensa di tenere sempre tutto sotto controllo.
Fino a quando non arriva una bella cameriera di nome Alma. Una donna difficile da conquistare che metterà a dura prova lo stilista e la sua malattia “di lavoro”.
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2. La lotta romantica per il potere è affascinante da entrambi i lati.
Alcuni grandi film su storie d’amore tossiche e conflittuali, scritti con molta cura e attenzione, hanno il vantaggio di essere visti anche due volte di seguito in modo da poter seguire la storia da entrambe le prospettive; esempi recenti che mi vengono in mente sono Blue Valentine e Revolutionary Road. Anche Phantom Thread è uno di questi film.
Vi consigliamo, perciò, di godervi questa complessa storia d’amore, per ben due volte. In questo modo potrete entrare nella psicologia dell’uno e dell’altra poi.
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3. È un film con diverse trame “nascoste”
È un film puzzle, sì. Per essere chiari, però, “Il filo nascosto” non è un film puzzle che vi farà chiedere “Cosa diavolo sto guardando e cosa significa ?”. No. La narrazione è lineare e facile da seguire; Più che altro è interessante chiedersi cosa succede nella testa dei protagonisti, cercare di comprendere le loro azioni. Provate a guardare “il filo nascosto” con un amico, e vedrete che probabilmente ne uscirete avendo visto due film diversi. Vedetelo due volte da soli, e potreste avere la sensazione di aver visto due film diversi. Insomma, le interpretazioni che si possono dare, sono diverse e anche contrastanti. Lasciatevi avvolgere dal mistero.