Il Pride Month non è solo sfilate, bandiere arcobaleno e rivendicazioni: è anche un invito a raccontare. E il cinema, da sempre specchio e detonatore del cambiamento, è uno dei mezzi più potenti per farlo. Celebrare il mese dell’orgoglio LGBTQIA+ significa anche immergersi nelle storie che hanno rotto il silenzio, abbattuto cliché, dato voce e volto a chi è stato invisibilizzato.
Dalla Hollywood che censurava l’omosessualità ai film indipendenti che hanno riscritto il linguaggio dell’identità e del desiderio, la settima arte ha attraversato decenni di lotte, autocensura, scandali e finalmente conquiste. E oggi abbiamo a disposizione un patrimonio filmico vasto, stratificato, spesso sorprendente.
7 Film da vedere per celebrare il Pride Month: storie di coraggio, amore e rivoluzione queer
Guardare questi film significa fare un viaggio dentro le mille forme dell’identità e dell’amore. Alcuni raccontano la storia della comunità LGBTQIA+ con piglio militante, altri ne esplorano i silenzi, i dolori sommessi, le gioie quotidiane. Tutti, però, contribuiscono a riscrivere l’immaginario collettivo.
Il cinema queer non è un “genere”: è un linguaggio, un punto di vista, un grido e un sussurro. È rappresentazione e liberazione.
E allora, in questo Pride Month, accendiamo lo schermo e lasciamoci guidare. Perché vedere è capire, ascoltare è amare, raccontare è resistere.
Moonlight (Barry Jenkins, 2016)
Vincitore dell’Oscar come miglior film nel 2017, Moonlight è molto più di un capolavoro estetico: è una poesia visiva sull’identità, l’amore e la mascolinità nera queer.
Diviso in tre atti, racconta la crescita di Chiron, un ragazzo afroamericano che cerca di sopravvivere in un ambiente difficile, tra silenzi, bullismo e una sessualità repressa. Il film parla con delicatezza disarmante della vulnerabilità maschile e della dolcezza come forma di resistenza.
Una visione obbligata: non solo per il valore artistico, ma perché Moonlight ha riscritto le regole della rappresentazione queer nel cinema mainstream.
Pride (Matthew Warchus, 2014)
Basato su una storia vera poco conosciuta ma straordinaria, Pride racconta l’alleanza tra un gruppo di attivisti LGBTQ+ londinesi e i minatori in sciopero del Galles negli anni ’80. Due mondi lontanissimi che trovano una causa comune contro il governo Thatcher.
Il risultato è un film emozionante, politico e ironico, che dimostra quanto la solidarietà possa superare i pregiudizi. Un perfetto esempio di cinema popolare e militante, che fa riflettere e ridere allo stesso tempo. Ed è impossibile non commuoversi sul finale.
Carol (Todd Haynes, 2015)
Una delle storie d’amore più eleganti e struggenti mai raccontate sul grande schermo. Tratto da The Price of Salt di Patricia Highsmith (uscito negli anni ’50 con uno pseudonimo), Carol segue la relazione tra Therese, giovane fotografa insicura, e Carol, affascinante donna dell’alta borghesia, intrappolata in un matrimonio infelice.
La forza di Carol sta nella sottrazione: ogni sguardo, ogni gesto è carico di desiderio represso, di attese, di pericoli. Cate Blanchett e Rooney Mara regalano due interpretazioni magnetiche, immerse in una fotografia densa, quasi pittorica.
Un film che celebra il desiderio femminile con classe e potenza.
A Fantastic Woman (Sebastián Lelio, 2017)
Con questo film, la protagonista transgender Marina (interpretata da Daniela Vega, attrice trans anche nella vita) è diventata simbolo di resilienza e dignità. Dopo la morte improvvisa del suo compagno, Marina viene ostracizzata dalla famiglia di lui e dallo Stato: privata di ogni riconoscimento, combatte per difendere il suo amore e la propria identità.
Vincitore dell’Oscar come miglior film straniero, Una donna fantastica è una denuncia alla transfobia, ma anche un ritratto sensibile di una donna che rifiuta di essere vittima, scegliendo di essere protagonista della propria narrazione.
Chiamami con il tuo nome (Luca Guadagnino, 2017)
Ambientato in una luminosa estate italiana degli anni Ottanta, Call Me by Your Name è la storia d’amore tra Elio, diciassettenne curioso e introverso, e Oliver, dottorando americano ospite della famiglia.
Guadagnino non gira un film sul trauma o sulla vergogna, ma sull’estasi del primo amore, sull’intimità che nasce lentamente e si consuma in un attimo. Il film è sensuale, colto, struggente.
La scena finale con il monologo del padre è una delle più straordinariamente empatiche del cinema queer contemporaneo.
Ritratto di una giovane in fiamme (Céline Sciamma, 2019)
Siamo nel XVIII secolo. Marianne è una pittrice incaricata di ritrarre Héloïse, giovane donna destinata a un matrimonio combinato. Ma tra le due nasce un amore silenzioso, trattenuto, bruciante.
Ritratto della giovane in fiamme è un film sulla memoria, sullo sguardo femminile, sull’amore come opera d’arte e come rivoluzione. Sciamma costruisce un racconto che sfida il tempo e la norma eterosessuale, in cui l’assenza di uomini non è un vuoto, ma una liberazione.
Uno dei più grandi film sull’amore tra donne più importanti del secolo.
The Way He Looks (Daniel Ribeiro, 2014)
Dalla scena indie brasiliana arriva questa piccola perla: la storia di Leonardo, ragazzo non vedente, e del suo rapporto con il nuovo compagno di classe, Gabriel.
Con estrema tenerezza, il film racconta il desiderio, la scoperta e la conquista dell’autonomia, senza mai cadere in pietismi o stereotipi. È un film sull’accessibilità del sentimento, sulla normalità dell’amore queer adolescenziale, anche in un contesto difficile.
Hoje Eu Quero Voltar Sozinho (titolo originale) è una dichiarazione d’amore alla giovinezza e alla libertà.