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“Conchiglie” di Andrea Laszlo De Simone, un canto per accogliere le nostre fragilità

In questa delicata canzone, Andrea Laszlo paragona gli esseri umani alle conchiglie e invita ad accogliere le fragilità che ci rendono unici.

“Siamo solo conchiglie
Sparse sulla sabbia”.

Le cicatrici che ci portiamo sulla pelle, le paure che ci appesantiscono le spalle, la nostra inalienabile finitudine: le nostre fragilità ci rendono ciò che siamo. Accettarle significa accogliere una bellezza rara, che abita soltanto nell’effimero, in ciò che ora c’è e fra un istante potrebbe mutare per sempre.

Conchiglie“, profondo brano di Andrea Laszlo De Simone, è tratto dall’album “Immensità“, che esplora temi esistenziali quali la transitorietà della vita e la fugacità del tempo, la fragilità degli esseri umani e l’importanza delle connessioni.

“Conchiglie” di Andrea Laszlo De Simone

“Non ti sei fatto male
Proprio come pensavo
Vedi, non serve a niente
Ripararsi dal vento

Siamo solo conchiglie
Sparse sulla sabbia
Niente potrà tornare
A quando il mare era calmo

Ti sei un po’ spaventato
Proprio come pensavo
Vedrai, non serve a niente
Rintanarti in te stesso

Siamo solo conchiglie
Sparse sulla sabbia
Niente potrà tornare
A quando il mare era calmo

Non più
Non più
Non più
Non più”.

Sparsi sulla sabbia

“Siamo solo conchiglie”, canta Andrea Laszlo De Simone. E mentre ascoltiamo le note piacevolmente malinconiche della sua canzone, si apre un varco dentro di noi.

Le conchiglie sono un involucro che sta a protezione dei molluschi; sono ciò che resta dopo gli urti delle onde, dopo il ruggito delle tempeste. Si depositano sulla battigia brillando di sole e di rugiada, ora intatte, ora scheggiate, ora del tutto infrante, in mille pezzi che luccicano alla luce.

Eppure stanno lì, finché qualcuno non le raccoglie per contemplarle, o finché non vengono calpestate e ancora una volta distrutte. Fragili, ma belle. Uniche e irripetibili. Testimonianza di come le cose che restano siano preziose, anche quando appaiono semplici.

Le conchiglie di Andrea Laszlo De Simone ricordano vagamente quegli Ossi di seppia che hanno affascinato tanto Eugenio Montale da divenire il titolo della sua raccolta più importante. Le atmosfere che si respirano ascoltando la canzone dell’autore torinese sono simili a quelle che invadono il cuore alle lettura dei versi in cui Montale parla del male di vivere, della ricerca di una maglia rotta nella rete, delle piccole cose, all’apparenza insignificanti, che resistono anche alla prova del tempo.

Anche noi siamo come conchiglie. Siamo il risultato degli urti della vita. A volte non capiamo neanche come abbiamo fatto a resistervi, come siamo riusciti a salvarci dalla tempesta che ci ha colpito.

E, sebbene siamo spaventati dalle ferite che ci hanno inferto e che a volte ci siamo inflitti da soli, guardiamo avanti, consapevoli di abitare un mondo immenso, che in confronto a noi, così effimeri, così piccoli, è infinitamente grande e pieno di possibilità. Anche quando cadiamo e veniamo sconfitti: accogliere la nostra fragilità e la nostra fallibilità è il primo passo per una vita autentica.

Chi è Andrea Laszlo De Simone

Nato a Torino il 18 febbraio 1986, Andrea Oliviero Laszlo De Simone Saccà è un talentuoso cantautore, polistrumentista e produttore discografico italiano.

Ha esordito da solista nel 2012, dopo aver partecipato ai Nadàr Solo nel ruolo di batterista. Il suo primo album, Ecce homo, sancisce l’inizio di un percorso sperimentale unico nel panorama musicale italiano. Si tratta di un lavoro liberamente ispirato all’omonima opera di Friedrich Nietzsche.

L’autore di “Conchiglie” scrive, compone, si autoproduce da solo, lavorando principalmente da casa e in solitaria. È molto popolare in Francia.

La sua musica è introversa, profonda e delicata, contraddistinta dall’attenzione ai dettagli e dalla sperimentazione. L’album da cui è tratto “Conchiglie”, “Immensità”, è costituito da tracce che mescolano il pop e la musica classica con risultati sorprendenti, che hanno conquistato gli ascoltatori e la critica d’oltralpe.

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