Ci sono storie che sembrano nate per restare intime, domestiche, sussurrate all’ombra di una sera. Eppure, alcune di queste, grazie a mani sapienti e sguardi rispettosi, riescono a trasformarsi in immagini, corpi e voci che vibrano sul grande schermo. È il caso di Tre ciotole , l’ultimo film di Isabel Coixet tratto dal romanzo omonimo di Michela Murgia, che sarà presentato in anteprima mondiale a settembre 2025 al Toronto International Film Festival (TIFF) e arriverà nei cinema italiani il 9 ottobre , distribuito da Vision Distribution.
Un progetto atteso e delicato, che porta con sé l’eredità letteraria e politica di una delle autrici italiane più potenti degli ultimi decenni, scomparsa troppo presto ma capace di lasciare un segno profondo nella coscienza collettiva. Con protagonisti Alba Rohrwacher ed Elio Germano , il film promette di essere non solo un adattamento fedele, ma un’espansione sensoriale e visiva di un racconto che tocca le corde più intime della perdita, della malattia e della ricostruzione.
“Tre ciotole”: quando il dolore diventa visione
Dal romanzo di Michela Murgia al film con Alba Rohrwacher ed Elio Germano
Tre ciotole si preannuncia come uno dei film più attesi della stagione autunnale 2025, capace di unire pubblico e critica, letteratura e cinema, Italia e Europa.
Un’opera che fa della fragilità una forza, dell’amore una prova, della malattia una lente per osservare la vita con occhi nuovi.
Con la regia intensa di Isabel Coixet e le interpretazioni vibranti di Rohrwacher e Elio Germano, il film è pronto a portare sul grande schermo la delicata e potente voce di Michela Murgia. Una voce che non smette di parlarci, anche quando tace.
Dal romanzo alla pellicola: un dolore che si trasforma in gesto
Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi è un libro composto da dodici racconti, dodici riti narrativi nati da una frattura, da un momento in cui la vita si spezza. Michela Murgia li scrive dopo la diagnosi della sua malattia. Ma non è un testamento, né un lamento.
È una mappa: del dolore, del corpo, del desiderio, del nutrimento. Il film sceglie di ispirarsi liberamente a uno di questi racconti centrali, trasformandolo in una narrazione cinematografica che si apre attorno alla figura di Marta , interpretata da Alba Rohrwacher, e Antonio, lo chef interpretato da Elio Germano.
Due vite che si dividono dopo un litigio, ma il cui legame, apparentemente spezzato, si riannoda nei silenzi e nei vuoti che solo l’amore, e la malattia, sanno scavare con tanta precisione. Marta perde l’appetito. Ma non è solo il dolore per la fine della relazione: c’è qualcosa di più profondo che agisce nel suo corpo. La malattia, il disorientamento, e poi un nuovo inizio: imparare a riconoscere ciò che nutre davvero, a distinguere il sapore della vita quando tutto cambia. È in questa riflessione, sensoriale e spirituale, che si radica il cuore del film.
Isabel Coixet e la regia dell’intimità
La scelta di affidare la regia a Isabel Coixet , autrice catalana sensibile e visionaria, è tutt’altro che casuale. Coixet ha costruito una carriera sull’indagine del dolore femminile, dell’identità, dell’amore irrisolto ( La mia vita senza me , La vita segreta delle parole, Elegy).
Il suo sguardo è capace di rendere tangibile l’invisibile: il silenzio, la distanza, la fragilità. E proprio per questo, è forse una delle poche registe in grado di cogliere lo spirito di Murgia senza tradirne la complessità. Insieme a Enrico Audenino, Coixet firma anche la sceneggiatura. La narrazione cinematografica non si limita a riportare i fatti, ma li dilata, li rende corporei: ogni gesto, ogni sguardo, ogni assenza diventa parte del racconto.
Il cast: emozione e intensità con Alba Rohrwacher ed Elio Germano
Sono due degli attori più raffinati del panorama europeo, capaci di muoversi tra cinema d’autore e produzioni più ampie con estrema versatilità. Rohrwacher è Marta: eterea e densa, capace di rendere la sofferenza qualcosa di fisico, non esibito.
Germano è Antonio, chef in ascesa, che reagisce alla perdita rifugiandosi nel lavoro, ma che non riesce a cucinare via l’assenza dell’altra. Accanto a loro troviamo Silvia D’Amico , Galatea Bellugi , Francesco Carril e Sarita Choudhury , in un cast corale che contribuisce a rendere il mondo di Marta e Antonio vivo, umano, tridimensionale.
Un progetto europeo con radici italiane
La produzione è un perfetto esempio di collaborazione internazionale. Tre ciotole è una co-produzione italo-spagnola che coinvolge Cattleya, Ruvido Produzioni, Bartlebyfilm, Vision Distribution e diversi partner spagnoli come Buenapinta Media e Bteam Prods. Il film è sostenuto da Sky, RTVE, MAX, e ha ricevuto il finanziamento del Ministero della Cultura italiano e dello Instituto de la Cinematografía y de las Artes Audiovisuales spagnolo.
Il respiro del film è quindi profondamente europeo, ma l’anima resta italiana, e profondamente legata al pensiero e alla voce di Michela Murgia.
Dal cibo all’amore, dalla crisi alla rinascita Il titolo stesso è una dichiarazione poetica: Tre ciotole
Un riferimento ai rituali buddisti, ma anche a una forma simbolica di cura: preparare, accogliere, nutrire. Nella cultura occidentale, il cibo è spesso metafora di condivisione, amore, intimità.
Marta smette di mangiare, ma non perché ha smesso di desiderare: è perché il desiderio deve cambiare forma. Il film, come il libro, ci costringe a porci domande: cosa succede quando il corpo tradisce? Quando le scelte che sembravano logiche diventano assurde? Quando si deve imparare a vivere di nuovo, in un’altra lingua, in un altro corpo?
Un omaggio alla voce di Michela Murgia
Questo film è anche un tributo. Michela Murgia non è più con noi, ma la sua voce continua a risuonare nelle parole, nelle idee, nelle immagini.
Tre ciotole non è solo un film tratto da un libro, ma un tentativo di far vivere, ancora una volta, la forza della sua scrittura: ironica, lucida, tenera, politica.
Attraverso Marta e Antonio, ci parla di tutte le separazioni che viviamo: dagli altri, da noi stessi, dalla salute. Ma ci parla anche della possibilità di ritrovare un equilibrio, un nuovo modo di stare al mondo. Più consapevole, più presente, più reale.