Nato a Calzada de Calatrava il 24 settembre 1951, Pedro Almodovar è considerato uno dei più grandi registi della scena cinematografica mondiale. Vincitore di due Premi Oscar, Almodovar ha impresso alle sue opere un segno inconfondibile, in grado di tradurre la cultura iberica in immagini vivide e sature di colore, dove gli oggetti diventano simboli e i personaggi sono lo specchio di una società complessa, in cerca di una definitiva liberazione dalle oppressioni del periodo franchista. Lo spaccato di una Spagna esplosiva e incontenibile, che straripa gli argini della storia per raccontarsi senza pudore.
1. Raccontare la diversità
Prostitute, transessuali, “donne sull’orlo di una crisi di nervi”, sono le figure che popolano l’immaginario di Almodovar con la loro furia e disperata vitalità. La bellezza dei personaggi almodovariani si condensa, infatti, nel loro essere disadattati, instabili, torbidi, insomma nella loro diversità, che è scomoda e talora socialmente inopportuna. E il miracolo della poetica di Almodovar avviene proprio qui: quando ai colori e alla vivacità madrilena si mescola la bellezza tragica e sconfinata di chi vive ai margini della storia. Ma lo sguardo del regista iberico è ironico e giocoso, anche quando ci si aggira nelle zone d’ombra, nelle regioni inesplorate dell’animo umano, dove non esistono distinzioni manichee tra bene e male, fra maschile e femminile, fra comico e tragico. Tutto si mescola all’insegna del colore e delle sue infinite sfumature.
2. La Spagna post-franchista e la sua liberazione culturale
All’indomani della caduta di Franco, la Spagna vive un momento di profonda liberazione dalle oppressioni e dalle violenze del regime franchista. Nasce un vero e proprio movimento di reazione, di cui Almodovar è uno dei massimi interpreti, conosciuto con il nome di “movida madrilena”. Il regista racconta infatti quel senso di libertà, edonismo e creatività, che seguì la caduta del regime, dando voce alle categorie più fragili (come donne e omosessuali), quelle che più di altre avevano subito i colpi di Franco.
3. L’identità mutevole dei personaggi almodovariani
L’identità è un altro dei temi fondamentali del cinema di Almodovar, che porta in scena la ricerca del sé legata alle vicende dei suoi personaggi. Le figure del cinema di Almodovar non hanno niente di epico, non sono statiche né grandiose, al contrario sono mutevoli e spesso si rivelano diverse da come appaiono inizialmente, attraverso momenti di agnizione e disvelamento che ribaltano la trama, creando una tensione insanabile.
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4. Le muse di Almodovar
Le donne sono le grandi protagoniste del cinema di Almodovar. Dipinte con estrema sensibilità, le donne di Almodovar irrompono sulla scena in tutta loro complessità. Sono emotive, intelligenti e immancabilmente auto-ironiche. La loro è una bellezza complicata, non-omologata, che rompe e infrange gli schemi. Carmen Maura, Rossy De Palma, Marisa Paredes e Penelope Cruz, sono solo alcune delle attrici che hanno saputo non solo interpretare il cinema di Almodovar, ma persino ispirarlo.
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5. Il valore simbolico del colore
Almodovar dipinge la Spagna post-franchista attraverso una variegata tavolozza di colori, restituendo con pennellate decise e vigorose tutta la sua deflagrante vitalità. Ma il colore emblematico della sua estetica è sicuramente il rosso, che torna come elemento ricorrente in tutti suoi film: è negli accessori che arredano le case, è nel rossetto di Rossy De Palma, è nel gazpacho, nei tacchi a spillo. E’ il colore dell’amore, della passione, del sesso e del melodramma, è il colore vivido della ribellione esistenziale portata in scena dai personaggi di Almodovar.
I 5 film imperdibili di Pedro Almodovar
Donne sull’orlo di una crisi di nervi, 1988
Tutto su mia madre, 1999
Parla con lei, 2002
La mala educaciòn, 2004
Volver, 2006