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Green Book, storia di un’amicizia impossibile

Ispirato a una storia vera, "Green Book" racconta il potere dell'amicizia in un mondo dove le barriere sembrano invalicabili

Stasera 27 gennaio su Raitre alle 21:15 va in onda Green book, film del 2018 diretto da Peter Farrelly con Viggo Mortensen e Mahershala Ali. Ispirato ad una storia vera e premiato agli Oscar come miglior film e la migliore sceneggiatura originale, Green Book racconta l’amicizia fra un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano nell’America degli anni Sessanta. Un film che ha fatto molto discutere per il modo in cui affronta un tema ancora oggi molto caldo: il razzismo.

"Green Book", l'incredibile storia vera vincitrice di 3 premi Oscar

“Green Book”, l’incredibile storia vera vincitrice di 3 premi Oscar

Il film «Green Book», vincitore di 3 premi Oscar, è tratto dall’incredibile storia vera di un pianista di colore.

Da chi lo ha definito un capolavoro a chi lo ha additato come l’ennesimo film che guarda al fenomeno razzista dal punto di vista di un bianco, Green Book ha sicuramente un merito. Quello di aver creato dibattito. Perché quando un libro o un film riescono a farci fermare e riflettere sul loro significato, lì accade il piccolo miracolo dell’arte.

Ma ora vediamo i motivi per cui Green Book è un film da vedere assolutamente.

Di cosa parla

Green Book racconta la storia di Tony Lip, un buttafuori italoamericano dalla dubbia scolarizzazione alle prese con un momento economico difficile, che lo costringe ad accettare un lavoro al limite dello scandalo per il costume dell’epoca (anni Sessanta): diventare l’autista di un afroamericano. Don Shirley è un pianista jazz di fama mondiale, risiede a New York ma deve affrontare un tour negli Stati americani del sud, per niente accoglienti nei confronti delle persone di colore.

Negli anni Sessanta l’apartheid è un dato di fatto, accettato dai più come lo stato naturale delle cose. Per questo esiste il Negro Motorist Green Book, una guida che racchiude al suo interno gli hotel, i ristoranti, le stazioni di servizio “black-friendly”, dove gli afroamericani possono sostare senza temere per la propria incolumità. Seguendo le indicazioni del Green Book la strana coppia Tony-Don inizia un viaggio che mette in luce le contraddizioni feroci della disuguaglianza razziale.

LEGGI ANCHE: Agli Oscar vince l’integrazione con Green Book e Bohemian Rhapsody

Ispirato a una storia vera

Nato in Florida nel 1927, Don Shirley è stato un pianista e compositore statunitense di grande successo negli anni Sessanta. Bambino prodigio, a soli due anni iniziò a suonare il pianoforte e a nove frequentava già il conservatorio di Leningrado.  Dopo anni nel mondo della musica classica pura, nel 1955 incise il suo primo singolo Long Playing, raggiungendo un successo popolare qualche anno dopo con il singolo Water Boy del 1961, piazzato addirittura al 40esimo posto della Billboard Hot 100.

Come raccontato nel film, l’artista afroamericano decise a quel punto di andare in tour negli Stati del sud degli USA, dove ancora il razzismo dilagava ferocemente. Fu un vero gesto di sfida, in grado nel suo piccolo di accendere i riflettori sulle contraddizioni che animavano i salotti dell’America post bellica.

 

 
 
 
 
 
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Che cos’è il Green Book?

Scritto da Victor Hugo Green nel 1936, ex impiegato alle poste di Harlem, il “Green Book” è realmente esistito. Era stato concepito come una guida rivolta ai neri per sopravvivere nell’America razzista. La prima edizione era un fascicolo di 16 pagine e copriva soltanto l’area metropolitana di New York, ma dall’anno successivo – visto il successo di vendita e le richieste – si ampliò fino a coprire tutti gli Stati Uniti, arrivando a essere composto da oltre 120 pagine nell’ultima edizione del 1966. Un libro che per 40 anni, fino all’approvazione del Civil Rights Act, rappresentò un manuale salvavita del viaggiatore per i neri americani. Una vera e propria guida che forniva indicazioni per hotel, motel, case vacanza, ristoranti, tutti riservati ai neri. All’interno del libricino salvavita c’era una sezione dedicata alle valutazioni e recensioni degli alloggi visitati dove era anche possibile indicare nome e indirizzo di nuove strutture scoperte casualmente durante il viaggio.

 

 
 
 
 
 
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Nel sito The New York Public Library Digital Collections alla voce “Green Book” si trovano catalogate e riprodotte tutte le edizioni della guida, dalla prima edizione del 1936 all’ultima del 1966: tutte sfogliabili e scaricabili, integralmente e gratuitamente.

LEGGI ANCHE: https://digitalcollections.nypl.org/

 

 

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