Il 27 gennaio 1967 ci lasciava Luigi Tenco, proprio durante la sua partecipazione al Festival di Sanremo con “Ciao amore ciao”, la canzone che vi proponiamo oggi in sua memoria.
Lasciare il mondo che si conosce e si ama
“Ciao amore ciao” è una delle canzoni più celebri di Luigi Tenco. Forse per questo, spesso non si trascende la melodia e non si fa attenzione al profondo significato di questo testo, che racconta il dramma di chi è costretto a lasciare tutto, anche i propri cari, per trovare fortuna altrove:
“Andare via lontano
A cercare un altro mondo Dire addio al cortile Andarsene sognando”.
L’atto di andar via è traumatico tanto quanto l’arrivo in un nuovo mondo troppo grande, misterioso e sconosciuto, dove non si riesce a sentirsi a casa:
“E poi mille strade grigie come il fumo
In un mondo di luci sentirsi nessuno Saltare cent’anni in un giorno solo Dai carri dei campi Agli aerei nel cielo E non capirci niente e aver voglia di tornare da te”.
“Ciao amore ciao” è una canzone bellissima, con cui il protagonista si congeda dalla donna amata senza sapere se e quando la rivedrà. Poetico pensare che si tratti dell’ultima canzone mai cantata da Luigi Tenco.
Ciao amore, ciao di Luigi Tenco
Luigi Tenco
Luigi Tenco è nato a Cassine il 21 marzo 1938, da una relazione extraconiugale della madre, una cameriera che lavorava a servizio di una ricca famiglia torinese. Insieme a ad altri artisti del calibro di Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Giorgio Calabrese, i fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi , è stato esponente della nota scuola genovese, un gruppo di innovatori che hanno cambiato per sempre il volto della musica leggera italiana negli anni ’60.
La storia di Luigi Tenco è costellata di eventi particolarmente forti, sin dal momento in cui la madre, ancora incinta, scappa da Torino e si trasferisce a Cassine, dove partorisce Luigi, che prende il cognome dal marito della madre. L’infanzia di Luigi trascorre abbastanza tranquilla nel Piemonte, almeno finché il giovane non scopre che Tenco non è il suo vero padre. La notizia sconvolge Luigi ed anche i nonni paterni, che erano del tutto ignari del fatto e si allontanano bruscamente dalla famiglia.
Nel 1948, per ricominciare una nuova vita, Luigi e la madre si trasferiscono in Liguria. Il giovane studia moltissimo. La madre spende una fortuna perché gli vengano impartite le lezioni più disparate, fra cui quelle di pianoforte. Tenco si dimostra abile e portato per la musica, tanto che impara da autodidatta a suonare altri strumenti musicali, fra cui il clarinetto e la chitarra.
La grande passione per la musica diventa una costante nella vita di Luigi Tenco, sebbene la famiglia non approvi del tutto questa inclinazione. Lo zio arriva a dichiarare:
“Luigi aveva una memoria straordinaria, gli bastava leggere una cosa per ricordarla perfettamente. In seconda media risolveva con disinvoltura complicate equazioni differenziali. A me e alla mamma sembrava logico, inevitabile che proseguisse gli studi fino alla laurea. Sprecare un talento del genere ci appariva un delitto. Ce lo immaginavamo ingegnere, o professore di fisica e di matematica. A quell’epoca cantare non era affatto considerato un mestiere”.
E invece, dopo una serie di decisioni prese al fine di assecondare la famiglia, Luigi comincia a suonare seriamente, e a far diventare la sua passione un mestiere. Il trasferimento a Milano e le relazioni allacciate con Lauzi e De André aiutano Tenco ad entrare nel mondo della musica, che sarà costretto a lasciare troppo presto, a soli 28 anni, quando il suo corpo senza vita viene rinvenuto nella camera d’albero dell’Hotel Savoy di Sanremo.