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Biblioteche e cinema, matrimonio all’italiana

Le biblioteche sono state ambientazione perfetta per numerose scena di grandi film hollywoodiani, come abbiamo analizzato in un nostro precedente articolo. Ma anche il patrimonio bibliotecario italiano ha da sempre fornito numerose e diversificate occasioni alla produzione cinematografica del nostro paese...

Da Ovosodo ai Centochiodi, da Ettore Scola a Nanni Moretti, la cinematografia italiana sceglie la biblioteca come luogo di innamoramento, di formazione, d’incontro o di riflessione sul valore dei libri

MILANO – Le biblioteche sono state ambientazione perfetta per numerose scena di grandi film hollywoodiani, come abbiamo analizzato in un nostro precedente articolo. Ma anche il patrimonio bibliotecario italiano ha da sempre fornito numerose e diversificate occasioni alla produzione cinematografica del nostro Paese. Biblioteche che restano sullo sfondo, luoghi dove si svolgono scene determinanti per la struttura del film, oppure vere e proprie protagoniste della pellicola, le biblioteche sono ambienti dall’indubbio fascino che hanno ispirato registi e sceneggiatori di tutti i generi. Nel cinema spesso prevalgono gli stereotipi, e la biblioteca, così come la figura del bibliotecario, non ne è immune. Tuttavia, accanto alla rappresentazione di un luogo datato e odoroso di muffa, compaiono anche figurazioni molto interessanti che invitano a riflettere sul valore delle public libraries.


LA CRITICA DI OLMI ALLA CULTURA LIBRARIA
–  “Centochiodi”, film di Ermanno Olmi uscito nel 2007, ha suscitato non poche polemiche sia tra la critica sia tra gli spettatori. Il film si apre con una scena scioccante in cui  il custode di una "biblioteca storica" (ovvero la Biblioteca Universitaria di Bologna) vede la sala di lettura disseminata, per terra e sui tavoli, di libri aperti, ciascuno trafitto da un grosso chiodo. Sconvolto, il custode chiama i Carabinieri, che avviano le indagini e interrogano i testimoni. Ben presto gli indizi e le testimonianze conducono a un giovane docente di filosofia delle religioni all’università. La biblioteca è gestita da religiosi e sono tutti increduli alla notizia, poiché il professore aveva manifestato l’intenzione di prendere i voti. Interrogato dai carabinieri sul gesto, egli confida di aver trascorso la vita sui libri, tralasciando molte altre cose: "Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico". La disillusione del professore, e il messaggio sotteso dell’opera, vengono meglio spiegati nel dialogo con il prete che si occupa della biblioteca, che accusa il docente di aver danneggiato un patrimonio dell’umanità, il sapere del mondo contenuto nei libri. Il professore gli risponde che quello è il sapere del suo mondo, ma che il sapere dell’umanità, la Verità, non si trova nei libri, poiché questi “sono servi di qualsiasi padrone".

DIALOGHI E STORIE D’AMORE – Quella di Olmi è però una condanna, seppur proveniente dalla voce di un regista autorevole, piuttosto isolata. In generale le biblioteche sono rappresentate anche nella cinematografia come luoghi poetici, ricchi di stimoli e di opportunità di incontro. Molti film vedono nelle biblioteche luoghi ideali per far dialogare i protagonisti e veder nascere tra loro delle relazioni amorose. In “Bianca” di Nanni Moretti, pellicola nella quale si intrecciano commedia, drammi psicologici e sentimentalismo, una scena di dialogo tra i due protagonisti, Michele (interpretato da Moretti) e Bianca (interpretata da Laura Morante), si svolge nella biblioteca della scuola "Marilyn Monroe", istituto surreale,  in cui entrambi insegnano. Nel film “Che ora è” di Ettore Scola, il protagonista, interpretato da Massimo Troisi, militare a Civitavecchia e appassionato di letteratura, si fidanza con una bibliotecaria. Il padre (Marcello Mastroianni), va a trovarlo e passa tutta la giornata con lui cercando di conoscere un po’ la sua vita, dato che non sono molto affiatati. Il militare racconta al padre della biblioteca cittadina che frequenta spesso, svelandogli anche l’esistenza della fidanzata, ben lontana dallo stereotipo della bibliotecaria: come avrà modo di appurare, Loredana è carina, giovane, senza occhiali, dice parolacce e vive una vita un po’ "disordinata”. In “Paura e amore” ambientato a Pavia negli anni ’80, Velia Parini (Fanny Ardant) insegna lettere all’università. Alcune scene cruciali che la vedono coinvolta sono ambientate proprio nella biblioteca di quell’università. Nella prima la si vede intenta a leggere, quando l’amico Massimo (Peter Simonischek) entra nella bella sala dalle pareti rivestite di scaffalature in legno e le si avvicina. Si siede accanto a lei e dice: "C’è odore di muffa qua dentro". Lei risponde: "A me piace, è buono". Sarà l’inizio di una breve ma intensa passione tra i due.

BIBLIOTECHE E SCUOLA – Anche le biblioteche delle scuole sono protagoniste di diverse scene da film. In “Ovosodo” di Virzì, del 1997, le scene ambientate in aula nel liceo frequentato da Piero Mansani (Edoardo Gabbriellini), detto Ovosodo, hanno sullo sfondo gli scaffali della biblioteca di classe, e l’esame di maturità si svolge nella biblioteca scolastica.  Nel film “La scuola” di Lucchetti, il professor Vivaldi (Silvio Orlando) e la professoressa Majello (Anna Galiena) sono incaricati di portare il video promozionale dell’istituto tecnico romano in cui insegnano agli alunni delle scuole medie. Nel video la biblioteca è nuova e ordinata. In verità, come si vede più avanti nel film, si rivela invece disordinata e fatiscente – triste ritratto della situazione reale dei nostri istituti, a quanto risulta dalle recenti indagini. La biblioteca scolastica è poi al centro del mistero della scomparsa di una professoressa durante lo scrutinio di fine anno. Divertente invece la commedia “Ti amo in tutte le lingue del mondo”, con Pieraccioni, professore, un po’ distratto, di educazione fisica, che viene spesso ripreso dal preside: diverse scene si svolgono nella biblioteca e sala professori dell’istituto.

17 aprile 2013

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