Lutto nel mondo della musica italiana, e in generale nel mondo dello spettacolo. Sabato 8 novembre 2025 si è spento a Roma il Maestro Beppe Vessicchio all’età di 69 anni, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama orchestrale e televisivo.
Il Maestro Vessicchio non è stato solo un direttore d’orchestra, ma una figura che ha saputo elevare il mestiere a una forma d’arte che univa rigore tecnico e sensibilità emotiva. Ha saputo unire il colto e il popolare, collaborando con artisti da Gino Paoli a Zucchero, e formando talenti ad Amici.
Nato a Napoli il 17 marzo 1956, Vessicchio compì i suoi primi passi nel mondo della musica nella sua città, dove realizza dischi per cantanti come Nino Buonocore, Edoardo Bennato, Peppino di Capri, Peppino Gagliardi e Lina Sastri.
Per oltre tre decenni, la sua bacchetta e il suo sorriso sornione sono stati il simbolo del Festival di Sanremo, esportando la sua simpatia e la sua tranquillità anche in altri contesti, dai programmi televisivi dedicati al talento artistico giovanile (Prodigi-La musica è vita; Amici di Maria De Filippi) fino ai social, rendendosi protagonista di tormentoni virali che l’hanno fatto entrare ancor più nel cuore del pubblico.
Beppe Vessicchio e Sanremo
Per oltre trent’anni, la presenza di Beppe Vessicchio sul podio a coordinare i musicisti è stata sinonimo del Festival di Sanremo. Il Maestro ha diretto l’orchestra in innumerevoli edizioni, distinguendosi per la sua pacatezza, il sorriso sornione e la capacità di entrare in sintonia con gli artisti.
Vessicchio ha trionfato per ben quattro volte come direttore d’orchestra vincitore del Festival, l’ultima delle quali nel 2011 con Roberto Vecchioni e il brano “Chiamami ancora amore”.
Dalla televisione alla formazione dei talenti
Beppe Vessicchio non si è limitato al palco del Teatro Ariston, ma ha saputo portare il suo talento e la sua passione a un pubblico vastissimo, anche attraverso la televisione. Ha partecipato a diverse edizioni del programma “Amici “di Maria De Filippi: è stato per anni una figura di spicco nel talent show, dove ha formato e guidato intere generazioni di giovani cantanti e musicisti.
Musica come “architettura liquida”
Vessicchio fu celebre per aver definito la musica come “architettura liquida”; una definizione che proviene dai suoi studi di architettura. Per il Maestro, architettura e musica rappresentavano infatti “due linguaggi che restano collegati” che “godono di molti elementi in comune”.
Vessicchio vedeva nell’armonia l’equilibrio tra tecnica e sentimento. Credeva profondamente nel potere unificante della musica, un concetto che ha portato sia in contesti popolari che in collaborazioni con artisti di altissimo calibro, da Gino Paoli a Zucchero.
Gli effetti della musica sulla natura
Studioso degli effetti che l’armonia naturale esercita sugli organismi biologici, Vessicchio aveva pubblicato per Rizzoli il saggio pop “La musica fa crescere i pomodori“. Nato dalle conversazioni con Angelo Carotenuto, il libro è un saggio pop autobiografico sul talento, sulla passione e la capacità di trasferirla, sulla cura, sugli effetti straordinari.
Dal giorno in cui una goccia d’olio si stacca da una pizza mangiata fortunosamente in macchina e cade beffarda sui suoi pantaloni, Peppe Vessicchio aveva infatti iniziato a domandarsi se la musica fosse tutta lì. O se piuttosto non fosse giunto il momento di smontare il giocattolo per capirne il meccanismo; per realizzare fino a che punto può arrivare il suo potere benefico; per verificare se, considerato che le mucche del Wisconsin producono più latte ascoltando Mozart, tutti gli organismi viventi reagiscono positivamente quando gli armonici si combinano in modo naturale. Musica armonico-naturale, appunto. Questa è la forma che inseguiva Vessicchio. Questa è la base dei suoi esperimenti sulla terra, sul vino, e di quelli appena cominciati sugli uomini.
Il libro è anche un viaggio che ripercorre le tappe principali della vita del Maestro: la scoperta della musica davanti alla porta (chiusa) della cameretta del fratello maggiore; i primi concerti, ai matrimoni, con il professore di latino; il cabaret con i Trettré nella Napoli fervida degli anni Settanta, quella della Smorfia di Massimo Troisi, quando ancora era uno studente di architettura (ma cos’è l’architettura se non musica congelata, diceva Goethe).
E poi l’incontro con Gino Paoli, il primo Sanremo nel 1986 sotto la neve con Zucchero, il “pronti-partenza-via” con Elio e le Storie Tese dieci anni dopo, la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi, fino all’hashtag diventato virale nei giorni del Festival 2016, #usciteVessicchio.
La filosofia del tempo
Il suo approccio alla direzione era intrinsecamente legato alla sua filosofia sulla vita: “Il talento è quando ti sorprendi con l’orologio e non ti accorgi del tempo che passa”. Questo pensiero riflette la sua capacità di immergersi completamente nell’atto creativo, spinto da una professionalità instancabile. Buon viaggio, Maestro: Il tempo che ci hai regalato rimarrà per sempre.