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“Barbie”, tutto quello che c’è da sapere sul film evento

“Barbie” promette di essere una pellicola umoristica, colorata e folgorante, una vera e propria esperienza visiva senza precedenti. Dietro questa facciata rosa, però, si cela molto più di quanto lo spettatore si possa aspettare.

Il 20 luglio esce in tutti i cinema italiani “Barbie“, il film diretto dalla regista del momento Greta Gerwin con l’attrice Margot Robbie nei panni della celebre bambola che ha accompagnato l’infanzia di intere generazioni di bambine. Il film ha già fatto parlare di sè ancor prima dell’uscita, dato che non si tratta di un semplice giocattolo, ma della bambola più famosa del mondo, un’icona che ha percorso oltre 60 anni e che è stata sempre capace di rinnovarsi e di rappresentare un simbolo per l’infanzia di milioni di bambine.

Barbie, storia di un’icona

La storia di Barbie è da sempre stata una storia di donne, da donne, per donne. L’amata bambola fu ideata nel 1959 dal genio creativo di Ruth Handler, che la propose al marito Elliot, co-fondatore dell’azienda di giocattoli Mattel. L’idea di una bambola che avesse fattezze umane e l’aspetto di un’adulta le venne in mente dopo aver visto la figlia Barbara giocare con delle figurine di carta. La prima Barbie, così chiamata in onore della figlia, nasce quindi da un gesto di amore materno. Una volta presentata sul mercato, fu un successo commerciale immediato, conquistando migliaia di bambine con il suo costume zebrato e la sua lunga, bionda coda alta. In pochissimo tempo, la bambola diventa uno dei giocattoli più venduti al mondo: 58 milioni di Barbie vengono vendute ogni anno, il che equivale più o meno a 100 al minuto.

Il Marketing del film

È quindi comprensibile che il nuovo film dedicato alal celebre bambola di Mattel abbia lanciato una delle campagne di marketing di maggior successo mai viste. Lo stilista Andrew Mukamal, il visionario dietro ogni outfit indossato dall’attrice Margot Robbie durante il press tour per la presentazione del film, ha affermato: “Il nostro obiettivo per quest’estate e quest’anno è che Barbie sia ovunque e che sia onnipresente”. In effetti, è proprio così: dalla Malibu Dreamhouse su Airbnb alla nuova collezione Barbie di Zara, fino ad arrivare ai tavolini del baretto sotto casa, all’improvviso sembra di essere giunti a Barbieland. È stata ideata una strategia di marketing che fa leva sulla nostra parte più emotiva, sul nostro senso di nostalgia: sul pink carpet che gli attori percorrono ricreando gli outfit più iconici dell’amata bambola, andando a riprendere l’elemento glamour e fashion che ha da sempre accompagnato l’iconica bambola. Margot Robbie si trasforma nell’Enchanted Evening Barbie del 1960, per poi diventare Totally Hair Barbie del 1992, la sera dopo. Insomma, il team di promozione fa in maniera di andare a toccare il cuore di ogni generazione.

Il fenomeno oggi

Non bisogna però dimenticare che, con il passare del tempo, Barbie è diventata più di una semplice icona del fashion. Sviluppa una propria personalità, intraprende diverse carriere, senza limitarsi a professioni generalmente dominate dalla componente maschile. La celebre bambolafa anche l’ingegnere o l’astronauta, non si pone limiti e ci mette anche un tocco di rosa in più. Oltre alla parità di genere, Barbie ha recentemente dato vita alla sua personale lotta all’inclusività, portando avanti un messaggio di body positivity e diversity. Quante donne aspirano alle proporzioni di Barbie, tanto perfette quanto del tutto irreali e irraggiungibili? La linea Barbie Fashionistas, introdotta nel 2015, ci invita a riflettere sul fatto che la bambola non debba essere per forza bionda e slanciata: essa può avere la vitiligine, le protesi, può muoversi in sedia a rotelle o può essere vittima di alopecia. Ognuno, finalmente, può identificarsi con l’amata bambola riconoscendo e convivendo con i propri limiti, le proprie peculiarità e le proprie fragilità.

Il film evento

Il film, uscito oggi, giovedì 20 luglio 2023 nelle sale italiane, va a toccare esattamente questo aspetto della personalità. Il presupposto della trama è piuttosto semplice: inizialmente, Margot Robbie, l’attrice scelta per impersonare e rappresentare la perfezione, vive in un mondo rosa confetto, dove ogni giorno è il giorno migliore. Improvvisamente, però, Barbie inizia a essere assalita da pensieri di morte, un’occorrenza senza precedenti a Barbieland. Barbie Stramba, la personificazione di una bambola su cui ci si è accaniti con un paio di forbici e un po’ di colla, le consiglia quindi di andare nel mondo degli umani, in modo che possa trovare la bambina che con i suoi pensieri tristi ha fatto scattare questa crisi esistenziale. Con questo presupposto, l’iconica bambola non si limita solo a essere un racconto leggero sul giocattolo più amato del mondo.

Greta Gerwig, regista candidata al premio Oscar di Lady Bird e Piccole Donne, porta sul grande schermo una storia che ha come obiettivo spiegare cosa significhi essere una donna, esponendo l’essenza dell’esperienza femminile in tutte le sue complesse sfaccettature. “Barbie” parla di gender roles e valore personale, di esistenzialismo, di femminismo e delle dinamiche complicate che dominano la nostra realtà. Barbie realizza che essere donna non vuol dire solo glamour e apparenze, ma che non vuol dire nemmeno sottostare al patriarcato in maniera passiva. Forse, per poterci muovere in questo mondo, con tutte le sue pecche culturali e sociali, bisogna sì essere caute, ma senza mai rinunciare alla nostra autenticità e personalità. Prendere coscienza della realtà a volte cupa del mondo che ci circonda non vuol dire abbandonare la nostra forza interiore. D’altronde, come ci suggerisce il sottotitolo del film, “Barbie è tutto”. E ogni donna, ogni bambina, ogni persona di genere femminile è altrettanto Barbie.

 

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