Sei qui: Home » Intrattenimento » Attendere nella vita è inutile. La lezione di Beckett in “Aspettando Godot”

Attendere nella vita è inutile. La lezione di Beckett in “Aspettando Godot”

Samuel Beckett fa intendere, attraverso la sua opera più conosciuta, come l’attesa nella vita non porti a niente.

Si celebra oggi l’anniversario del grande drammaturgo Samuel Beckett. Nato a Dublino il 13 aprile 1906 e morto a Parigi il 22 dicembre 1989, Beckett fu uno dei personaggi più originali della sua epoca. La sua opera più famosa, “Aspettando Godot” fu subito considerata una delle figure portanti del teatro dell’assurdo. Un’opera originale e quasi senza precedenti, che ancora oggi ha molto da insegnarci.

Il Godot di Beckett ci insegna che l’attesa è inutile

L’opera “Aspettando Godot”, scritta prima in francese nel 1953, poi in inglese nel 1955 è la più celebre e la più discussa di Samuel Beckett. Fin dalla prima rappresentazione, a cui Beckett non partecipò, ci furono moltissime ipotesi sul suo significato. C’è chi ha visto nell’opera un’allegoria della guerra fredda o della colonizzazione inglese dell’Irlanda. Chi ne ha letto un’interpretazione fortemente cristiana data dall’associazione del nome Godot a God (cioè Dio). In questo caso Beckett non smentì i riferimenti cristiani, ma disse chiaramente “Se Godot fosse Dio l’avrei chiamato God”. Un’altra lettura è quella di Shannon Reed, scrittrice e docente statunitense. La docente afferma che una delle principali idee espresse dall’opera è che si vive una volta sola. Vladimir ed Estragon sono lasciati lì ad aspettare per sempre, senza fare e concludere niente. 

L’attesa nella vita di tutti i giorni

“Aspettando Godot”, allora, rappresenterebbe la continua attesa di qualcosa nella vita dell’uomo, arrivando alla fine per accorgersi che non si è davvero vissuto appieno. Ancora oggi possiamo vedere l’incredibile attualità di quest’opera, il suo messaggio nascosto che invita l’uomo a non vivere la propria vita in attesa di qualcosa, che sia positivo o negativo. L’uomo che attende si ritrova alla fine senza aver goduto davvero della vita che gli è stata data. Adesso il tema è più sentito che mai, stiamo tutti aspettando, ormai da un anno, che le cose migliorino e che si possa tornare alla normalità. In questo modo ci priviamo di assaporare quei momenti, anche se brevi e non eclatanti, di bellezza, che si possono nascondere dietro ad un buon libro, o ad una lunga telefonata con una persona cara o ancora dietro alla possibilità di vivere più a fondo la famiglia.

"Cosa farei", la poesia di Samuel Beckett che si interroga sulla vita

“Cosa farei”, la poesia di Samuel Beckett che si interroga sulla vita

“Cosa farei” è una poesia di Samuel Beckett, premio nobel per la letteratura. Qui ci si interroga sul senso della nostra esistenza.

 

Samuel Beckett

Irlandese di nascita, dal 1932 visse soprattutto a Parigi, divenendo amico e ammiratore di Joyce e scrivendo sia in francese sia in inglese, spesso traducendo le proprie opere da una lingua all’altra. Raggiunse la notorietà nei circoli letterari con alcuni romanzi e racconti brevi, tutta la sua produzione narrativa ha una forte inclinazione filosofica. Anche nelle opere teatrali troviamo una visione prettamente nichilista della vita, così come la convinzione dell’insensatezza dell’agire umano.

© Riproduzione Riservata