Ci ha lasciati un’artista dal grande talento musicale e una donna dall’ironia disarmante e senza tempo: addio a Ornella Vanoni. La cantante, signora della musica italiana, è morta il 21 novembre a 91 anni. Nata a Milano il 22 settembre 1934, Ornella è considerata tra le maggiori interpreti della canzone leggera e d’autore. La sua carriera è stata un percorso che unisce la cultura alta del teatro, il rigore della musica d’autore e la sensualità del jazz.
La carriera di Ornella Vanoni
La sua ascesa inizia negli anni ’50 nel mondo del teatro. Il celebre regista Giorgio Strehler la scopre e la vuole al Piccolo Teatro di Milano. È proprio Strehler a spingerla a cantare le famigerate “canzoni della mala” (storie di criminalità e vita di strada milanese), che segnano il suo debutto discografico nel 1960. Il suo timbro, ruvido e profondo, conferisce a queste ballate un’autenticità che la rende subito un’artista fuori dagli schemi.
L’evoluzione e quel timbro inconfondibile
Lasciato il teatro, la carriera musicale di Ornella Vanoni prende il volo grazie all’incontro con Gino Paoli. Nascono capolavori come Senza fine e Per sempre. La Vanoni si distingue per la sua incredibile versatilità, spaziando con disinvoltura dal pop d’autore, con brani che entrano nel cuore del grande pubblico (come L’appuntamento), alla Bossa Nova e al jazz, facendosi un’interprete raffinata e appassionata di questi generi, spesso collaborando con artisti internazionali e portando un tocco di sophistication nel panorama italiano.
La sua voce, dotata di un timbro inconfondibile, malinconico e insieme sensuale, è lo strumento perfetto per cantare l’amore in tutte le sue sfaccettature.
Un’icona musicale eterna
La sua longevità artistica è eccezionale. Ornella era l’unica artista ad aver partecipato al Festival di Sanremo in sette decadi diverse (dal 1965 al 2021). Ogni sua apparizione era un evento, caratterizzato da una rara combinazione di eleganza, ironia tagliente e totale assenza di filtri, che la rendono un’icona di stile e indipendenza.
Anche in età avanzata, la Vanoni ha continuato a incidere album di successo, collaborando con giovani artisti e dimostrando una curiosità inesauribile per le nuove sonorità.
Ornella Vanoni è stata la testimonianza vivente che l’arte, quando è autentica e coraggiosa, non conosce età né declino, e la sua eredità rimarrà un tesoro inestimabile per la cultura musicale italiana.
Talento “Senza fine”
Uno dei suoi brani più iconici è quel “Senza fine” del 1960 cantato con Gino Paoli. Un brano che non è solo una canzone, ma è il distillato di una storia d’amore intensa e tormentata: quella tra l’autore, Gino Paoli, e l’interprete, Ornella Vanoni. La canzone fu scritta da Paoli a Genova nel 1960, in un momento di grande passione (e difficoltà) della loro relazione.
Il brano, insieme a “Il cielo in una stanza”, segna l’ingresso di Paoli nel mondo della musica, ma è l’interpretazione della Vanoni a conferirle l’aura di classico senza tempo, dando al brano la sua anima definitiva e rendendolo un manifesto di eleganza e malinconia sensuale.
La voce della Vanoni, all’epoca ancora relativamente giovane ma già con il suo distintivo timbro graffiato e profondo, rappresentava l’equilibrio perfetto tra l’innocenza e la consapevolezza del desiderio. Non è una dichiarazione giovanile, ma una professione di un amore maturo che accetta la propria totalità.
L’arrangiamento originale, tipicamente jazzato e orchestrale, è tenue e sognante, un tappeto sonoro perfetto per la voce della Vanoni. L’atmosfera che crea è rarefatta, quasi sospesa, un’anticipazione della Bossa Nova che l’artista avrebbe esplorato in seguito.
La sua performance è una delle più intime e disarmanti della storia della musica italiana. Cantando “Senza Fine”, la Vanoni non interpretava un ruolo, ma riviveva pubblicamente un sentimento, trasferendo un senso di vulnerabilità e sincerità che tocca l’ascoltatore in modo profondo.
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Photocredits: CGE
